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CAMPOBASSO _ Il Consigliere Regionale Antonio Chieffo interviene sull’approvazione del nuovo Statuto regionale che ieri ha ottenuto il via libera a Palazzo Moffa con 21 voti a favore, 2 contrari e due astenuti. “Il nuovo Statuto regionale – dichiara il consigliere Chieffo – pur costituendo un atto di valore storico per la Regione, tecnicamente pregevole e caratterizzato da una struttura politico-istituzionale attenta ai principi generali dei molisani, non costituisce la risposta migliore alle attese e alle aspettative maturate dopo anni di confronto e di attente valutazioni. Il mio riferimento è alla forma di governo presidenziale che anche noi abbiamo scelto e considerato nella prospettiva politica per un deciso rilancio dell’azione propulsiva delle regioni in un mutato contesto del sistema delle autonomie. In realtà, la forma presidenziale ha aspetti positivi ma anche negativi che ne ridimensionano, criticamente, quella che sembra la sua portata.

La forma di governo presidenziale non produrrà, infatti, tutti quei vantaggi che gli venivano troppo entusiasticamente accreditati in partenza perché i poteri conferiti al Presidente della Regione (sia relativamente alla costituzione dell’organo esecutivo che in ordine alla possibilità di decidere il termine della legislatura) hanno palesemente sbilanciato l’equilibrio stesso dei poteri emarginando la funzione legislativa e soprattutto riducendo il valore della rappresentanza politica del Consiglio regionale, costretto sostanzialmente a ratificare le proposte della giunta e del suo presidente, senza essere più sede alta di un confronto politico che sulle grandi questioni non può essere eluso o ridotto.

Un altro elemento negativo è quello poi di pretendere le dimissioni del consigliere nominato assessore che finisce per trovarsi così in una situazione di oggettiva soggezione che non gli consente di svolgere in piena libertà e convinzione il suo mandato. Rimane nello Statuto il principio “aut simul stabunt, aut simul cadent”, tipico dell’attuale sistema regionale di governo, dove è evidente che se il Consiglio è chiamato a controllare l’operato del presidente e della sua giunta non può farlo agevolmente considerata la minaccia di dover esso stesso cadere alla prima verifica negativa o qualora si verifichi una delle cause di scioglimento previste dall’articolo 126 della Costituzione. Inoltre, si passa da 30 componenti dell’assemblea legislativa a 32, compreso il presidente della giunta, con un aggravio delle spese che, invece, potevano essere limitate.

Il mio non vuole essere l’atteggiamento di chi ipotizza un ritorno al passato con una visione antistorica. Sono convinto, invece, che una simile distribuzione di poteri doveva dare efficienza all’azione amministrativa dell’esecutivo regionale in un sistema di “pesi e contrappesi” che dovevano garantire la democraticità delle istituzioni regionali. Questi i motivi che hanno prodotto il mio voto di astensione.

Ma sono comunque orgoglioso di aver partecipato alla fase finale dell’iter di approvazione che rappresenta il punto di arrivo di un percorso iniziato 11 anni fa quando la riforma del Titolo V della Costituzione ha cambiato i poteri ed i compiti che spettano alle Regioni. La mia soddisfazione è rivolta anche nei confronti degli emendamenti accolti nello Statuto in favore dei molisani nel mondo e per la tutela e la valorizzazione delle popolazioni arbereshe dei comuni di Campomarino, Montecilfone, Potocannone e Ururi, che finalmente vedono riconosciuto il loro patrimonio culturale e sociale in un Molise ricco si specificità che ora vengono riconosciute.

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