TAVENNA – Dalla penna di Antonio Crecchia una nuova opera “davvero interessantissima, oltre che meravigliosamente scritta”. Così si è espressa la responsabile editoriale di Cronache Italiane, Dottoressa Daniela Marra, dopo aver letto l’ultima fatica dello scrittore, poeta, saggista e storico molisano Antonio Crecchia: “Tavennesi nella Grande Guerra”: un affettuoso ed empatico omaggio commemorativo ai soldati del suo borgo natale che, cento anni fa, presero parte alla Prima Guerra mondiale, dando prova di attaccamento al dovere e di fede nelle sorti della Patria. 

Nel voluminoso libro di circa 200 pagine si contano oltre cento voci di combattenti che narrano la loro esperienza militare, spesso tragica, vissuta dentro la turbolenza di quel lungo e gigantesco conflitto, che vide l’Esercito italiano contrapporsi con orgoglio e determinazione a quello dell’impero austro-ungarico, dal 24 maggio 1915 al 4 novembre 1918.
Il volume, con prefazione del Preside prof. Emilio Pacitti, curato e pubblicato da Ediemme – Cronache Italiane di Salerno, è il frutto di studi e lungo lavoro di ricerca e consultazione del Fondo Distretto Militare di Campobasso nell’Archivio di Stato del capoluogo molisano, dove sono conservati i ruoli matricolari delle classi assoggettate al servizio militare.

A chiusura della sua illuminante prefazione, il prof. Pacitti, emerito studioso e saggista, rivolge “un caldo invito al lettore di questo magnifico libro di Antonio Crecchia: un invito a mantenere viva la memoria delle migliaia e milioni di soldati che fecero di sé il sacro olocausto alla Patria. Tutti meritano, dopo cento anni, di essere glorificati, primi fra tutti quelli che, lacerati e dispersi, giacciono senza nome, nel cimitero-ossario di Redipuglia”.

ANTONIO CRECCHIA di Emilio Pacitti
Antonio Crecchia, nato a Tavenna e residente a Termoli, è ai giorni nostri e in campo nazionale, uno scrittore tra i più fecondi. Egli è poeta anzitutto; e poi saggista, storico, drammaturgo, critico letterario. Ma, ripeto, è poeta anzitutto; e non solo per le sue venti e più sillogi che vanno da “Il mio cammino” a “I risvolti del tempo”, ma soprattutto perché, nella sua pagina – in versi o in prosa – si respira sempre un gradevole afflato poetico, come già notavo all’inizio della presente dissertazione. E ‘c’è di più. Il poeta, generalmente, non parla in prima persona; preferisce far parlare le creature nate dalla sua fantasia: così insegnano ancora oggi Omero, Virgilio, Dante, l’Ariosto e via via tutti i grandi. Antonio Crecchia volentieri dà la parola a 100 personaggi, redivivi e parlanti, dopo un secolo, nel suo libro.
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