CAMPOBASSO _ In questo scorcio d’estate, alla storia infinita del dissesto economico della nostra regione, si aggiunge l’ennesimo, malinconico capitolo. Purtroppo, sconosciuto ai più. In effetti, non sono molti gli organi di informazione che hanno dato adeguato risalto alla vendita all’asta, che si terrà a metà settembre, del nostro, e sottolineo nostro, patrimonio immobiliare. Una vendita resasi necessaria per cercare, vanamente, di ripianare l’enorme debito della sanità molisana. In barba a qualsiasi pratica di buona amministrazione, a qualsiasi principio di oculata gestione patrimoniale, la Regione Molise pone in vendita una parte degli immobili di proprietà dell’ASREM.

E tutto ciò si consuma nell’indifferenza di coloro che ne sono i reali proprietari, cioè i cittadini molisani, che pagano l’ennesimo scotto di aver delegato l’amministrazione del nostro territorio a personaggi che tacciare d’incompetenza è un puro eufemismo. Intanto, i suddetti personaggi, sempre in questo scorcio d’estate, lavorano alacremente per approvare il nuovo Statuto regionale, impegnando in questo compito le migliori energie e riescono, pur tra qualche mugugno, a trovare la quadratura del cerchio, approvandolo, appunto, in prima lettura.

E così, notiamo con piacere, che, nonostante l’esperienza non certo esaltante degli ultimi anni, tuttavia resta come punto fermo la norma che regolamenta l’elezione diretta del Presidente della giunta regionale. In realtà, l’art. 122 della C.I., al 5° comma, prevede che nello Statuto regionale possa essere disposto diversamente e quindi che l’elezione passi attraverso il Consiglio. Ora, nonostante l’elezione diretta, a suffragio universale, dei governatori regionali sia la prassi nelle regioni italiane a statuto ordinario, ritengo che in Molise questa non si sia dimostrata una buona pratica di democrazia. L’eccesso di potere che si concentra nelle mani di un governatore e, nella fattispecie, di un governatore poco accorto ed oculato nella gestione del bene comune, può rivelarsi un terribile boomerang per coloro che ritengono si tratti di un modo più snello di gestire la macchina amministrativa.

Il Consiglio regionale, e tutte le assemblee consiliari in genere, sono il luogo deputato della gestione democratica della res publica, ma qui, in Molise, il Consiglio è stato progressivamente esautorato delle sue funzioni sia con la nomina in giunta di esterni, sia con l’obbligo delle dimissioni da consiglieri per coloro che hanno assunto l’incarico di assessori. Così il sacrosanto principio della rappresentanza è andato a farsi benedire e ci siamo ritrovati ad avere un notevole numero di amministratori che non sono espressione del voto popolare. Oltre a non avere le adeguate competenze tecniche per gestire i settori che sono stati loro affidati (vedi la delega assessorile alla Sanità).

E in questo allegra e personalistica gestione del denaro e del sentire dei molisani, l’attuale governatore non mi sembra avere la statura di coloro che, eletti direttamente dal popolo, si assumono la responsabilità di lavorare nell’esclusivo interesse della collettività. Non sarebbe il caso di ammettere le proprie mancanze e chiedere di rimettere al popolo molisano la decisione di cambiare classe dirigente? Naturalmente, chiamandosi responsabilmente fuori dalle prossime tornate elettorali.

Mario Fratipietro, consigliere comunale PDL, Campobasso

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