CAMPOMARINO _ La Procura Generale di Campobasso ricorre in Corte di Cassazione contro la derubricazione della pena a carico di un imprenditore di Ururi, coinvolto nella prima operazione condotta in Molise contro le “eco-Mafie”, il blitz “Mosca” messo a segno a Campomarino dai Ros di Campobasso e che portò in cella 10 persone.

L’inchiesta del Reparto Speciale dei Carabinieri del  Capoluogo campobassano scattata intorno al 2003, mise in luce un “business” legato allo smaltimento di rifiuti pericolosi spacciati per ordinari provenienti da diverse località del centro nord Italia all’insaputa della popolazione.

Secondo l’accusa imprenditori, titolari dei terreni di Campomarino ma soprattutto mediatori e trasportatori avrebbero fatto parte di un’associazione dedita allo smaltimento dei residui non ordinari che sarebbero stati sotterrati nei campi nonostante inquinanti.

Su quegli stessi appezzamenti sarebbe stato, poi, coltivato grano. Il frumento contenente cromo, chiamato dagli inquirenti “grano al cromo” fu poi immesso sul mercato nazionale ed entrò nella catena alimentare con tutti i rischi connessi alla commercializzazione di tale prodotto. L’imprenditore di Ururi che aveva patteggiato la pena a 6 mesi di carcere, aveva poi ottenuto la trasformazione della detenzione in multa ammontante a 6 mila euro e la derubricazione del reato ad un’accusa più lieve. Contro le ultime decisioni, è ora intervenuta la Procura Generale di Campobasso.

I magistrati del capoluogo non hanno affatto gradito l’uscita di scena dell’uomo in questi termini in quanto se la sarebbe “cavata con una pena troppo lieve” rispetto all’accaduto. E, sulla base di tali motivazioni, hanno impugnato il patteggiamento presentando ricorso in Corte di Cassazione. L’udienza è fissata il prossimo 21 dicembre. L’Operazione Mosca, condotta per diverso tempo dai Ros, portò per la prima volta in Basso Molise alla luce il traffico di rifiuti legato agli affari ed a possibili infiltrazioni malavitose nello sversamento di rifiuti sul territorio.

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