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TERMOLI _ Lo stabilimento Fiat riapre i battenti a pieno ritmo. Nella gioranta di ieri la produzione è tornata a regime grazie al rientro in servizio di tutti i lavoratori: motori e cambi. La scorsa settimana erano tornati a timbrare il cartellino gli operai del settore motori 8 e 16 valvole mentre ieri gli addetti di “Termoli II” ovvero i cambi. Ma la riapertura dei cancelli dell’impresa automobilistica termolese non è stata “indolore”. Nemmeno il tempo di rimettere in moto in macchinari e riprendere la produzione a pieno ritmo che sono divampate le polemiche.
A scatenare i primi malumori sono stati proprio i contrattisti 40 dei quali hanno dovuto lasciare l’azienda il 31 luglio scorso per far posto a partire proprio dalla giornata di ieri ad altrettanti operai della Sevel di Val di Sangro, il piccolo centro a pochi chilometri dal confine tra Abruzzo e Molise.

I lavoratori Sevel, in cassa integrazione per almeno un paio di settimane al mese, sono stati distaccati in comando presso l’azienda termolese scatenando l’ira degli interinali e contrattisti a tempo determinato che speravano, invece, in una conferma del proprio rapporto di lavoro a tempo indeterminato. La vicenda è seguita con particolare attenzione dai sindacati locali i quali, da un lato sottolineano come i metalmeccanici dell’impianto abruzzese siano stati collocati in cig da diverso tempo ed una volta trasferiti nella fabbrica termolese non percepiscono nemmeno la trasferta mentre dall’altro solidarizzano con le problematiche lavorative dei giovani locali, molti dei quali rimasti a “bocca asciutta”.

E’ una situazione che coinvolte tutto il gruppo non solo la Fiat di Termoli _ ha dichiarato il segretario della Fiom-Cigl Michele Di Biase _ che stiamo monitorando con attenzione. Certo non è facile per i giovani accettare tali decisioni. Per noi sindacati è un problema che va affrontato”. Intanto il prossimo dicembre scade il rapporto di lavoro ad altri 150 operai a tempo determinato sul cui futuro pende un pesante punto interrogativo.

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