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CAMPOBASSO _ Non è bastata la sua non elezione alla Camera dei deputati, non ha giovato la cancellazione politica del suo partito a furor di popolo dall’intero Parlamento, Antonio Di Pietro continua a sentenziare e a condurre la battaglia politica con armi non proprie di questa “nobile arte”. Non sono né incompatibile, né ineleggibile, né incandidabile. Ancora una volta Di Pietro pone in atto una battaglia politica scorretta e priva di rispetto dei cittadini e del sistema democratico in cui, nonostante lui, tutti viviamo. Ha spinto il cosiddetto “governo tecnico” a prendere un provvedimento del tutto inutile e inopportuno, ma anche oggettivamente illegittimo, perché basato sul principio di “ora per allora”, e in palese contrasto con il dettame costituzionale di “innocenza fino a condanna definitiva”.

Un governo, quello Monti, tanto inviso agli italiani e che ha creato danni immensi al paese e alla sua struttura economica e sociale. Ricordo che era già accaduto in passato che lo stesso Di Pietro spingesse il medesimo governo alla nomina del commissario Basso per la sanità. Basso ha quindi prodotto un piano sanitario, approvato nottetempo, ingiusto e illegittimo sotto vari profili, e principalmente per quel che concerne il rapporto tra strutture pubbliche e private. Basti dire che l’ospedale principale della regione, il Cardarelli, non avrebbe più, secondo le previsioni del piano, i requisiti per avere il dipartimento di emergenza di secondo livello. Ho del resto più volte denunciato che il piano Basso ha previsto da un lato una serie di tagli incongruenti e dall’altro ha posto in essere una sorta di “elargizione” generosa e senza presupposti oggettivi di posti letto alle strutture private.

Tutto ciò non dando comunicazione opportuna agli organi preposti regionali ed esautorando in pratica il Consiglio Regionale dal potersi esprimere su un atto fondamentale della programmazione sanitaria. Di Pietro dunque continua a fare danni alla democrazia e ai cittadini. Ho letto che ha dichiarato che con il decreto di sospensione “finalmente giustizia è stata fatta”.

Ma è giusto chiedersi: a quale giustizia fa menzione, quella aulica e di antica tradizione dell’Italia o quella più ipocrita e indegna a cui lui ci ha abituati e che è stata raccontata agli italiani e ai molisani molto minuziosamente dalla trasmissione Report?. Per quanto mi riguarda non ho nulla da nascondere e continuerò, da libero cittadino, a fare politica e a portare avanti le mie idee. Lo debbo a me stesso, alla mia storia e soprattutto a tutti coloro i quali in questi anni mi hanno dato fiducia con il loro voto. Parallelamente seguiterò a difendermi nei luoghi preposti certo di poter andare a testa alta nel mio impegno civile. Sen. Michele Iorio

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