ROMA _ Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, celebrerà domani, 17 marzo, alla Camera dei deputati il 150esimo anniversario dell’Unita’ d’Italia. Il Capo dello Stato, salutato da un picchetto d’onore, sarà accolto alle ore 16, all’ingresso di Montecitorio dai Presidenti della Camera e del Senato, Gianfranco Fini e Renato Schifani. E nell’Aula di Palazzo Montecitorio ci sarà anche il presidente del Consiglio provinciale Carmine Perugini. Prima dell’inizio della seduta comune sarà possibile visitare una mostra, allestita nel Transatlantico, di documenti storici relativi al 1861 e al 1948. In Aula la Banda militare Interforze eseguirà l’Inno d’Italia e, subito dopo, prenderanno la parola, per svolgere il loro intervento, nell’ordine, il Presidente della Camera, il Presidente del Senato e il Presidente della Repubblica alla presenza di deputati, senatori e altre autorità dello Stato. Gli onori militari, tributati al Capo dello Stato in piazza Montecitorio, concluderanno la Cerimonia.
“Si tratta di un momento storico e per questo di evidente rilevanza – spiega il presidente del Consiglio provinciale – ed è per me un onore poter prendere parte alla cerimonia in qualità di rappresentante di Palazzo Magno. Come ho già avuto modo di spiegare, però, credo che i 150 anni dell’Unità di Italia non debbano essere occasione per facili speculazioni e altrettanto agili ricostruzioni storiche. Sono l’unità e l’indivisibilità della nostra patria i fondamenti della Costituzione che non possono e non devono essere messi in discussione da leggi e normative che accentuino le disuguaglianze. La nostra forza, quella del popolo italiano, è tutta nella contaminazione culturale che ha fatto delle diversità il valore aggiunto e non il limite. Traguardi raggiunti a prezzo di lotte, di vite umane, di sacrifici e di impegno che spesse volte vengono messi in discussione con politiche che provano a gettare discredito sul Mezzogiorno d’Italia. Spero che i 150 anni dall’Unità d’Italia, che ci apprestiamo a festeggiare assieme alle più alte cariche dello Stato, possano rinsaldare la coesione sociale affinché si ritrovino quel forte senso dell’Italia e del futuro della nazione”.
