TERMOLI _ Si tratta di un’esemplificazione radicale per tentare di riflettere su una questione di attualità in queste settimane preelettorali. Il binomio indica due forme di ordine sociale, alternative l’una all’altra, apparentemente desuete e datate, ma a volte intese metaforicamente presenti nella nostra contemporaneità anche se in modi latenti o solo incombenti. Omettiamo di esplicitare i loro significati perché fin troppo noti. Termoli sembra essere stretta, o corre il rischio di restare schiacciata da questi due opposti o può realizzare una forma diversa, eventualmente di sintesi? Ci auguriamo di sì.

É abbastanza evidente che sarebbe assurdo, impossibile e improponibile una scelta di totale
chiusura, di negazione di ogni forma di rapporto, di ascolto, di dialogo, apertura e collaborazione con il contesto territoriale più ampio, di cui fa parte la città, ma è allo stesso tempo fuori luogo pensare ad una sorta di sudditanza assoluta, più o meno palese e secondo ben note modalità politiche, ad una dipendenza cercata e realizzata nella gestione della propria realtà amministrativa.
La soluzione non può essere che il superamento delle estreme in conflitto permanente, mediante una forma sintetica, o terza via, che realizzi efficacemente sia il principio dell’autodeterminazione sia quello del necessario rapporto, nella correttezza istituzionale, senza arroganza o servilismi, con tutte le realtà istituzionali ai vari livelli, riconoscendo ruoli e responsabilità sia politiche che amministrative. Da questo punto di vista, e qui cerchiamo di andare oltre la dialettica del dualismo, Termoli svolge un ruolo essenziale, per la sua posizione geografica e la sua storia politica e socioeconomica, nell’area basso-molisana, e quindi necessariamente ha il compito, arduo ma necessario, di stabilire sinergie con gli enti istituzionali dell’attuale sistema amministrativo. Non è né può considerarsi un’isola, più o meno felice.

Termoli e la costa molisana, insieme con i centri limitrofi e con quelli che insistono sulla stessa costa, compreso il nucleo industriale, costituisce come un piccolo triangolo di un’area metropolitana che ha uno stesso destino di sviluppo, che sarà armonioso ed equilibrato solo se progettato insieme con il resto della Regione e forse anche con le Regioni confinanti (si pensi per esempio alle infrastrutture, ai servizi, all’ambiente e all’energia). Se, fatte le dovute proporzioni e sospese le immancabili contraddizioni e gli inevitabili squilibri, si guarda al vivace triangolo abruzzese (Francavilla, Pescara, Montesilvano, Chieti) si ha forse un’idea di quella che potrebbe o dovrebbe essere l’espansione della costa molisana.

Tutto questo significa lavorare e progettare superando steccati ideologici e chiusure preconcette, uscir fuori dai bastioni (Termoli da molto tempo ha rinunciato alle porte sulle sue mura e grazie al vitale rapporto con il mare, lungo la sua storia ha saputo stabilire e mantenere proficui rapporti oltre confini). L’auspicio è che per i prossimi anni si abbia questo ampio respiro e si sappia guardare al futuro di un intero territorio con serenità e speranza. É finito il tempo del sistema feudale, di vassalli e valvassori e della società a struttura piramidale ed economia chiusa, così come non è più l’era dei comuni medioevali o delle città-stato.

I localismi e i campanilismi sono ormai anacronistici o prerogative solo delle tifoserie sportive più accanite, ma nello stesse tempo non hanno più senso nemmeno signorìe e servilismi. É in gioco la dignità di molte popolazioni, la libera partecipazione democratica, il senso di corresponsabilità nei confronti della cosa pubblica, una cittadinanza attenta alle trasformazioni in atto e sensibile al bene di tutti nella pacifica convivenza. Occorre capacità di ascolto e capacità di comunicazione, sapere incontrare e confrontarsi, consapevoli delle proprie responsabilità e di quelle degli interlocutori, nel reciproco rispetto di ruoli e competenze, sentirsi protagonisti della propria storia ma aperti a tutti i contributi costruttivi.

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4 Commenti

  1. Caro don Marcello, a questo punto Lei potrà senz’altro chiudere con i Suoi eloquenti interventi caratterizzati da una cadenza scientifica e, magari, si faccia parlare chi impersonifica la tanto auspicata terza via.
    Tutta Termoli aspetta la lieta notizia!