TERMOLI _ Si aprirà domani 1 settembre, in comunione con tutta la Chiesa Italiana, con la Quinta giornata per la Salvaguardia del Creato, il mese dedicato alla salvaguardia del creato, un’occasione preziosa per accogliere ed approfondire il legame che intercorre tra la convivenza umana e la custodia della terra trattato dal Santo Padre Benedetto XVI nel messaggio redatto per la 43esima Giornata Mondiale della Pace dello scorso 1 gennaio, intitolato “Se vuoi coltivare la pace, custodisci il creato”. Sarà una giornata da vivere «in spirito di fraternità ecumenica, nel dialogo e nella preghiera comune con i fratelli delle altre confessioni cristiane, uniti nella custodia della creazione di Dio» (Messaggio Custodire il creato, per coltivare la pace, 1° settembre 2010). Diventa imperativo, in questo tempo, interpretare il “salvaguardare” con il “custodire” che richiama il coltivare e il custodire della Genesi, il promuovere e il proteggere, e non solo la preoccupazione a non rovinare qualcosa.

L’approccio cristiano alle tematiche ambientali parla anzitutto di creato, perché riconosce in Dio Padre, il Creatore del cielo e della terra, com’è professato nel Credo. Il creato è dono di Dio per la vita di tutti gli uomini, «e il suo uso rappresenta per noi una responsabilità verso i poveri, le generazioni future e l’umanità intera» (Caritas in veritate, n. 48).

A motivare il nostro impegno per il creato è la passione verso l’uomo, la ricerca della solidarietà a livello mondiale, ispirata dai valori della carità, della giustizia e del bene comune, vissuti nella fede e nell’amore di Dio. La custodia del creato riveste così una particolare rilevanza perché «la creazione è l’inizio e il fondamento di tutte le opere di Dio». “Il credente -afferma mons. Gianfranco De Luca- guarda alla natura con riconoscenza e gratitudine verso Dio, per questo non la considera un tabù intoccabile o tanto meno ne abusa con spregiudicatezza. Ambedue questi atteggiamenti non sono conformi alla visione cristiana della natura, frutto della creazione di Dio.

L’approccio cristiano mette Dio creatore al primo posto. L’uomo come prima creatura e il creato come dono di Dio all’uomo perché nel creato l’uomo si sviluppi e faccia sviluppare il creato stesso in tutte le sue componenti: uomini, animali, piante,… la visione cristiana è il camminare insieme dell’uomo e dell’ambiente verso Dio”. Nel messaggio Custodire il creato, per coltivare la pace in occasione della 5ª Giornata per la salvaguardia del creato, i Vescovi ci invitano ad «accogliere e approfondire, inserendolo nel suo agire pastorale, il profondo legame che intercorre fra la convivenza umana e la custodia della terra». È un impegno prezioso per noi, per la nostra terra e per le future generazioni: «costruire la pace nella giustizia significa, infatti, orientarsi serenamente a stili di vita personali e comunitari più sobri, evitando i consumi superflui e privilegiando le energie rinnovabili. È un’indicazione da realizzare a tutti i livelli, secondo una logica di sussidiarietà: ogni soggetto è invitato a farsi operatore di pace nella responsabilità per il creato, operando con coerenza negli ambiti che gli sono propri». Promuovere nuovi stili di vita attenti al creato. Per manifestare l’attenzione nei confronti del creato e per promuovere sempre maggiore attenzione sui temi ecologici, la Chiesa italiana celebra ogni anno, il 1° settembre la Giornata per la custodia del creato che ha anche risvolti ecumenici, e la seconda Domenica di Novembre la Giornata del ringraziamento per i doni della terra.

Sono due momenti particolarmente vissuti dalle Diocesi e dalle Associazioni laicali molto sensibili a questi temi. L’obiettivo è di promuovere un effettivo cambiamento di mentalità che induca ad adottare nuovi stili di vita, “nei quali la ricerca del vero, del bello e del buono e la comunione con gli altri uomini per una crescita comune siano gli elementi che determinano le scelte dei consumi, dei risparmi e degli investimenti” (Giovanni Paolo II, Centesimus annus, n. 36)». Obiettivi particolari si concretizzano nel riflettere sul rapporto vitale tra l’uomo, l’ambiente e Dio, nell’ottica della responsabilità di ciascuno; nella promozione di nuovi stili di vita che utilizzano con maggior sobrietà le risorse energetiche, per contenere le emissioni di gas serra, ma anche per la vivibilità delle nostre città; nella diffusione di studi sul miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici, anche per gli spazi delle nostre comunità; sulla possibilità di far avanzare la ricerca di energie alternative e la promozione dell’energia eolica, solare e geotermica per il riscaldamento e l’illuminazione; sul sostenere e praticare nelle nostre comunità la raccolta differenziata dei rifiuti, il riuso dell’usato. Il “dovere gravissimo” del custodire il creato Benedetto XVI nella Caritas in veritate ci invita ad «avvertire come dovere gravissimo quello di consegnare la terra alle nuove generazioni in uno stato tale che anch’esse possano degnamente abitarla e ulteriormente coltivarla» (n. 50).

L’espressione “dovere gravissimo” esprime una qualifica etico-teologica molto forte, che il Concilio Vaticano II usa per esprimere l’obbligo dell’educazione che i genitori hanno nei confronti dei loro figli, della solidarietà che le nazioni ricche hanno verso i popoli in via di sviluppo, della promozione della pace in tutti gli uomini. È indispensabile quindi che l’umanità rinnovi e «rafforzi quell’alleanza tra essere umano e ambiente, che deve essere specchio dell’amore creatore di Dio, dal quale proveniamo e verso il quale siamo in cammino». Custodire «l’ambiente naturale per costruire un mondo di pace è dovere di ogni persona. Ecco una sfida urgente da affrontare con rinnovato e corale impegno; ecco una provvidenziale opportunità per consegnare alle nuove generazioni la prospettiva di un futuro migliore per tutti» (Benedetto XVI, Se vuoi coltivare la pace…, 14). È necessario educarci ed educare a una grande attenzione nei confronti del creato, pensando che esiste una grande reciprocità tra noi, il creato e Dio, anzi «nel prenderci cura del creato, noi constatiamo che Dio, tramite il creato, si prende cura di noi» (Ibidem, n. 13).

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