MAFALDA _ Vorremmo ritornare sulla nostra precedente lettera del 18 aprile indirizzata alla Madruzza & Associati S.a.s tramite la Sua persona dopo il Suo intervento riprodotto sui locali organi di stampa e portali d’informazione, in cui paragona la sentenza del T.A.R del Molise, emessa l’8 aprile scorso e che fa divieto alla realizzazione sul territorio di Mafalda della Centrale termoelettrica a combustione di biomasse presentata dalla società immobiliare Dafin S.p.A. di Chieti, alla vittoria di Pirro nella battaglia di Eraclea contro Roma. In questo Suo testo, Lei scrive: “Pirro ottenne, come si dice in gergo, due vittorie tattiche, ma fu sconfitto per la mancanza di visione strategica”. Illustrando “Le analogie con la vicenda della CTE di Mafalda”, Lei prosegue: “Come nella vicenda storica anzidetta, anche in questo caso (è proprio vero che la storia si ripete), abbiamo la popolazione di Mafalda (la Taranto di Pirro) che si divide in due partiti, pro e contro la CTE a Biomasse. Le due fazioni sono raffigurate dal popolo (i lavoratori della SMI, cittadini di Mafalda, che stanno perdendo il posto di lavoro) e dai notabili (questi, ahimè, attraversano indenni la storia e sono sempre presenti) che rappresentano principalmente i loro interessi e quelli di pochi altri.

Roma, in questa analogia è rappresentata dalla idea stessa del “mostro” che brucia, dalla paura del cambiamento forse, dalla ridda di bugie e di leggende metropolitane che su “Roma” sono montate ad arte per attrarre simpatizzanti: si brucerà di tutto, è enorme, emette tonnellate di polveri peggio di un vulcano, ci sono dietro i Casalesi, nessuno sa quanto grande e pericoloso; queste sono le accuse che rimbalzano e sono talmente grandi da essere perfino sospette. Infatti, puntualmente arriva Pirro, evocato come salvatore della patria, condottiero di truppe mercenarie (alcune neppure del territorio ….) che arruola, giusto la storia, la popolazione con una incredibile serie di favole (quelle sulla dimensione e la pericolosità), di barzellette (il valore del territorio intonso, la fila di imprenditori disposti ad investire sul territorio e sulla ex SMI, ecc.), chiamando il popolo all’ultima crociata”. E per poi concludere: “Pirro, nel caso di Mafalda, è costituito da un ridottissimo numero di soggetti curiosamente coinvolti con interessi personali, alcuni di carriera politica altri di interessi economici”.

Non vogliamo ricordarLe ancora una volta qui che l’ex Sindaco di Mafalda Nicola Valentini si rifiutò ad organizzare un referendum consultivo sulla questione della Centrale a biomasse seppure la popolazione la richiedeva e che la convenzione di Aarhus ratificata dall’Italia la prevedeva, ma che anche lo stesso Sindaco aveva in precedenza lasciato intendere che si potesse fare (“Si può fare” aveva detto il 27 dicembre 2006 alla prima presentazione del Progetto Mafalda). Non ci fu nessuna consulta democratica dei cittadini. L’allora Sindaco dichiarò che il referendum sarebbe stato l’esito delle elezioni comunali e così fu. Dopo il 7 giugno 2009, Nicola Valentini non era più sindaco. E se fu eletto con 12 voti di vantaggio, questa volta la sua lista civica (Intesa Democratica) perse per 120 voti. Questa è la democrazia, anche se a qualcuno non piace. Nicola Valentini spesso lo ripeteva -a chi osava criticare i suoi modi di gestore della ‘cosa pubblica’-, “Sarò giudicato dai elettori”.

Ci spieghi chi sarebbero secondo Lei questo “ridottissimo numero di soggetti curiosamente coinvolti con interessi personali, alcuni di carriera politica altri di interessi economici”. (Seppure non si capisce come si può lucrare impedendo un investimento milionario, caso mai chi ne tira profitto è chi lo favorisce. Non Le sembra?) Poi ci precisa anche il significato di queste sue affermazioni: “Roma, in questa analogia è rappresentata dalla idea stessa del “mostro” che brucia, dalla paura del cambiamento forse, dalla ridda di bugie e di leggende metropolitane che su “Roma” sono montate ad arte per attrarre simpatizzanti: si brucerà di tutto, è enorme, emette tonnellate di polveri peggio di un vulcano, ci sono dietro i Casalesi, nessuno sa quanto grande e pericoloso; queste sono le accuse che rimbalzano e sono talmente grandi da essere perfino sospette“.
 
Noi insieme a Lei ci auguriamo che “Si può solamente sperare che il Consiglio di Stato sappia leggere opportunamente le carte”.



Giovani Elettori di Sinistra

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