TERMOLI _ Il progetto “fabbrica Italia”, enfaticamente lanciato a suo tempo da Marchionne ed entusiasticamente accolto dalla grande stampa e dallo schieramento bipartisan del “centrosinistra” e del “centrodestra”, si è rivelato, per ammissione del suo stesso ideatore, per quello che era: un bluff per giustificare il pesante attacco alle condizioni di lavoro dei dipendenti Fiat ed alle loro libertà sindacali e per nascondere, dopo aver usufruito, in varie forme, di finanziamenti pubblici, una strategia di disinvestimento in Italia da parte della multinazionale “torinese”, con la chiusura e il ridimensionamento di gran parte dei suoi stabilimenti ubicati in Italia.

Il governo della destra liberista, guidato dal “tecnico” Mario Monti, dopo aver ripetuto più volte che è logico, normale e giusto che un’impresa investa dove trova maggiore convenienza, si è tardivamente incontrato , qualche giorno fa, con il manager e il presidente della Fiat. L’incontro, e non poteva essere che così, ha avuto esiti deludenti. Nel comunicato congiunto emanato dall’azienda e dal governo, la Fiat dichiara un generico e vago impegno a non abbandonare l’Italia e a fare investimenti solo a partire dal 2014, quando, secondo l’illuminato parere di Marchionne, si avvierà la ripresa. Intanto in quasi tutti gli stabilimenti Fiat italiani si fa massiccio ricorso alla cassa integrazione, a Pomigliano, nella NewCo, lavorano un quarto dei dipendenti ( rigorosamente non iscritti alla Fiom ) della vecchia fabbrica e a Termoli si teme un drastico ridimensionamento della produzione, con drammatiche ricadute sull’occupazione.

E’ difficile aspettarsi che il governo di Monti, Passera e Fornero, per la sua natura di classe e per i dogmi ideologici ai quali fedelmente si attiene, manifesti il necessario impegno nei confronti della generale e drammatica crisi industriale del Paese, che del resto le sue politiche recessive hanno contribuito ad aggravare. Né che sia in grado di predisporre gli strumenti per invertire questa situazione. Per questo è necessario che i sindacati sviluppino e intensifichino la loro iniziativa di lotta e che le diverse vertenze trovino momenti di unificazione attorno a un progetto di riconversione socialmente ed ecologicamente compatibile dell’economia, che non può non avere in una programmazione democratica e partecipata il proprio centro propulsivo.

In particolare, il settore dell’auto e dei trasporti richiede l’elaborazione di una politica industriale che abbia come sfondo un piano per una mobilità sostenibile, fondata sull’abbattimento dei consumi energetici da fonti fossili, sul trasporto collettivo, sull’intermodalità. Il Partito della Rifondazione Comunista del Molise è, in particolare, allarmato dalla situazione della Fiat di Termoli, che con i suoi 2300 addetti, rappresenta la più grande azienda industriale della regione. Le prospettive di questo stabilimento sono rese incerte dalla generale strategia del gruppo e dal carattere obsoleto della produzione. I cambi prodotti sono relativi a modelli ormai quasi fuori mercato e i motori prodotti non sono conformi agli standard euro 6 (questi sì ce li chiede l’Europa ), che diventeranno obbligatori a partire dal I° gennaio 2014, cioè tra poco più di un anno. Si parla di una probabile diminuzione, a breve, del numero di occupati di mille unità e ciò avrebbe ricadute drammatiche sul tessuto economico e sociale del Basso Molise e dell’intera regione.

Il PRC del Molise considera grave ed irresponsabile l’inerzia e il disinteresse della giunta regionale sui problemi relativi allo stabilimento Fiat di Termoli e ritiene necessario che essa si attivi: a) nei confronti della direzione aziendale per conoscere con precisione la situazione e gli impegni dell’azienda per dare certezza di occupazione ai lavoratori; b) nei confronti dei ministeri dello sviluppo economico e del lavoro, per rivendicare che all’interno delle strategie del gruppo sia assicurato un ruolo adeguato allo stabilimento molisano. Il PRC del Molise assicura il proprio sostegno a tutte le iniziative dei lavoratori e dei sindacati volte a garantire i livelli occupazionali.

Partito della Rifondazione Comunista del Molise
Il responsabile lavoro Silvio Arcolesse

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