CAMPOBASSO _ In questi giorni si stanno rincorrendo le voci di numeri strabilianti di docenti da immettere in ruolo. La realtà è che i nuovi assunti non copriranno nemmeno i pensionamenti. In Molise a fronte di 230 docenti ed ATA che andranno in pensione dal 1° settembre 2012, ci saranno soltanto 120 immissioni in ruolo. È positivo aver garantito anche quest’anno le immissioni in ruolo dei docenti, ma occorre invertire la tendenza alle riduzioni degli organici. Il Ministro, quando sostiene che, con i concorsi ordinari, entreranno i giovani ad insegnare, dimentica che anche i precari sono giovani e da anni garantiscono, con impegno e con competenza, il servizio nelle scuole.

Del resto le procedure lunghe e farraginose previste per le abilitazioni (laurea specialistica, TFA, concorso, ecc.) prolungano, in modo spropositato, i tempi per poter diventare insegnante. Esistono, ancora, le graduatorie ad esaurimento che, in Molise, hanno iscritti quasi 2000 abilitati all’insegnamento. Per questa ragione bisogna cambiare le modalità con le quali sono definiti gli organici garantendo più posti disponibili, più tempo scuola e una programmazione pluriennale di immissioni in ruolo. Per l’ effetto combinato della devastante riforma sulle pensioni, della spending review e dei tagli del precedente governo, si rischia, nei prossimi anni, di avere pochi spazi sia per i precari sia per ipotetici concorsi. In Molise vi sono 172 posti disponibili e vacanti per le immissioni in ruolo.

Il MIUR ne ha programmato 120. È sicuramente un risultato importante aver ottenuto le immissioni in ruolo in un periodo così buio e pieno d’incognite per i precari. Ma è, comunque, insufficiente. Il 28 agosto sono iniziate le operazioni con la scuola dell’infanzia e con la scuola primaria. Rimangono problemi per quanto riguarda la possibilità di garantire le immissioni in ruolo per il personale ATA a seguito dei tagli e delle misure devastanti contenute nella spending review. Occorrerebbe tornare a parlare d’investimenti nella scuola pubblica, perché i tagli hanno determinato l’impossibilità di garantire una qualità adeguata dell’offerta formativa.

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