La zona di Rio Vivo
La zona di Rio Vivo
TERMOLI _ Nei giorni scorsi è stata sollevata presso la sezione civile della Corte di Appello di Campobasso la questione inerente la veridicità o la falsità della mappa adoperata dalla Capitaneria di Porto di Termoli per la delimitazione del demanio marittimo nella zona di Rio Vivo.

Come è noto la vicenda, che riguarda un intero quartiere della città di Termoli, si trascina da molti anni coinvolgendo oltre mille persone ed impegnando numerosi giudici, sia penali che civili che amministrativi.  I problemi sorti sono diversi, poiché l’Agenzia del demanio pretende la restituzione dei suoli occupati, definiti di pertinenza del demanio marittimo, l’incameramento gratuito delle costruzioni eseguite ed il pagamento di un fortissimo indennizzo per tutti i decenni di occupazione. Inoltre, le persone coinvolte sono state imputate di occupazione abusiva ed hanno subito numerosi processi penali.

Il nocciolo della questione è dunque se i terreni siano da ritenere appartenenti al demanio marittimo, secondo la tesi della Agenzia del demanio e della Capitaneria di porto, oppure siano privati, secondo la tesi degli abitanti.
A favore di questi ultimi si ritrovano parecchi argomenti che si riferiscono all’intestazione catastale e all’Autorità che ha sempre sovrainteso alla zona, e cioè all’Intendenza di Finanza (come per i beni privati) e non alla Capitaneria di Porto (come per i beni demaniali marittimi). Finora, però, i giudici hanno in genere preferito privilegiare la tesi della natura pubblica dei terreni, sulla base di una mappa, fornita dalla stessa Capitaneria, datata 1983, che segna una linea di demarcazione –che pure è in contrasto con le altre risultanze- che, a suo dire, darebbe stata tracciata nel 1912.

Recentemente, però, i legali degli abitanti di Rio Vivo hanno rinvenuto la planimetria originale allegata al

Giovanni Di Giandomenico
verbale di delimitazione del 1912, che sconfessa nettamente la tesi delle Amministrazioni. Ma, poiché, il documento adoperato da quest’ultime è un atto pubblico, in quanto rilasciato da un Ufficio dello Stato, esso a norma di legge fa piena fede, a meno che non si dimostri che è falso, attraverso uno speciale procedimento –civile e non penale, nonostante il nome- che è denominato “querela di falso”. E’ quanto è avvenuto proprio presso la Corte d’Appello in una delle ultime udienze, in cui è stata proposta tale “querela”. Anche il Comune di Termoli procederà nello stesso modo nella causa che lo vede opporsi alle Amministrazioni dello Stato. In tal senso ha già deliberato la Giunta comunale.

Il prof. Giovanni Di Giandomenico, che con l’avv. Ettore Giacobone difende gli abitanti di Rio Vivo ed anche il Comune di Termoli, ha dichiarato:Credo fermamente che, con la proposizione della querela di falso, la vicenda avrà una svolta decisiva e potrà mettere fine ad un angoscia durata per molti decenni e che ha tormentato di continuo centinaia di famiglie e migliaia di persone. Io non so chi e perché ha fabbricato la famosa mappa del 1983; so però che essa è in netto contrasto con quella originale del 1912 che da ultimo è stata ritrovata. Confido dunque nella scienza e saggezza dei giudici che potranno finalmente restituire serenità ad un intero quartiere cittadino”.

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2 Commenti

  1. La mappa del 1912 o meglio la linea di demarcazione del 1912 ha fatto il proprio ingresso nelle vicende giudiziarie dal 1978. L’allora pretore di Termoli dott. Nazzaro proprio in base alla linea di demarcazione del 1912 nella causa Macrellino + 31 ha assolto tutti i frontisti di rio vivo. Chiedere lumi agli avvocati di allora non e’ facile xche’ di quel gruppo sono rimasti sulla breccia solo Cianci, Luigi Greco, Sassi e l’allora giovanissimo De Michele.