A dx Spataro con la Anzaldo
A dx Spataro con la Anzaldo
LARINO _ A poche ore dalla riforma della Giustizia annunciata dal Governo, Armando Spataro, Procuratore aggiunto del Tribunale di Milano, è stato ospite del Centro di Servizio per il Volontariato “il Melograno”. Intervistato dalla conduttrice ed inviata del TG1 Elisa Anzaldo, il magistrato che, negli anni, si è distinto per le inchieste sulle Brigate Rosse, Mani Pulite, terrorismo internazionale, ha presentato a Larino il suo ultimo libro “Ne valeva la pena”. “Un libro che racconta trent’anni di storia d’Italia, forse la più cruenta, riportata attraverso le inchieste ed i processi che hanno segnato per sempre il nostro Paese – ha esordito Elisa Anzaldo – Un libro pieno di notizie “vere”, che spesso non hanno lasciato traccia nelle cronache dei grandi network, che preferiscono lavorare su fatti ed episodi “più digeribili” dal grande pubblico”.  Ed è stata proprio la “forte amarezza” che ha guidato il lavoro di stesura dell’opera di Spataro, con l’obiettivo di raccontare la verità dei fatti e di metterli a disposizione degli italiani, alla vigilia di una riforma definita “epocale”, alla quale “bisogna rispondere in modo epocale”. “Non è che la Magistratura italiana sia immune da critiche – ha sgombrato subito il campo il Procuratore di Milano (accusato oggi di essere il “capo delle toghe rosse”, mentre ai tempi delle inchieste sulle BR “mi definivano un giudice fascista”), ma non è corretto sminuirne il ruolo svolto nello stato di diritto”.

Così, “è assurdo pretendere che la cosiddetta legittimazione popolare degli eletti, sia superiore alla legittimazione dei magistrati, selezionati per pubblico concorso. La nostra Costituzione afferma che il giudice è soggetto soltanto alle leggi e non può essere nominato, e quindi assoggettato, ad alcun organo politico, e questo garantisce il principio di uguaglianza dei cittadini”, ha spiegato Spataro alla vasta platea di cittadini intervenuti ieri sera nella Sala della Comunità. “Così come suona di slogan elettorale la presunta necessità di uguaglianza tra accusa e difesa, già prevista dal nostro ordinamento. Per di più – ha aggiunto il giudice milanese – se non esiste nessuna distorsione deontologica nell’operato di un avvocato che difende il proprio cliente, anche quando sia certo della sua colpevolezza, il Pubblico Ministero ha l’obbligo, per legge, di raccogliere tutte le prove, anche a favore dell’indagato”.

E rappresenta, dunque, un’assurdità la volontà di sanzionare il giudice la cui sentenza di condanna sia stata riformata nei gradi successivi, perché nel nostro ordinamento esiste già una norma che imputa la responsabilità civile in capo al magistrato che si è macchiato di dolo o colpa grave nell’espletare il proprio lavoro. Come un’aberrazione giuridica è la pretesa della non obbligatorietà dell’azione penale, “perché se il magistrato potesse scegliere – senza essere obbligato dalla legge – di procedere o meno nei confronti di qualcuno, si violerebbe nuovamente il principio di uguaglianza”. Caso ancor più eclatante nel momento in cui il giudice fosse eletto dal popolo o nominato dalla politica – così come accade in America – non essendo più obbligato a perseguire i reati, magari contestati proprio ai politici. “Eppure, proprio negli Stati Uniti dove il giudice non è tale per concorso, il Presidente Clinton è stato accusato e processato, senza che mai abbia tentato di rovesciare lo stato di diritto”, ha fatto notare il Procuratore Spataro. Che ha poi ricordato come la stessa Corte di Giustizia Europea abbia, più volte, lodato il sistema di garanzie giurisdizionali dell’Italia, criticando, invece, il cosiddetto processo breve. “Sarebbe come pretendere di far viaggiare un treno tra Roma e Milano in un’ora.

Scaduta l’ora, tutti a terra in aperta campagna”. Ed infatti, anche quella del processo breve suona solo come uno slogan, mentre è ingenerosa l’accusa rivolta ai giudici fannulloni – ha ironizzato Armando Spataro – spiegando che i problemi di lentezza riguardano solo il processo civile e sono imputabili proprio alla “non volontà” del Ministero della Giustizia di guardare in faccia alla realtà, tratteggiata da assurdi formalismi e lungaggini (si pensi al farraginoso sistema delle notifiche e delle impugnazioni), alla scarsa informatizzazione del processo, ai problemi strutturali dovuti alla decennale carenza di personale amministrativo in forza ai Tribunali, “dove spesso le udienze si concludono alle 14 per assenza di impiegati e cancellieri”.

In conclusione, il Procuratore Spataro ha letto un passo della Storia d’Italia di Einaudi – citato nel suo libro Ne Valeva la Pena – riferito all’inaugurazione dell’Anno Giudiziario nel 1940, in piena epoca fascista, quando la cerimonia si svolse a Palazzo Venezia e l’ingresso del Duce fu salutato con tripudio dai più alti magistrati italiani, vestiti in uniforme fascista.

“Per fortuna – ha concluso il suo intervento Armando Spataro – la nostra Costituzione, nata proprio dalle ceneri del regime, ha scelto un’altra strada: quella della indipendenza della Magistratura dal potere politico”. La conferenza, come di consueto, è stata chiusa dal dibattito pubblico, durante il quale i tanti cittadini presenti hanno potuto dialogare con i relatori. 

Articolo precedenteSenatore Astore contesta federalismo fiscale. “Molise vergognosamente defraudato”
Articolo successivo730-4: pronta comunicazione da inviare entro 31 marzo