TERMOLI _ L’odissea della SMIT Spa continua: nemmeno il grande Omero sarebbe riuscito a raccontare le travagliate vicende occorse agli operai dell’azienda del nucleo industriale nel bassomolisano. Il tutto comincia nell’aprile 2010 con la sospensione dell’attività lavorativa e la messa in CIG di tutti i lavoratori.

In seguito l’azienda viene dichiarata fallita dal Tribunale di Larino. Dopo pochi mesi, però, il fallimento viene revocato ad opera della Corte d’Appello di Campobasso e l’azienda, incassate alcune somme di denaro recuperate dalla Curatela fallimentare, vende le attrezzature di lavoro, (autogru’, autocarri e attrezzature varie), operazioni che tradiscono il chiaro intento di smantellare l’attività, ma, al contempo, per rabbonire i lavoratori, rende dichiarazioni alla stampa intese a far credere di voler riprendere l’attività. Inutile precisare che non vi è stato alcun rilancio aziendale e che le 52 maestranze sono tutt’ora creditrici nei confronti della suddetta società per mensilità arretrate, TFR e trattenute sulle retribuzioni da destinare ai fondi di previdenza complementare, ovviamente mai versate.

A breve scadrà la CIGS ed i Lavoratori sono ancora in attesa che l’azienda, che, meno di un anno fa, a mezzo del suo Amministratore Delegato, Antonio Nastasia, in presenza delle autorità comunali e regionali, aveva dichiarato che avrebbe ripreso l’attività aziendale nei settori della banda larga e della produzione di mezzi militari, dia concreta attuazione alle dichiarazioni di intento sbandierate in quell’occasione. Inascoltate restano le richieste inoltrate, una prima volta il 03 settembre 2012 e poi rinnovate il 26 settembre 2012, all’Assessorato del Lavoro da parte delle organizzazioni sindacali FIOM-CGIL e FILCA-CISL al fine di aprire un tavolo di confronto azienda-istituzioni.

Tale disinteresse istituzionale accentua ulteriormente il senso di scoramento e di abbandono che pervade i Lavoratori, i quali chiedono a gran voce alla politica regionale di convocare la società SMIT affinché espliciti chiaramente, una volta per tutte, qualora ce ne fosse bisogno, le proprie intenzioni riguardo al futuro produttivo ed occupazionale dello stabilimento di Termoli. E intanto, in questo clima di indolenza e lassismo politico-istituzionale, 52 famiglie si ritroveranno, fra meno di un mese, ad affrontare la quotidianità senza alcun sostentamento economico.

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