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DibattitoPubblicoTERMOLI – Sono già  arrivati nelle case dei termolesi i pregevoli depliant illustrativi del procedimento di “partecipazione democratica” alla costruzione del nuovo volto della città; e corre l’obbligo di complimentarsi con l’amministrazione per l’abilità acrobatica con la quale sta distorcendo la realtà, e proponendosi come baluardo di democrazia partecipata.

Chi non abbia seguito da vicino la sciagurata vicenda detta del “tunnel” (in realtà efficace specchietto per le allodole a copertura di una vera e propria privatizzazione di aree pubbliche), potrà perfino credere a questa splendida immagine di amministrazione aperta e pronta a far decidere i cittadini. Purtroppo la situazione è ben diversa, ed è davvero incredibile che proprio chi ha impedito lo svolgimento del referendum cittadino chiesto a gran voce su questa opera, ed ha di fatto bloccato qualunque discussione sull’argomento in consiglio comunale, si erga a garante delle decisioni partecipate, addirittura proclamando che “per la prima volta” in città si deciderà insieme.

Ma procediamo con ordine: la priorità assoluta qui è la demistificazione del procedimento che si terrà nei prossimi mesi, spudoratamente assimilato al débat public francese. Certo, basta digitare queste due paroline su un motore di ricerca e ci si rende subito conto che si tratta di ben altra cosa rispetto a quella che ci viene venduta come trionfo di democrazia e munifico gesto di apertura del nostro sindaco; ma vale la pena di scriverlo chiaramente, riportando le parole di Iolanda Romano (architetto, presidente di Avventura Urbana ed esperta in metodi di interazione guidata e tecniche di mediazione e confronto creativo) sul Fatto Quotidiano:

“Il débat public sulle grandi opere è stato istituito in Francia nel 1995. Si tratta di una discussione aperta a tutti, ma gestita da una commissione che è terza rispetto agli interessi in gioco… Nel débat public, e questo è importantissimo, non si discute solo del come, ma anche del se, dell’opportunità dell’opera. E deve svolgersi in una fase anticipata rispetto al progetto definitivo…Ha poco senso procedere quando le decisioni sono già a uno stato avanzato, sono stati spesi molti soldi e si sono radicati dei convincimenti. Il débat public … non deve per forza raccomandare una soluzione. È possibile, ed è successo, che si arrivi alla conclusione di non procedere con il progetto.

Il fatto di ascoltare tutti ha di fatto cambiato il modo con cui i maître d’ouvrage  (cioè i proponenti) progettano le opere. Ci sono stati 65 dibattiti tra il 1997 e il 2011: meno di un terzo dei progetti è proseguito tal quale come era iniziato. Negli altri casi o sono state seguite le indicazioni uscite dal confronto o il progetto è stato modificato o è addirittura stato abbandonato.”

Evidenti le abissali differenze con la procedura gentilmente offertaci dalla nostra amministrazione: il proponente paga il dibattito, non esiste una commissione ma solo un “garante” scelto dal Comune  e un non meglio precisato “Staff di Missione”, nominato da comune e ditta appaltatrice (nel débat public abbiamo una commissione di 21 membri rigorosamente scelti  su basi di assoluta terzietà). Si direbbe che siamo alle solite: ricordate il copione stravisto del controllore e controllato che coincidono? 

Ma soprattutto la discussione si apre  dopo l’approvazione del progetto definitivo, del quale nessuno ha potuto discutere o perfino capire i reali termini. E per evitare che i cittadini partecipino in massa, ai “tavoli tematici” potranno sedere solo i portatori di interesse legittimo, idea mutuata dal modello americano di dibattito pubblico, che di fatto restringe ancora le possibilità di intervento: chi sceglierà i portatori di interesse legittimo, la ditta proponente?

Ed è patetico far riferimento al nuovo Codice degli Appalti, non ancora in vigore, e a normative italiane, che ancora non esistono; se davvero si fosse voluto coinvolgere i cittadini, c’era il referendum. E se si voleva copiare dalla Francia, bisognava farlo prima dell’approvazione del progetto e dell’assegnazione dell’appalto.

Offrire un simulacro di discussione pubblica ad appalto assegnato (oltretutto in una gara con un’unica offerta), senza commissione indipendente, con tutte le opacità di cui sopra, dopo aver sistematicamente affossato lo svolgimento dell’unico reale strumento di democrazia partecipata a nostra disposizione, il referendum cittadino,  e avere bellamente ignorato le molte firme raccolte contro quest’opera significa veramente prendere in giro i cittadini in modo indecente,  offendere la loro intelligenza e non avere idea dei rudimenti della democrazia.

Sarebbe stato semplicissimo, invece,  copiare l’esperienza genovese: già, perché a  questo proposito molti ignorano che in Italia è stato  effettuato un vero primo débat public su una grande opera, la nuova autostrada che affiancherà la Genova-Ventimiglia. 

Autostrade  SPA ha presentato un progetto preliminare. Il sindaco Marta Vincenzi, visto che l’opera era molto controversa, ha proposto un dibattito pubblico, su quattro alternative di tracciato. Dopo tre mesi è stata stesa la relazione finale. Alla fine Autostrade si è pronunciata a favore del tracciato suggerito dal dibattito pubblico. Attenzione: non è uno dei quattro, ma un ulteriore quinto. Che riduce in modo sostanzioso l’impatto negativo dell’opera sulla popolazione residente, portando da mille a 200 le famiglie coinvolte.

Ma nulla di tutto questo avverrà a Termoli.

Signor sindaco, crede davvero che questa farsa possa fermare le proteste per decisioni imposte contro la volontà di molti cittadini? E’ davvero convinto che qualcuno possa per un solo momento cadere nella trappola artisticamente confezionata in rosso e giallo (i colori di Termoli!!!) e sentirsi chiamato a decidere con poteri di intervento e di modifica? Ovviamente a parte chi farà finta di crederci, come i cortigiani sciocchi che lodavano a gran voce il bellissimo vestito nuovo dell’imperatore?

Ma il re è nudo, e tutti lo sanno.

Sarebbe stato forse più dignitoso continuare come si era cominciato, nel più assoluto dispregio della volontà popolare. Possiamo essere costretti a subire lo scempio e la svendita della città, ma per favore non trattateci da idioti, né da ignoranti!

P.S. A proposito, cosa avete intenzione di fare delle due scuole che avete alienato nella stessa seduta di consiglio che ha dato il via libera al “tunnel”, proseguendo del resto con coerenza ammirevole sulla strada della vendita dei beni comuni?

Fondazione “Lorenzo Milani” ONLUS
R@p Molise
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