CAMPOBASSO _ Abbiamo vissuto la vigilia dei referendum con un forte sentimento di attesa e di speranza. Abbiamo sentito che, come in altre parti di Italia, anche da noi, nella nostra piccola regione, può cambiare il vento. Questo ci hanno detto le decine di iniziative, banchetti, gazebo, conferenze-stampa, distribuzione di volantini, feste improvvisate, musica all’aperto, flash mob sorprendenti, che hanno reso più vive le piazze di paesi e città. Per non parlare di internet su cui è corsa veloce l’informazione che per troppo tempo è mancata sui media, anche sulla TV pubblica. Ci ha colpito soprattutto l’età dei protagonisti di questa mobilitazione: i giovani, le ragazze e i ragazzi che hanno portato avanti con tenace e pregevole autonomia dai ‘politici di professione’ la battaglia dei ‘beni comuni’: l’acqua, l’ambiente, la tutela della natura e della vita stessa da ulteriori danni e da pericoli estremi.

L’esito del referendum ci entusiasma e ci dà una grande speranza. È una grande lezione di democrazia rispetto al recente voto per la provincia, dove ha votato il 55% dei cittadini. Se però si sottraggono i 9 punti delle schede bianche o nulle, in effetti scendiamo al 46%: sotto il livello di guardia per la salute della democrazia. Per i referendum ha espresso voti validi nella nostra provincia il 59,9% dei cittadini: segno indubitabile che quando la partita ha senso, quando la posta in gioco è netta, quando il segnale è forte e chiaro, i cittadini si mobilitano autonomamente. Prescindono del tutto dalle oligarchie dei partiti, anzi diventano moltiplicatori di partecipazione e di democrazia. Abbiamo ricominciato a sperare perché abbiamo visto all’opera, nella lunga campagna per la raccolta delle firme e poi nello sprint finale per raggiungere il quorum e il risultato positivo, moltissimi giovani, il loro attivismo, la serietà e al tempo stesso la fantasia con cui hanno realizzato il loro impegno. Da loro abbiamo molto da imparare: sono loro la sinistra reale, disseminata nella società.

Sono fuori dai gruppi che occupano i partiti arrogandosi denominazioni di sinistra o di centrosinistra. Verso questi giovani abbiamo un debito, che dobbiamo cominciare a pagare. Dobbiamo almeno provarci. È per questo che abbiamo bisogno di un progetto di cambiamento, che avvii un processo di liberazione. Per la nostra terra, per la nostra gente e soprattutto per loro, per i giovani. Ci siamo attivati, per avere uno spazio e un tempo aperti ai cittadini, anche e soprattutto ai più giovani. Spazio e tempo per discutere, per far emergere con chiarezza i problemi e i bisogni veri. Insieme si formulano le possibili risposte, insieme si elaborano le linee di un programma di cambiamento, insieme si disegna il futuro della nostra regione. Da questo comune lavoro può partire la ‘liberazione’ del Molise.

Qui forse più che altrove i referendum sui ‘beni comuni’ hanno toccato un nervo scoperto, perché qui di alcuni ‘beni comuni’ è stato fatto strame. Il Molise è pesantemente coinvolto nei traffici di rifiuti tossici, tra i percorsi più lucrosi delle mafie. Ci riferiamo senza giri di parole alla devastazione ambientale del Basso Molise, all’avvelenamento del terreno, allo scandalo Cosib, che presenta sempre nuove puntate, nuove scoperte, come quella – recentissima – di un terreno adiacente alla sede del Cosib, e di sua proprietà, impregnato di trielina, avvelenato, eppure ancora coltivato e i cui prodotti con tutta probabilità sono stati immessi sul mercato. Ma anche le altre parti del nostro territorio sono state profondamente devastate, come il venafrano, con gli elevati indici di diossina presenti nell’area degli inceneritori, come Montagano con la discarica stracolma al punto che balle di rifiuti sono rimaste accatastate su terreni non impermeabilizzati, a breve distanza dal corso del Biferno. Sono mancati i controlli? O sono stati fatti controlli di comodo? Complicità e connivenza? o solo leggerezza e incapacità di chi doveva esercitare controlli e non è stato all’altezza del compito?

Ma intanto la penetrazione delle mafie dei rifiuti, per lungo tempo passata sotto silenzio, è stata praticamente consentita. Certamente, oggi, questa terra ha bisogno di un processo di liberazione, per poter rinascere. È soffocata dai debiti, per gli sperperi conseguenti alla mancata programmazione, alla gestione familistica e alla ramificata rete clientelare di Iorio, che ancora oggi distoglie denaro dalla ricostruzione post terremoto per altri usi. Lacerato il già fragile tessuto produttivo, in sofferenza gravissima tutto il sistema sanitario, che subisce tagli drastici e ancor più dolorosi perché indiscriminati e irrazionali, in crisi anche a seguito di scelte nazionali il sistema dei trasporti, la scuola, l’università. La nostra regione rischia di scomparire in un pericoloso progetto di Marca Adriatica, che ci trasformerebbe in anonima periferia di regioni più forti, in ‘contado di molise’, senza autonomia, senza autogoverno, senza più identità, senza futuro. Per lottare contro questa non astratta prospettiva, e per scongiurare la bancarotta della nostra regione, dobbiamo liberarci del governo di centrodestra.

Ma a tal fine non servono i ‘tavoli’ di un centrosinistra, per altro incompleto, che ha profondamente deluso e disorientato il suo popolo; questi ‘tavoli’ sono anzi pericolosi, perché incapaci di prospettare un cambiamento che sia credibile, affidabile, praticabile. Questo per una serie di motivi: 1) perché ai tavoli siedono osannando le primarie “senza se e senza ma” gli stessi personaggi che tre mesi fa si assunsero il ruolo di ‘carnefici’ delle primarie; 2) perché il tema delle primarie, in sostanza indette mentre era in corso la fallimentare campagna per le provinciali, ha di fatto sostituito le necessarie dimissioni di quei dirigenti che hanno portato alla sconfitta il popolo del centrosinistra; 3) perché l’opposizione in Consiglio Regionale non ha espresso una visione distinta e distante da quella della maggioranza, non ha né voluto né saputo rendersi riconoscibile agli occhi del suo elettorato, inducendo in esso disorientamento, diffidenza e timore di una sostanziale contiguità tra i soggetti del ‘tavolo’ e l’attuale maggioranza e quindi di una pericolosa continuità delle pratiche di malgoverno anche in caso di sconfitta del centrodestra; 4) perché le primarie che si indicono ora appaiono accomodate a disegni personalistici e trasformate in percorsi ad ostacoli per possibili aspiranti ‘irregolari’ e non omologhi al tavolo; 5) perché si preclude in tal modo il rapporto – l’unico veramente vitale – con i cittadini, con quella ‘società civile’ al cui interno individuiamo una parte più vigile sui problemi della collettività, quella che realmente esercita una ‘cittadinanza attiva’. Noi ci rivolgiamo a tutti, ma guardiamo con particolare attenzione a coloro nei quali cogliamo tensione al cambiamento, sensibilità ai nodi cruciali della sofferenza sociale: la famiglia, la povertà che incalza, il futuro dei giovani oscurato o negato. Noi vogliamo aiutare le famiglie.

Ma il primo e il più valido aiuto che un buon governo può dare alle famiglie è il risanamento del tessuto produttivo, il lavoro per i giovani. Vogliamo trattenerli in questa terra attraverso l’impiego delle loro capacità, della loro intelligenza, delle loro energie. Sono loro la nostra ricchezza. Bisogna creare le condizioni perché possano restare. Con loro e per loro si deve fare del Molise una regione aperta, capace di interconnessioni e di relazioni positive con le altre regioni, con i popoli del Mediterraneo, con l’Europa, con il mondo. I problemi dello sviluppo oggi si presentano con tale complessità da non potersi affrontare se non mettendo insieme progetti e risorse, creando sinergie in particolare con le altre regioni del centro sud, per le grandi infrastrutture, da costruire ex novo o da ammodernare, per i trasporti su gomma e su rotaia, per la produzione e la distribuzione dell’energia ecc. ecc. Anche questa dovrà essere la strada per riprendere il percorso della crescita e invertire il trend negativo di questi ultimi anni. Dobbiamo adoperarci per un nuovo modello di sviluppo, per uno sviluppo sostenibile, che rispetti la natura.

L’opera di risanamento del territorio, di restituzione all’integrità dei nostri beni paesistici e artistici, di promozione delle risorse culturali, e il contestuale rilancio produttivo, sostenuto da un credito reale e agevolmente attingibile, l’estromissione delle mafie dei rifiuti, dell’usura, del cemento: questo può fare della nostra una regione aperta al mondo, capace di attrarre turismo e investimenti. Politiche attive del lavoro, questo è il cuore del nostro progetto. Di ‘lavoro buono’, non all’insegna di una precarietà che devasta la vita dei giovani e, ormai, dei meno giovani. Solo così si aiuta veramente la famiglia: liberandola dall’angustia soffocante di un orizzonte che si chiude per i loro figli, restituendole la prospettiva del futuro. Ma tutto questo esige un’opera di bonifica delle istituzioni: la Regione va restituita alla funzione che le è propria, di soggetto di legiferazione e di programmazione. Bisogna sfoltirla di enti inutili che appesantiscono la macchina istituzionale e la rendono funzionale solo a pratiche clientelari.

È assolutamente necessario uno Statuto Regionale radicalmente diverso da quello approvato nel febbraio scorso, che ha prodotto un’ondata di sdegno popolare per l’insensata crescita delle poltrone e degli sperperi. È indispensabile una drastica riduzione dei costi della politica: condizione preliminare per poter affrontare le sfide del nostro tempo, in particolare la prospettiva del federalismo. Ed è essenziale che la Regione attui, come previsto dal riformato Titolo V e dalla produzione legislativa che ne è derivata, il trasferimento di funzioni e delle relative risorse agli Enti Locali, pena l’impossibilità di dar vita ad una reale sussidiarietà capace di interfacciarsi proficuamente con l’impegno di solidarietà costituzionale e di promuovere un rapporto diretto dei cittadini con le istituzioni ad essi più vicine. Vogliamo che domani siano i cittadini i protagonisti della vita della collettività, e che oggi nasca con il concorso attivo dei cittadini il progetto di cambiamento, di liberazione dal blocco di democrazia reale e partecipata, che soffoca la nostra regione e umilia la nostra dignità.

Maria Giuseppina Fusco, Isabella Astorri, Gabriella Di Rocco, Gabriella Antonelli, Adriana Izzi, Antonio Matticola, Luciana Smargiassi, Emilio Natarelli, Gabriella Buldrini, Antonio Di Girolamo.

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7 Commenti

  1. ma di cosa parliamo’
    ma la izzi non è la stessa che si è candidata a campobasso con coittadinoi, poi entrata in cosiglio comunale aveva detto che si sarebbe dimessa, che in consiglio non dice una parola ma sottoscrive quello che fanno gli altri, poi è transitata con idv e ora con d’ascanio che certo amico di idv non è. ma non è un pò troppo ballerina? e come mai gli altri firmatari parlano di tante cose e non si facìnno l’esame di coscienza visto che erano autoconviocati che non hanno preso il quorum e non sono rappresentati in provincia… ve lo dico io il perchè: sono tutti bravi a restare all’opposizione e non sanno cosa significa vincere perchè non vogliono responsabilità di governo. meglio rompere che unire.

  2. vogliamo vincere o tirare a campare?
    se il centrosinistra coltiva il sogno di restitutire ai molisani la dignità da lungo tempo negata, è arrivato il momento che lo dimostri, facendo quadrato intorno ad un nome spendibile,quale potrebbe essere quello di nicola d’ascanio,visto che è stato il presidente dell’ultimo baluardo della sinistra in molise, cioè la privincia di campobasso. se poi quello che interessa a lorsignori è ritagliarsi lo spazietto per qualche poltrona in consiglio regionale per i soliti noti, si accomodino pure. come alle provinciale, io e tanti altri non saremo della partita.

  3. per luna63
    ma parli dello stesso d’ascanio che ha aderito agli autoconvocati? lo stesso che non ha fatto nulla per unire il centrosinistra solo perchè voleva essere ricandidato a tutti i costi senza valutare gli errori politici da lui commessi? dello stesso d’ascanio che ha fatto delibere di giunta a pochi giorni dalla fine del mandato che sono a dir poco discutibili? o dello stesso d’ascanio che viene chiamato zar nicolino II, e certo non in senso positivo? e che ha vicino uomini fedeli come l’ex assessore di san martino che ha fatto votare de matteis? forse è meglio che vaid all’ottico prima delle regionali, almeno ti impegni per il centrosinistra che vuole una regione diversa e non per quello che dice essere di sinistra solo perchè vuole la poltrona perchè altrimenti che fa?