DeFrancescoTunnel
Il Garante, il Sindaco e l’impresa (galleria foto)
TERMOLI – Sono tra quelli che non si oppongono al Dibattito Pubblico per principio perché il coinvolgimento dei cittadini è sempre auspicabile (e doveroso). L’anomalia termolese sta nel fatto che avviene dopo che le decisioni di progettazione sono state già prese e le cose sono arrivate ormai a un punto irreversibile.
Il prof. Sgueo fa giustamente riferimento al modello di “partecipazione diffusa che in Francia, per legge, precede la realizzazione di tutte le grandi opere pubbliche” sollecitata da “una forte ondata di proteste”. Forse al prof. Sgueo non è stato detto che nel caso termolese i cittadini sono chiamati a legittimare un progetto già approvato e che se anche non lo approvassero, il progetto andrebbe avanti comunque.


È evidente come gli esiti della consultazione termolese non potranno diventare
“parte integrante della valutazione del progetto definitivo da parte del Governo” anche soltanto per il fatto che la decisione finale spetterà all’impresa che accetterà le modifiche proposte soltanto se saranno convenienti.

È evidente che non si tratta di un progetto filantropico (e nessuno lo chiede, ovvio) ma è altrettanto evidente che si tratta di un progetto nel quale l’interesse da parte dell’impresa ha un peso determinante lasciando alla città soltanto i costi di costruzione e della futura manutenzione.

Ma è vero che l’impresa avrà anche la gestione di tutti i parcheggi posti in un’area più ampia rispetto a quella di intervento e potrà fare appartamenti vista mare? È vero che le spese per il dibattito pubblico sono sostenute dall’impresa? La cosa suona almeno un po’ strana. Come strana e furba è la denominazione recente addolcita di “passante” invece di tunnel (ma un passante interrato cosa è se non un tunnel?)

L’esperienza termolese non penso potrà costituire “un modello di riferimento al governo” perché è nata male, con ritardo, perdendo l’occasione di consultare i cittadini qualche mese fa quando il loro parere avrebbe potuto contare qualcosa e suggerire realmente idee condivisibili. Bene ha fatto il prof. Sgueo a ricordare l’esperienza di “Avventura Urbana, che dal 1992 assiste le amministrazioni pubblica nella strutturazione di processi partecipativi” ma ci sono forti dubbi che questa sia comparabile con il caso Termoli dove, si ha l’impressione che a decisioni affrettate seguano contorsionismi che in qualche modo le possano giustificare e legittimare.

I risultati di questa iniziativa nostrana di avanguardia (?) destano preoccupazioni. Se saranno negativi, se cioè la gente dirà che è contraria all’intervento, si avrà la bella sorpresa di sapere che l’intervento si farà lo stesso (già, la penale! il sospetto che Termoli sia tenuta in ostaggio comincia a farsi strada); se saranno positivi, se cioè la gente dirà che è favorevole all’intervento, sarà anche peggio perché allora vorrà dire che poche persone possono trasformare una città come vogliono. E non ci sarà nemmeno bisogno di nascondersi dietro una comoda definizione paravento come “riqualificazione”. Ma allora sarà la Democrazia a farne le spese.

Luigi Marino

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