TERMOLI _ Ho sempre pensato che un segretario si sceglie sulla base di ciò che propone e non sulla base di quanto prende. Per cui non ci si può schierare a prescindere. Non ripetiamo l’errore del 2007 con gli schieramenti delineati, dove non ci fu competizione ma un plebiscito su Annamaria Macchiarola, un segretario pensato più per mantenere certi equilibri che capace di interpretare tutte le linee e, quindi, nessuna linea coerente e riconosciuta da tutti. Questo fu l’errore e le colpe non possono essere attribuite alla Macchiarola ma allo stesso partito. Era prevedibile che un segretario designato su basi non politiche non avrebbe retto per troppo tempo! Un partito che si reggeva su quote di spartizione non aveva futuro né poteva dare corso a un preciso mandato e ad una coerente linea politica. Perciò il congresso non può non partire da questa analisi critica di errori e di responsabilità e porvi rimedio. Questo congresso segnerà le politiche del futuro della nostra regione, decreterà la fine di un ciclo e l’inizio di una nuova era. Si devono chiudere definitivamente le identità, non dobbiamo mantenere più insieme le grandi tradizioni, ma andare oltre, parlare chiaramente del nostro futuro, visto che fino ad ora non ci siamo riusciti. Forte discontinuità con il passato, non dobbiamo fare un congresso fondativo né far diventare il PD un partito nuovo, come dice il candidato Petraroia, il partito nuovo c’è ed è il PD e bisogna continuare sulla linea del Lingotto.

Gli elettori molisani hanno espresso un grave giudizio negativo su di noi perciò dobbiamo riavviare il dibattito politico con proposte innovative coinvolgendo tutti, con la partecipazione di tutti e coinvolgendo il territorio. Giusto e opportuno il manifesto redatto dal Basso Molise. Perciò credo sia indilazionabile un rinnovamento di uomini e donne, mettere insieme il meglio delle culture diverse se vogliamo riparare i danni causati dal disastro elettorale. Dopo il tempo delle parole bisogna passare al consenso e all’impegno diretto e attivo e quindi alle iniziative.

Vero che dobbiamo mantenere le amministrazioni che governiamo ma gli amministratori devono usare il consenso per amministrare e non usare l’amministrazione per fare consensi. Bisogna mettere in campo tante iniziative, anche azzardate, con proposte specifiche per ottenere risultati concreti. Se il PD vuole essere il faro, deve correre il rischio, avere il coraggio di innovarsi e sfidare il centrodestra sull’innovazione se non vogliamo che le affermazioni diventino mancate promesse. Il rilancio del PD è vincolato alle scelte che faremo e sul coinvolgimento dei cittadini. Dobbiamo rivolgerci non solo agli iscritti ma anche agli elettori se vogliamo un grande partito. Dobbiamo costruire ipotesi nuove che si trasformino in successi elettorali. Dibattito vero, se non vogliamo il partito come uno strumento di proprietà di qualcuno o che il congresso finisca per ratificare decisioni prese altrove. Non dobbiamo fare un partito ridotto ad essere una macchina elettorale al servizio del leader.

Serve un leader per il partito e non un partito per il leader. La battaglia congressuale non può ridursi al sostegno di questo o quel candidato o da chi viene supportato. Sono i programmi, le proposte, le scommesse su cui uno può vincere o perdere. Per cui non servono rivincite ma ci vuole una classe dirigente capace di risanare la crisi attuale pensando alle nuove generazioni come fecero i nostri padri nel secondo dopo guerra. È il momento del cambiamento. Accanto ai grandi problemi dobbiamo porre anche la questione anagrafica con un dibattito, con progetti che giustifichino il ricambio generazionale, altrimenti si fa solo demagogia e si parla di rinnovamento solo perchè non si è capaci di elaborare idee e aggregare consensi. Ci vuole un grande progetto politico, dire cose nuove a cominciare dalla sicurezza, dall’ambiente, affrontare le emergenze: corruzione, povertà, alcool, droga e su questo favorire un progressivo ricambio dei gruppi dirigenti.

Dobbiamo saper incanalare questo processo altrimenti l’innovazione si risolverà nell’esatto opposto con la conservazione dello stato attuale. Non vorrei che la graduale discontinuità si trasformasse nella massima continuità. Dobbiamo delineare un futuro credibile e percorribile per recuperare tutti gli elettori che ci hanno lasciato o che non vanno più a votare. Partendo dal congresso di ottobre bisogna preparare una nuova classe dirigente pronta a governare, instaurando un nuovo clima, con personalità di rilievo a prescindere dal colore politico presenti sul territorio. Per stabilire, per pensare un futuro diverso dovremo fare accordi non politici ma di programma. Un Molise moderno e influente si costruisce con un grande progetto che tenga conto delle zone, del territorio, delle infrastrutture presenti e non di come usufruire delle risorse e dove intervenire prima.

Questo non toglie che bisogna distribuire il potere politico equamente senza campanilismi ma per necessità. Il riscatto della politica nel Molise passa attraverso il PD, perciò le porte sono aperte a tutti e tutti devono farsi avanti per costruire un partito forte, con nuovi valori, non con una carta dei valori! Dobbiamo unirci, rilanciare la linea politica del PD coinvolgendo i cittadini, le donne, i giovani che non si sono sentiti e non si sentono rappresentati da nessuno ma che culturalmente si ritrovano nel progetto del PD. Un grande partito che culturalmente deve nascere con ambizioni nuove e con nuove generazioni, con nuove priorità improntate sul cambiamento la cui missione è quella di offrire a tutti migliori opportunità.

                                                                                                                                           Angelo Cicchetti

                                                                                                                                           (circolo di Termoli)

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