Vescovo De Luca
PORTOCANNONE – Sul comportamento di un presbitero della diocesi di Termoli-Larino con una minore che oggi ha 18 anni, parla il Vescovo Gianfranco De Luca che spiega, tappa dopo tappa, l’intera storia e le sue decisioni sulla brutta vicenda.

La denuncia è sicuramente gravissima, ci addolora e ci sconcerta profondamente. Nel prendere atto della denuncia e della sua verosimiglianza, abbiamo usato tutta le rapidità e la determinazione necessarie sia nell’allontanare il presbitero dal luogo del proprio ministero, sia nel farci vicino alla minore che risultava profondamente scossa dall’esperienza vissuta. 

Il presule, nei colloqui intercorsi con la minore e i familiari, ha in modi diversi e a più riprese, espresso il dolore e chiesto perdono per l’accaduto, ha cercato di salvaguardare la persona della minore esortandola, fin dal primo incontro, a esporre denuncia per l’accaduto invitandola a restare serena e a rimanere in tutte le attività parrocchiali e non, nelle quali era coinvolta, assistendola perché iniziasse un percorso di sostegno psicologico. 

Si è in attesa della sentenza del Tribunale Ecclesiastico Diocesano che il Vescovo ha nominato per il caso. E di quella del procedimento civile, del quale ad oggi, solo grazie ai media, risulta l’esistenza non essendo ancora pervenuto alcun avviso di reato, all’interessato. Tuttavia si tratta di due procedimenti separati e distinti e, nel rispetto dei modi e dei tempi di ciascuno di essi, confidiamo pienamente nel percorso della giustizia sia canonica che civile circa l’accertamento della verità e delle responsabilità. Ricordiamo che fino alla eventuale condanna c’è la presunzione d’innocenza. 

Il Vescovo ha agito in obbedienza alle linee guida: “chierici e minori” della CEI rese note il 22-5-2012 che sono una esplicitazione delle indicazioni della Congregazione della Dottrina della Fede del 15.07.2010. Ricevuta la notizia di possibili abusi in materia sessuale compiuti da un chierico della Diocesi di Termoli-Larino nei confronti di una minore, ha proceduto immediatamente per conoscere la verosimiglianza dell’accusa ascoltando le parti anche davanti a testimoni. 

De Luca, in totale chiarezza di coscienza, è arrivato alla determinazione che sussistendo delle verosimiglianze circa le accuse, ha allontanato immediatamente dalla parrocchia e da ogni altra attività pastorale il chierico, proponendogli di vivere in una comunità di sostegno e accompagnamento, il tutto accettato dal chierico e l’ha deferito direttamente alla Congregazione della Dottrina della Fede, secondo le norme. 

Il Vescovo nel frattempo è stato sempre disponibile ad ascoltare la ragazza e i suoi familiari, suggerendole subito di intraprendere iniziative giudiziarie presso la Procura della Repubblica, assicurando allo stesso tempo ogni cura nel trattare il caso secondo giustizia e impegnandosi ad offrire sostegno non solo spirituale e psicologico, nel rispetto della libertà della ragazza. La vicinanza e il sostegno sono stati calibrati in riferimento al bene globale della giovane, proponendo diverse forme di sostegno pertinenti al caso che la famiglia ha scelto, lasciando lo spazio anche ad altre possibilità, soprattutto quando la ragazza ha raggiunto la maggiore età. Comunque in tutte le scelte, nel cuore, nella mente e negli atti, per il Vescovo, e non solo per lui, c’è stata la preghiera, l’accoglienza, la vicinanza e il sostegno alla ragazza e a sua madre, sostegno dato in modo più stabile dopo la denuncia alla Procura. 

Verso il chierico c’è stata chiarezza, fermezza e applicazione delle norme, ma nello stesso tempo quella vicinanza e sostegno che ogni cittadino deve avere verso tutti, anche nei confronti di chi, eventualmente, commette atti gravissimi. 8. Successivamente il Vescovo, dopo l’allontanamento, la restrizione dell’azione pastorale e l’invito a ricoverarsi in un luogo adatto per un cammino di penitenza e di revisione personale, ha sospeso “a divinis” il chierico, provvedimento grave che proibisce ogni azione di ministero sacerdotale, compresa la celebrazione della santa Messa. 

La Congregazione della Dottrina della Fede, ricevuta la documentazione della Diocesi ha affidato il primo grado del processo penale ecclesiastico alla stessa e per questo il Vescovo ha istituito il Tribunale Diocesano composto da un collegio di tre giudici, dal promotore di giustizia e dal notaio. Quando il Vescovo riceverà la sentenza del Tribunale Ecclesiastico, invierà tutto alla Congregazione della Dottrina della Fede, la quale costituisce il Tribunale di seconda istanza. 

La Diocesi di Termoli-Larino, continuerà ad agire applicando le indicazioni della CEI, a collaborare con tutti per il bene della giustizia, delle persone coinvolte in questa vicenda e soprattutto della ragazza che è la parte più debole e, in quanto tale, la prima nelle premure da attivare. 

Concludendo si riafferma con forza che nella vicenda il primo obiettivo è stato la protezione e il sostegno della persona e della dignità della ragazza e l’accertamento della verità. A questo riguardo riportiamo il pensiero del vescovo il quale dice: “Sono fortemente preoccupato perché non vorrei che da quanto accade in questi giorni venga ulteriormente vilipesa e offesa la persona e la dignità della ragazza che è da salvaguardare e rispettare in modo assoluto, senza riserve ed illazioni.

Purtroppo alcune reazioni, amplificate dai media, che colgo qua e là, e che non condivido assolutamente e sono certamente esecrabili, accrescono questa mia preoccupazione. Voglia il Signore e la rettitudine delle persone che amano e servono la verità impedire questo. Io resto fiducioso che la piena verità sulla vicenda venga accertata dai procedimenti giudiziali in corso”.

Il Vescovo il 17 e 18 gennaio, dalle ore 16.00 in poi, è stato nelle Chiesa parrocchiale di Portocannone a disposizione di ogni cittadino anche perché avverte che, alle già gravi situazioni precedenti, ora il trauma coinvolge la stessa comunità della cittadina.

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