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TERMOLI _ “E’ un licenziamento politico quello di Giovanni Musacchio. Noi non ci stiamo”. Lo hanno urlato ieri pomeriggio a Termoli i numerosi sindacalisti dello Slai-cobas del Molise e di Pomigliano d’Arco arrivati in 40 con un autobus in città per prendere parte alla protesta contro il provvedimento della Fiat di Termoli nei confronti dell’operaio dello Slai-Cobas ritrovatosi senza lavoro dopo aver preso parte ad una manifestazione davanti lo stabilimento automobilistico campano.

Alla manifestazione organizzata a Termoli il primo ad arrivare è stato Giovanni Musacchio e, nell’arco di breve tempo, è stato raggiunto da diversi consiglieri regionali di centro sinistra come Danilo Leva, segretario del Pd, Michele Petraroia, Mauro Natalini di Sinistra e Libertà, gli esponenti del centro sinistra termolese tra cui diversi consiglieri comunali di minoranza. Tutti a sostegno del giovane dipendente. Il corteo dei manifestanti ha attraversato le vie principali della città per poi fermarsi in centro per vari interventi delle rsu.

Secondo quanto dichiarato da Musacchio la motivazione del licenziamento è dovuta al: “mancato avviso al suo superiore del giorno di permesso per assistenza familiare di cui avrebbe usufruito il giorno successivo. E’ stato un provvedimento spropositato rispetto alla contestazione. Penso di essere caduto su una buccia di banana”.

Tra i presenti anche Stefano Musacchio, lo zio di Giovanni, sindacalista dello Slai-Cobas

Giovanni Musacchio
Giovanni Musacchio
oggi in pensione licenziato dallo stabilimento di Termoli per aver affisso la bandiera della pace all’interno dell’impianto. Due i ricorsi in fase di preparazione per il licenziamento del giovane: uno del lavoratore ed un secondo potrebbe essere preparato in sintonia con lo Slai-Cobas di Pomigliano d’Arco che contesta duramente la politica aziendale intrapresa dall’Amministratore delegato Sergio Marchionne.

Torniamo indietro di 50 anni _ hanno dichiarato i sindacalisti molisani e campani _ con le nuove regole in Fiat tese ad una spersonalizzazione del lavoratore come l’aumento dei ritmi di lavoro sulle linea di montaggio, la sanzionibilità di scioperi, alla riduzione di pausa da 40 a 30 minuti. E’ un po’ un gioco al massacro quello di Marchionne che vuole portarci indietro nel Medioevo. Non accetta le proteste dei lavoratori e pensa di tornare alla Fiat di Romiti e Valletta e noi non ci stiamo”.

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2 Commenti

  1. Si dice che alla manifestazione abbiano partecipato circa 200 persone.
    Se calcoliamo che un quarto (circa 40) sono i napoletani di Pomigliano d’arco i partecipanti sono stati solo l’interessato, i familiari, lo Zio Stefano,altri parenti ed amici, i tre consiglieri regionali di centro SX che hanno aperto la campagna elettorale per le elezioni regionali, qualche consigliere comunale termolese di minoranza, i tesserati dello Slai-Cobas del Molise e di Melfi…Penso sia stato un flop.
    Le persone serie non negano solidarietà umana al padre di famiglia licenziato ma sono per il rispetto delle regole. Prima i doveri e poi i diritti. Se la Fiat ha sbagliato è giusto, anzi giustissimo che paghi….. comunque il Giudice del lavoro darà ragione a chi se la merita.

  2. x i sindacalisti dello Slai-Cobas del Molise
    A mio avviso il licenziamento di Giovanni Musacchio non è stato politico ma solo conseguenza di un provvedimento che la Fiat aveva in mente da tempo per “vendicarsi” di un elemento che “dava fastidio” e che come un pollo si è fatto trovare in difetto. Per un sindacalista è grave, anzi gravissimo farsi trovare “con le mani nella marmellata” e rimanere sconfitto su di un terreno che è pane quotidiano di un rappresentante dei lavoratori vale a dire la perfetta conoscenza dei diritti-doveri dei dipendenti. Forse l’interessato non ha capito che un buon sindacalista non commette mai l’errore di mettersi sotto scopa. Anche la partecipazione del popolo di centro SX alla manifestazione, limitata a politici in cerca di visibilità in vista delle prossime elezioni provinciali e regionali, ha dimostrato, qualora se ne fosse bisogno, che i fatti vanno approfonditi prima di giudicare e che non possono esserci diritti senza doveri. Ad ogni modo non bisogna aspettare il Tribunale del lavoro per vedere come va a finire perchè, purtroppo, la Fiat ha già vinto per i danni che ha provocato con il licenziamento e non gli costerà “niente”, per le risorse di cui dispone, in caso di reintegro del Musacchio.