LARINO _ Ha ragione Silvio: questa tornata elettorale delle amministrative di maggio (Comuni e Provincie) rappresenta un ulteriore cartina di tornasole per misurare il gradiente degli elettori sul governo e sulla sua persona. E lo fa con l’enfasi mediatica di sempre e la quotidiana dose di veleno sui magistrati, accusandoli di eversione. Un’accusa, l’ultima, talmente insopportabile che imporrebbe già ora l’intervento energico del Presidente della Repubblica con una definitiva presa di posizione sull’onorabilità dei poteri istituzionali e costituzionali dello Stato, previsti nella Carta, non ultimo pensare allo scioglimento di un parlamento succube dei voleri del capo.

Ma tant’è, prevarrà ancora una volta l’anima “migliorista”, e così assisteremo all’ennesima reprimenda diplomatica del Presi-dente, o addirittura forse no. Ciò detto, Silvio attacca perché, consapevole di essere alla fine della corsa, sa di avere di fronte in Parlamento una opposizione che non è in grado di reagire chiamando il popolo italiano, più della metà di quello che ancora supinamente lo applaude, ad una azione di forza e ad uno scontro politico di piazza senza precedenti.

Infatti, tranne che le reazioni fatte di dichiarazioni, usuali e scontate, in Parlamento e sui predellini, altro non si è capaci di mettere in campo. Quando parlo di scontro politico di piazza intendo dare ascolto, voce e forza alla società civile, ai lavoratori, agli studenti, agli immigrati, ai precari, ai disoccupati e ai malati che non ne possono più e che ogni giorno manifestano in solitudine con a fianco solamente i compagni di quella sinistra radicale e i rappresentanti di quelle associazioni di volontariato e cattoliche non omologate che sistematicamente vengono ignorate dai mass media e dalla televisione e con essi i problemi che denunciano le dignità calpestate. E così i tanti imitatori di Silvio sparsi per l’Italia e anche qui in Molise, con giacca e cravatta, ripercorrono le gesta, i modi e, dove c’è convenienza territoriale, anche le scelte. Non così in Molise dove ci ritroviamo onorevole e senatore molisani che a Roma votano il Federalismo voluto dalla Lega e poi qui in Molise si dicono contro e spergiurano che “combatteranno con tutte le loro forze” contro l’iniquo provvedimento.

Tranquillamente, in questi giorni, Iorio, De Camillis, Di Giacomo e vecchi tromboni girano con le loro truppe cammellate (e troupe televisive) per i comuni della provincia per aprire la campagna elettorale a favore di nonno De Matteis -“il nuovo che avanza”- accolti allegramente, anche da molti candidati e sostenitori che fino a ieri scendevano in piazza contro la chiusura degli ospedali e contro lo sfascio della sanità; contro lo scempio del territorio e contro la chiusura di aziende. Ma, che dire, le facce di bronzo sono una caratteristica del nostro Paese. Ormai non ci meravigliano neanche più.

E’ un corto circuito che genera una confusione mentale: ed è proprio questo che cercano Silvio e i suoi discepoli. Ed è proprio questa trappola che si deve evitare, ricostruendo un tessuto culturale che sia in grado di riportare l’etica nella Politica, di rigenerare le coscienze e la partecipazione democratica alla cosa pubblica. I servi di Silvio incentreranno la campagna elettorale sulle divisioni della sinistra, sull’incapacità della medesima di esprimere un leader, sul truccare le carte della storia nell’intento di alimentare appunto quella confusione mentale che porta da un lato all’astensionismo e dall’altro al voto di protesta. Sappiamo che sarà una battaglia dura ed economicamente impari, ma sappiamo anche che le famiglie sono stanche e che la pratica clientelare e le falsità tanto care alla destra non faranno dimenticare i gravi bisogni della gente.

La sinistra si deve ritrovare e si ritroverà. La misura è colma. Queste elezioni amministrative saranno il banco di prova per i destini di Silvio a Roma e di Iorio in Molise. La sinistra ci sarà. Il Partito dei Comunisti Italiani c’è sempre stato. Ci sarà ancora a maggio e soprattutto a giugno con la battaglia referendaria e sempre, finché ci saranno oppressi ed oppressori, finché non ci sarà una società più giusta. Utopia? Forse, ma la nostra coscienza di combattenti per l’Uomo libero da ogni schiavitù è serena.

Franco Sorrentino, candidato alla Provincia per il PdCI nel Collegio di Larino Coordinatore del Laboratorio politico della sinistra larinese

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