CAMPOBASSO _ Le esigenze cautelari per due degli indagati nell’ambito dell’inchiesta sull’acquisizione delle quote private dello Zuccherificio di Termoli, Remo Perna ed Elvio Carugno, non sussistono. Con tale motivazione il Giudice per le indagini preliminari Rinaldi non ha accolto la richiesta, avanzata dalla Procura di Campobasso, di detenzione in carcere per l’imprenditore isernino che si aggiudicò le quote private dell’azienda saccarifera e per il funzionario della Regione che avrebbe partecipato all’operazione.

Proprio oggi sono cominciati gli interrogatori delle 16 persone indagate in base all’ipotesi del Pm Papa, secondo il quale la Regione, tramite Carugno, avrebbe accreditato con “procedure accelerate” tre milioni di euro a due società tessili riconducibili all’imprenditore Perna. Quelle somme, in seguito, sarebbero state usate per finanziare l’acquisto delle quote dello Zuccherificio.

In base a tale ricostruzione si profila il reato di truffa. Il Gip deve invece ancora pronunziarsi, e secondo calendario dovrebbe farlo poco prima di Pasqua, su un’altra richiesta del Pubblico ministero. Papa ha infatti presentato istanza per arrivare all’interdizione per sei mesi dalle proprie attività professionali e imprenditoriali per gli altri quattordici indagati. A questi ultimi vengono contestati i reati di abuso d’ufficio e falso ideologico e materiale.

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2 Commenti

  1. giustizia iniqua
    Questa è l’ulteriore prova che il nostro sistema giudiziario è fortemente iniquo,cioè debole con i forti e forte con i deboli. Veramente c’è da stare molto preoccupati, la sorte di ognuno di noi è affidata all’umore e opinione del giudice di turno. Quindi non c’è da gioire quando poi si spettacolarizza con i 52 indagati dell’Asrem, che sono pesci piccoli( COME MAI I PESCI GRANDI NON SONO STATI NEMMENO INDAGATI? ) ,che senz’altro sono da punire se si dimostra la loro colpa.

  2. peccato!
    Mi sarebbe piaciuto vedere il buon Perna con gli schiavettoni in quel di Larino. Ma dobbiamo avere un po’ di pazienza la giustizia è lenta ma inesorabile. Chi ha giocato con i soldi pubblici portando un’impresa al fallimento deve pagare.