CAMPOBASSO _ Slitta al 29 aprile la seduta del Consiglio di Stato in programma questa mattina sull’ennesimo giudizio di ottemperanza, promosso dalla ditta che intende installare n. 16 pale eoliche nei pressi dell’antica città romana di Saepinum – Altilia. Per la quarta volta consecutiva il fascicolo è stato riaffidato allo stesso magistrato che in precedenza ha sempre accolto i ricorsi dell’impresa condannando il Ministero dei Beni Culturali che prova a tutelare una delle aree archeologiche più belle d’Italia. Le recenti sentenze di merito n. 132, 133 e 134 / 2011, emesse dal TAR Molise confermano la validità delle tesi della Direzione Regionale del Ministero dei Beni Culturali e bocciano sotto il profilo giuridico l’istanza della Ditta che persegue un interesse privato contrapposto ad un obbligo di tutela di un bene pubblico salvaguardato dall’art. 9 della Costituzione Italiana.

Nel medesimo pronunciamento il TAR conferma il dovere della Regione Molise a revocare o a non rilasciare concessioni per impianti che mettano a repentaglio il patrimonio archeologico e paesaggistico. Da tale asserzione giuridica ne consegue che l’area di Saepinum – Altilia è di elevato valore storico e quindi la Regione deve revocare l’autorizzazione all’installazione di 16 pale eoliche rilasciata da un commissario ad acta nel 2007. Considerato che c’è un deliberato del Consiglio Regionale adottato all’unanimità a metà novembre 2010 che intima alla Giunta di revocare la concessione all’impresa non si capisce il perché non si proceda in tal senso. Dalla tutela dell’ambiente può partire un progetto di sviluppo innovativo che valorizzi le risorse naturali e offra opportunità di impiego in settori eco-compatibili dell’agro-alimentare, del turismo e della bio-edilizia ( recupero centri storici, aree protette, agricoltura di qualità, prodotti tipici, artigianato artistico, guide ambientali, turismo religioso, parchi, restauro, risparmio energetico, ecc.).

Il Molise produce quattro volte il proprio fabbisogno energetico, è leader europeo per le fonti rinnovabili e ha già dato il maggior apporto nazionale, in proporzione al proprio territorio, per combattere l’effetto serra e il buco nell’ozono. Con la Diga di Chiauci si produrrà altra energia verde dall’idroelettrico per percentuali complessive che ci collocano nei primi posti europei. Insistere ulteriormente con impianti invasivi, impattanti e inquinanti, comprometterebbe ogni prospettiva di sviluppo sostenibile e determinerebbe una neo-colonizzazione del Molise con scarsissimi ritorni economici ed occupazionali per la nostra regione. 

Michele Petraroia

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