CAMPOMARINO – Dieci anni di lavori e 20 miliardi di vecchie lire finiti in “ammollo” in mare non sono bastati a realizzare il porto turistico di Campomarino. Ora per i protagonisti, a vario titolo, dello scalo da diporto incompiuto, i “nodi” sono arrivati al pettine. Ieri mattina nel corso dell’udienza prelimare in Tribunale a Larino, il Pm Luca Venturi ha chiesto il rinvio a giudizio per gli imputati dell’inchiesta scattata nel 2010 e coordinata dall’allora Procuratore capo di Larino Nicola Magrone. Il giudice ha ascoltato la richiesta del pubblico ministero e fissato un’altra udienza dedicata alle “arringhe” del “pool” difensivo, circa 15 i legali, fissata per il 15 luglio prossimo. In quella sede, deciderà per il rinvio al processo o meno degli imputati.

Sono 31 gli indagati a vario titolo per il mancato completamento del porticciolo campomarinese. Nella mega inchiesta sono finiti nei guai l’attuale sindaco Gianfranco Cammilleri la cui posizione è considerata marginale, l’ex deputato Idv ed ex primo cittadino del paese, Anita Di Giuseppe, l’imprenditore campano Francesco Moccia, presidente della società mista «Skanderberg». La grossa indagine riguardò lo scandalo della mancata definizione del porticciolo i cui scavi iniziarono prima di quelli di Termoli e Montenero, entrambi operativi. A creare ostacoli al completamento, una marea di problemi, polemiche, veleni e ricorsi al Tar Molise. La guerra giudiziaria tra amministrazione comunale e società mista costituita dalla Di Giuseppe proprio per completare l’opera, determinò una sorta di stillicidio che ingarbugliò ulteriormente la già pesante situazione. A fine novembre 2010, Magrone fece scattare il terremoto giudiario.

L’indagine ha puntato sull’operato di amministratori, politici ed imprenditori. I personaggi coinvolti, secondo posizioni differenti, avrebbero compiuto e omesso controlli, prendendo parte ad una associazione finalizzata a determinare l’aggiudicazione dell’appalto per i lavori di completamento e per la gestione del porto di Campomarino alla Ati-Marilea Srl, poi Pama srl, confluita nella società mista Porto Skanderbeg srl, quale parte privata.

Dalla richiesta di rinvio a giudizio è stata eliminata l’accusa di associazione a delinquere mentre risultano gli altri capi di imputazione che vanno dall’abuso d’ufficio, alla tentata estorsione, alla turbativa d’asta. Ancora oggi il porticciolo è fermo al palo ed aperto solo in parte durante il periodo estivo. L’attuale amministrazione comunale guidata da Cammilleri è riuscita, dopo varie traversie, a mettere in liquidazione la società mista e ad avocare a sè la gestione della struttura.

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Antonella Salvatore
Giornalista professionista, Direttrice di myTermoli.iT e myNews.iT e collaboratrice AnSa

1 commento

  1. Ma dai!
    Questo articolo, così come posto, crea solo confusione e non chiarisce nulla. I 31 indagati sono una cosa, le problematiche del perchè dopo 40 anni il porto non è finito sono tutt’altro!
    Gli indagati sono solo una perdita di tempo e una azione strumentale verso la vecchia amministrazione Anita, perchè quello che è stato un errore, ossia la società mista Skanderberg, di fatto ha solo perso 5 anni di tempo e non sono stati spesi un euro in lavori! Se debbono essere indagati i 31 personaggi, devono esserlo per “nullafacenza” e no certo per “associazione a delinquere!”
    Poi, sulle incapacità della classe politica campomarinese di fare qualcosa, da 40 anni a questa parte, ci possiamo scrivere un libro!!!…..