TERMOLI _ Mentre le dune costiere del Molise vengono candidate a patrimonio dell’UNESCO, nel variegato mondo costiero a nord di Termoli continuano gli abusi e soprusi su di un territorio riconosciuto da tutti ormai unico e di inestimabile valore scientifico, culturale e patrimoniale. Il giglio delle spiagge, la soldanella di mare, la silene colorata, la salsola kali, lo zigolo delle spiagge, l’ammofila arenaria, il verbasco, tutte piante che con il trascorrere del tempo lasciano lo spazio a cemento, a capanne, a panchine, a docce e scalinate.

Alcune piante delle dune sono scomparse o divenute rarissime nei litorali sabbiosi a nord del Molise, come nel caso della santolina delle spiagge, la portulaca marina e la pannocchia dei lidi. Senza poi parlare del povero Fratino che si vede costretto a non poter formare una famiglia visto che il suo territorio viene occupato da capanne e cemento. Siamo convinti che lui, il Fratino, pagherebbe a peso d’oro un piccolo tratto di spiaggia dove poter nidificare e ci chiediamo: ma tutto lo spazio demaniale che viene occupato (perché di demanio marittimo si tratta e ci auguriamo con le dovute autorizzazioni) viene poi regolarmente pagato il canone per la concessione?

Non sarà mica il nostro amico Fratino ad essere l’unico abusivo della costa molisana? Eppure lui è l’unico autorizzato da madre natura a poter occupare “legalmente” lo spazio demaniale e costiero, ed è l’unico che paga regolarmente la sua occupazione e la paga di anno in anno perché a lui tutti “rompono” le uova. Qui l’unico e reale intruso è il Fratino. Lui, il Fratino, sta pagando a caro prezzo, per ottenere un posto che la natura gli riserva da sempre, infatti non potrà, suo malgrado, fare una cosa naturale che è quello di riprodursi, almeno in questa zona dove lo zio Tom continua ad occupare spazi demaniali in barba a chi paga regolarmente le “benedette o maledette” concessioni.

Il Presidente Luigi Lucchese

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