Vincenzo Cordisco

CAMPOMARINO – Sono passati 27 anni (era il 1986) da quando le Ferrovie dello Stato presentarono una prima ipotesi per il raddoppio ferroviario Termoli–San Severo, prevedendolo in affiancamento a quello esistente. In tanti anni le cose sono cambiate, ma non la necessità, e il progetto originario ha subìto modifiche, varianti e supplementi di istruttoria. Nel 2001 il progetto venne trasmesso agli organi competenti per i dovuti pareri e le relative autorizzazioni, ma nel 2002 il progetto ebbe parere negativo da parte del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, a cui seguì il ritiro.

Il raddoppio della tratta Termoli – Lesina, nel 2011, venne inserito nel piano delle opere strategiche e di interesse nazionale (legge obiettivo n. 443/2001) e nel 2003 inviato alle amministrazioni interessate, per ottenere le approvazioni del progetto preliminare e la valutazione di impatto ambientale al fine del rilascio delle autorizzazioni. Tre le soluzioni allora proposte: – la “soluzione 0” prevedeva il raddoppio della sede esistente, ad eccezione di un breve tratto nei pressi dell’attraversamento della valle del fiume Biferno; – la “soluzione A” prevedeva il raddoppio della sede esistente fino a poco prima della valle del fiume Biferno, da lì lato monte a Campomarino fino al Torrente Saccione affiancando l’autostrada; – la “soluzione B” prevedeva il raddoppio come la “soluzione A” e proseguendo nel raddoppio fino al fiume Fortore.

Le autorità territoriali competenti espressero parere negativo, lamentando lo scarso coinvolgimento da parte di Ferrovie nei loro confronti. Parere negativo fu espresso anche dall’allora Presidente della Regione Molise, che manifestò perplessità ed auspicò una soluzione che favorisse il completamento delle opere per il corridoio adriatico e che tenesse conto dello sviluppo socio economico della realtà molisana. Iniziarono così contatti più intensi tra Ferrovie e gli enti per addivenire al più presto ad una soluzione condivisa.

La direzione Generale per i beni Architettonici e il paesaggio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali ritenne, con parere del 16 luglio 2003, la “soluzione “0” incompatibile per l’impatto ambientale e paesaggistico che poteva dare al territorio e, in alternativa, consigliava, supportata anche dalla posizione assunta dalla Soprintendenza del Molise la “soluzione B” quella che meglio rispondeva alle esigenze del territorio già impattato dalla autostrada, così facendo si liberava il territorio del lido dalla tratta ferroviaria e la si spostava completamente all’interno, a monte di Campomarino, costeggiando l’attuale autostrada. La Commissione Speciale VIA, nell’aprile 2004, si espresse negativamente, sostenendo la tesi che le criticità erano da ritrovare nella realizzazione dell’opera nel tratto costiero. Per i cinque anni successivi si è provveduto alla ricerca di nuovi progetti, con nuove soluzioni che garantissero un maggior rispetto del territorio e dell’ambiente. Nel 2009 venne sottoscritto tra Regione Molise e Governo, in conformità a quanto stabilito dall’art. 1 dell’atto integrativo dell’Intesa Generale Quadro del 3 giugno 2004, la nuova fase di progettazione per “l’approvazione del preliminare della tratta Termoli-Chieuti-Lesina” e da maggio a dicembre 2011 vennero avviati incontri e tavoli tecnici per il superamento delle posizioni contrapposte e le valutazioni espresse ed avviate nel 2003 nella cosiddetta “soluzione 0” .

Nel corso di quegli incontri, altre due soluzioni progettuali – di allontanamento della nuova linea di raddoppio ferroviario dalla costa e precisamente la “soluzione C” e la “soluzione D”- furono proposte; la prima presentata da RFI prevede una variante rispetto alla “soluzione 0” fino a Marina di Fantina, in corrispondenza della Piana del Torrente Saccione, per poi affiancarsi alla linea esistente fino a Lesina. La seconda, la “soluzione D”, scaturì dalla richiesta fatta dai rappresentanti dei Ministeri a RFI di compiere una variante al tracciato, allontanando un ulteriore tratto di raddoppio ferroviario dalla costa all’altezza della intersezione con la strada statale 16, poco più a sud di Campomarino Lido, affiancando l’autostrada a partire da località Bufalara fino al Canale Capo d’Acqua e porsi poi in affiancamento fino a Lesina. Questa seconda, a tutt’oggi, è la soluzione condivisa da tutte le parti in questione, supportata dalla nota del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti – Struttura Tecnica di Missione del 6 dicembre 2011, dove si indica a RFI che il tracciato denominato “soluzione D” è quello che si è ritenuto di adottare. Anche il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, con nota del Servizio IV Direzione Generale per il paesaggio, le belle arti dell’ 11 aprile 2012 “esprime parere favorevole allo sviluppo progettuale della “soluzione D””.

I tempi riportati dalla tabella del programma dei lavori vengono differenziati nel modo seguente: lotto 1 Ripalta – Lesina, dal 2017 al 2019; lotto 2 Termoli – Campomarino, dal 2020 al 2023; lotto 3 Campomarino – Ripalta, dal 2020 al 2027. Fin qui riportato è quanto sinteticamente si rileva dagli atti ufficiali. Ora, è necessario interrogarci su quali siano le priorità e le problematiche da affrontare per tutelare il territorio, rispettando l’ambiente, e nel contempo far si che si possa, intorno al progetto del raddoppio ferroviario, creare una nuova situazione di sviluppo economico- turistico del paese. La discussione attuale vede la delocalizzazione della stazione ferroviaria tra le priorità. L’ipotesi di uno spostamento della stazione a monte di Campomarino, mi sembra soluzione inadeguata in quanto essa diventerebbe del tutto marginale creando, peraltro, disagio al turista per raggiungere il Lido. L’altra ipotesi che lega alla delocalizzazione della stazione di Termoli, più operativa e ricca di opportunità, la creazione di una unica stazione per le nostre cittadine rivierasche, mi sembra più appropriata.

La stazione unica Termoli-Campomarino costruita in zona Rio Vivo, inquadrata anche in un ragionamento di sviluppo del trasporto misto gommarotaie darebbe maggior respiro a tutte quelle attività di trasporto merci, magari riprendendo il progetto dell’interporto, creando opportunità di lavoro maggiore per tutta la zona, con la speranza di dare anche maggiori incentivi ai nuovi insediamenti industriali. Sotto l’aspetto del trasporto passeggeri, a maggior ragione, la ritengo meritevole di accoglimento, in quanto attorno ad essa si possono creare nuove zone turistiche e di trasporto leggero per attrarre turisti, magari con la creazione di quella direttrice che unisca Termoli a Campomarino Lido direttamente (litoranea), un collegamento che sia reale e fruibile, anche con piste ciclabili e quanto necessario per godere appieno del litorale molisano che presenta un panorama naturalistico di tutto rispetto. Altra priorità, da non sottovalutare, sono gli attraversamenti che dalla statale 16 devono raggiungere il lido di Campomarino; attualmente sono tre funzionanti e un quarto chiuso da RFI. Quest’ultima propone la chiusura di tutti i passaggi a livello ma, a fronte di questa richiesta, bisogna necessariamente costruire un sovrappasso all’altezza dell’attuale stazione di Campomarino, a spese non certo del Comune.

Ritengo che con il raddoppio ferroviario si possa trovare una soluzione che impatta diversamente con il territorio e incida, al ribasso, sulla spesa. Nella costruzione del raddoppio, dall’uscita di Termoli e fino alla attuale Stazione di Campomarino, si possono prevedere dei sottopassaggi alla tratta ferroviaria (con quota di inizio del sottopasso pari al terreno), che consentano il traffico anche ai mezzi pesanti; in questo modo l’incidenza di viadotti e cavalcavia è ridotta al minimo consentendo una maggiore fruibilità e lo stesso sistema si potrebbe utilizzare dall’uscita della stazione di Campomarino fino alla intersezione con la statale 16 per costruire dei passaggi di accesso a Campomarino Lido. Mi sembra opportuno, inoltre, chiedere a RFI l’acquisizione delle aree che la stessa dismetterà per costruire il raddoppio. Infatti, una volta costruita la nuova linea ferroviaria, che partendo dalla intersezione con la statale 16, a sud di Campomarino Lido si avvicinerà e affiancherà l’autostrada A 14, allontanandosi dalla costa fino al territorio della Puglia, sarà liberata tutta la zona costiera di Campomarino dall’attraversamento ferroviario.

Acquisendo gratuitamente la proprietà delle aree dismesse dal traffico ferroviario e liberando il tratto di costa attualmente diviso dalla ferrovia, mettendolo a disposizione delle attività, nuove o che già oggi operano in quella zona, si potenzierebbe l’offerta turistica, creando sviluppo. In conclusione, in un progetto ormai avviato e da anni catalogato come opera strategica, l’unica cosa da fare è cercare di ottenere il massimo dei vantaggi senza delegare a nessuno il destino turistico-economico del nostro paese. Dare una immagine diversa dell’ intera zona con soluzioni che vadano nel senso di un maggior rispetto del territorio salvaguardando l’ambiente ed incentivando tutte quelle attività che regolano la vita quotidiana non dimenticando uno sviluppo industriale e movimento merci, è possibile e fattibile. Ecco perché l’azione politico-amministrativa deve essere costante, incisiva e senza fare sconti a nessuno, ne va del futuro di Campomarino che non può risentire di sciatteria, incuranza o incapacità alcuna.

Il Consigliere comunale e Capogruppo PD
Vincenzo Cordisco

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