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TERMOLI _ Riuscirà lo Zuccherificio di Termoli a sopravvivere alla campagna saccarifera 2011 con i nuovi debiti contratti, il Governo nazionale che non ha erogato il «becco di un quattrino» e le banche tuttora «latitanti» sui crediti richiesti già la scorsa primavera per carenza di fiducia nei confronti del socio privato? L’interrogativo serpeggia in maniera sempre più insistente tra gli operai dell’impianto saccarifero della città e le preoccupazioni delle maestranze ed Rsu non sono tardate ad arrivare alle orecchie dei segretari regionali dei sindacati di catetoria: Flai-Cgil, Uila-Uilm e Fai-Cisl. Questi ieri l’altro, visto l’andazzo sempre più nero per le casse dell’azienda, sempre più in rosso, hanno chiesto un incontro urgente con il Presidente Michele Iorio ed il socio privato Remo Perna.

A scatenare le perplessità dei sindacati, la carenza di liquidità dell’impresa che non riuscirebbe a risollevarsi dal profondo abisso in cui è piombata negli ultimi 10 anni ed in particolare nel più recente quinquennio a seguito della riforma dell’Ocm Zucchero allorquando continuare a produrre il gustoso prodotto non era più redditizio.

In uno scenario a tinte fosche, però, un dato positivo c’è. Quest’anno, per la prima volta, la produzione è tornata redditizia, infatti il prezzo dello zucchero sui mercati è attestato sulle 750 euro a tonnellata e considerando che l’azienda produrrà 600 mila quintali circa, si avrà un primo utile dopo anni di deficit. Le magagne economiche, però, di fatto restano in quanto una parte cosistente dei quadagni dalla vendita del prodotto andrà a ripianare i debiti dell’azienda con i bieticoltori a bocca asciutta dal 2009 per cui la dirigenza potrebbe trovare serie difficoltà a ripianare tutte le altre posizioni debitorie e ad ottobre, non sarà facile affrontare le spese legate alla manutenzione degli impianti ed il prosieguo dell’attuazione del Piano industriale.

La dirigenza, tra l’altro, ha attuato di recente una serie di provvedimenti interni poco popolari come demansionamenti di operai ed eliminazioni di diritti acquisiti nell’estremo tentativo di «tagliare» il più possibile i costi ma non sembra possibile risolvere l’annoso problema delle casse sulla pelle dei lavoratori raschiando il fondo del barile.

Intanto ieri i bieticoltori hanno siglato un accordo con la dirigenza aziendale. È stato definito un contratto di ven

Il Segretario Regionale Fai-Cisl De Simone
dita per ulteriori 10 mila tonnellate di zucchero i cui proventi saranno canalizzati alle Associazioni bieticole che potranno quindi effettuare altri pagamenti dopo i primi due milioni di euro erogati in questi giorni.

«La mancanza di fiducia delle banche ed il forte debito dell’azienda stanno causando problemi allo svolgimento della campagna zucchero – ha dichiarato De Simone della Fai-Cisl –. Gli adeguamenti tecnologici hanno assorbito altri capitali e considerando i costi di esercizio ci interroghiamo su cosa accadrà al termine della lavorazione di quest’anno. Queste incertezze stanno causando forti preoccupazioni tra gli operai che, nonostante tutto, stanno garantendo impegno e professionalità, affrontando le non poche difficoltà che si stanno manifestando in questa delicata fase mentre l’azienda continua ad adottare nei confronti degli stessi percorsi di razionalizzazione selvaggia andandoli a privare di diritti acquisiti, collocando in ferie forzate alcuni dipendenti, non versando i contributi normalmente trattenuti in busta paga all’ente di previdenza complementare, non rispettando quanto previsto da accordi aziendali, settoriali, da Ccnl e dalla legge, non richiamando lavoratori stagionali ma inserendo nuove assunzioni senza tener conto del diritto di precedenza».

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Antonella Salvatore
Giornalista professionista, Direttrice di myTermoli.iT e myNews.iT e collaboratrice AnSa

5 Commenti

  1. da quando vivo a termoli quest’azienda non è mai stata produttiva ma perchè si continua a mantenere certi carrozzoni con i soldi nostri poi e le piccole imprese sono lasciate a loro stesse. o tutti o nessuno e vista la crisi, nessuno

  2. anche per me basta
    hanno veramente scocciato!! da 15 anni hanno prosciugato milioni di euro(et lire) per NULLA. o forse sarebbe meglio dire per voti solo per voti. l’ambiente lavorativo all’interno dello zuccherificio è un caporalato fatto di lavoro in cambio di voto! chiudete sto “IMPUZZINITORIO” e trovatevi un’altra fatia! consiglio ai politici e MAESTRANZE.ricordo che tremonti nel 2008 circa nella ristrutturazione del comparto disse che lo zuccherificio di termoli non era e non sarebbbe stato mai produttivo!IL MAGNATE DELLA REGIONE MOLISE, IORIO DI TASCA NOSTRA FORNI’ ALLA SOCIETA’ PUBBLICA CHE LO PRESE IN GESTIONE 40 MILIONI per sanare il debito. (40 milioni NEL CESSO). buon lavoro

  3. Lo zuccherificio rappresenta non una semplice fabbrica del nucleo industriale, ma è il baricentro di un sistema di filiera che ormai da anni produce reddito per migliaia di persone, in vari settori. Pensare di rinunciare ad una azienda del genere significa smembrare un tessuto socio economico che difficilmente potrà essere sostituito.

  4. prima si chiude meglio è
    scometto la testa se qualcuno mi trova un ettaro di terra coltivato a bietola nel raggio di 10 chilometri dallo zuccherificio. Dei 17 zuccherifici presenti in Italia ne hanno chiusi 16 ed è rimasto aperto solo quello del Molise perchè i nostri politici soloni hanno voluto così. Risultato. La CEE ha liquidato 60 milioni di euro di contributo per la riconversione industriale a tutti i 16 zuccherifici. Il Molise nè ha dovuti sborsare 40 di milioni solo per appianare i debiti. Volete un esempio di scelta politica sbagliata, eccola qua. Inoltre, lo zuccherificio ha un devastante impatto ambientale nel raggio di 10 km quindi fino al litorale di Campomarino.La filiera industriale dello zuccherificio, in gran parte assistita da finanza pubblica, è ridicola se paragonata alla filiera turistica del Basso Molise. Per tenere in vita un azienda moribonda, si rischia di uccidere un comparto che gode di buona salute. Lo zuccherificio deve essere chiuso perché antieconomico e perché troppo inquinante per la qualità dell’aria e per i miasmi che produce. Più lo si tiene in vita e più ciascuno di noi paga.