L’Invaso del Liscione
LARINO_ A proposito della presenza di trialometani (THM) nell’acqua di alcuni paesi del Basso Molise, vale la pena aggiungere dei dettagli tecnici al dibattito/polemica in corso: spero che le considerazioni di un chimico che opera da anni nel settore delle acque si rivelino utili per l’intera collettività del Basso Molise e per chi distribuisce questo prezioso liquido nei nostri territori. Innanzitutto diciamo che il mio consiglio è di non abbassare assolutamente la guardia, anche se i valori dovessero scendere sotto i limiti di legge.

Per diversi motivi, tra cui quello ben noto dell’effetto Primavera-Estate, quando nell’invaso prolifereranno i fenomeni biologici e con loro, il contenuto organico dell’acqua; inoltre, per effetto della temperatura aumentata, l’agente disinfettante a base di cloro evaporerà più facilmente. La combinazione di questi due effetti comporterà la necessità di un dosaggio superiore di agente disinfettante e di conseguenza, del rischio di formazione dei THM.

Diciamo pure cosa sono i THM. Non si tratta di una singola molecola chimica ma di una famiglia di quattro composti: triclorometano (cloroformio, CHCl3); diclorometano di bromo (CHBrCl2); tribromometano di cloro (CHBr2Cl); tribrometano (CHBr3). La loro formazione, a seguito della potabilizzazione delle acque, non deve cogliere di sorpresa: è nota da anni dagli addetti del settore. Si conoscono anche i rimedi per minimizzare il rischio della loro formazione: al solito, non esiste la panacea ma si adotta un mix di soluzioni per tenere il problema sotto controllo. Una prima soluzione proviene dalla considerazione che tali composti (THM) non sono presenti naturalmente nelle acque ma si formano dalla reazione tra materiale organico (detto T.O.C.) contenuto nell’acqua e l’agente disinfettante a base di cloro che si aggiunge (genericamente Cl): TOC + Cl = THM.

E’ chiaro che minimizzando la concentrazione di uno dei due reagenti, la formazione dei THM è limitata. Nel nostro caso, non è possibile portare a zero né il materiale organico (l’acqua proviene dal lago, quindi avrà sempre un minimo di materiale organico), né il disinfettante a base di cloro (a meno di voler servire agli utenti acqua microbiologicamente non pura!). Bisogna fare sforzi, davvero eccezionali, per minimizzare il carico organico tramite aggiunta di flocculanti chimici, uso di precipitazioni chimiche-fisiche, di filtrazioni e di pulizie, attente e sistematiche. Invece, minimizzare l’uso del disinfettante (genericamente, il cloro) è controproducente: l’acqua non ce la fa ad arrivare alle utenze microbiologicamente sana (come già sta parzialmente succedendo) e nell’impianto comincerebbero a proliferare gli eventi indesiderati, come muffe ed alghe. Una seconda soluzione consiste nel variare i tipi di disinfettanti : non solo ipoclorito ma anche biossido di cloro, ozono, raggi U.V. per esempio. Anche questa non è una soluzione assoluta: per ciascuna di queste tecniche esiste la controindicazione che va minimizzata e gestita, giorno per giorno. In molto aiutano le analisi e la conoscenza del proprio impianto e della rete di distribuzione.

Ad ogni modo, i costi di impianto e di manutenzione per queste tecnologie sono maggiori rispetto all’uso dell’ipoclorito. Una terza soluzione prevede il filtraggio dell’acqua attraverso carboni attivi. Il carbone attivo è quasi un agente miracoloso: blocca per adsorbimento molte delle sostanze indesiderate, compreso il materiale organico, i THM ed il cloro residuo. Ma anche il carbone attivo ha le sue controindicazioni: quando si satura (ovvero si impregna delle sostanze in questione) non assorbe più nulla ma addirittura cede all’acqua quello che prima aveva adsorbito; in questo caso esso va cambiato, con costi che si fanno sentire. Considerati i grandi volumi di acqua che passano negli impianti di potabilizzazione, è facile che i carboni si saturino se l’acqua che vi arriva non è stata già precedentemente “sgrossata”, con altre tecniche. Per questo bisogna fare un uso oculato del carbone attivo e trovare il giusto compromesso tra costi di acquisto e tempi di saturazione, ben sapendo che un carbone attivo non può durare all’infinito.

Altro fattore, di sicuro banale ma che forse, per tale motivo può essere trascurato, è che tutti i reagenti chimici che si aggiungono nel corso della potabilizzazione vanno controllati per accertarsi che non contengano essi stessi le sostanze indesiderate. Poi bisogna tenere presente che la formazione dei THM non è limitata al solo impianto di potabilizzazione. Ovunque siano presenti entrambi i reagenti, la reazione può avvenire ancora: nelle condutture, nei serbatoi comunali e condominiali, per esempio; ovvero, in tutte le occasioni nelle quali carico organico e disinfettante a base di cloro sono presenti e possono incontrarsi per reagire. Per questo è bene che ciascuno faccia la sua parte: i Comuni devono tenere i serbatoi assolutamente puliti e fare le analisi (cui sono obbligati per legge) per capire come si comporta l’acqua all’interno della propria rete. I privati, se non vogliono fare analisi, quantomeno devono preoccuparsi dello stato igienico delle cisterne in cui conservano l’acqua per le emergenze (autoclavi spesso). Una riflessione, inoltre, sulle analisi e sulle conseguenti limitazioni d’uso potabile dell’acqua.

Disquisire semplicemente sui risultati, specie quando non troppo dissimili tra loro, non ha molto senso tecnico: figuriamoci se si è in prossimità di un valore soglia, oltre il quale l’uso dell’acqua va interdetto. L’esito di una analisi chimica dipende da una molteplicità di fattori, anche quando ci sono dei protocolli da seguire e specialmente se si parla di concentrazioni così basse da rilevare: dove si preleva il campione, come si esegue il prelievo, in quale contenitore si pone il liquido, la temperatura di trasporto e di conservazione, quando tempo intercorre tra l’analisi ed il campionamento (anche nella bottiglia di campionamento, carico organico e disinfettante possono ancora combinarsi!), la taratura dello strumento di analisi, l’errore intrinseco del metodo di analisi, etc. Occorre invece, ragionare per intervalli di risultati. Per esempio : inferiori a 0,5; tra 0,5 e 15; tra 15 e 25; tra 25 e 35 microgrammi/litro; etc e di conseguenza concordare le soluzioni. Se ci si affida ad un semplice risultato di analisi, siamo fritti. Paradossalmente, per le incertezze di cui si è detto, si potrebbero riscontrare 29 microgrammi/litro di THM: si permette l’uso dell’acqua; poi si potrebbero riscontrare 31 microgrammi/litro: si proibisce l’uso dell’acqua. Magari si tratta della stessa acqua!

Con buona pace per i Sindaci che, poveri loro, poco ne possono sapere di queste cose ma sono costretti ad emanare ordinanze a ciclo continuo, a volte così contraddittorie da far risultare la situazione comica e drammatica allo stesso tempo, vietando l’uso dell’acqua potabile a giorni alterni o addirittura a macchia di leopardo sul territorio dello stesso paese. Ed infine lasciamo stare il salvagente della provincia di Foggia o addirittura degli USA, dove i limiti sono più alti. Il limite di 30 microgrammi/litro di THM nelle acqua potabili non è stato introdotto ieri e per caso: per noi deve valere quel valore. E’ chiaro che non è il caso di creare il panico ma quel limite deve essere la stella polare, come è avvenuto per quegli impianti di potabilizzazione che oggi riescono a rispettarlo. E non sono pochi e nemmeno così distanti.

Claudio Nuonno

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3 Commenti

  1. il dott. totaro e lei dott.nuonno siete stati contattati dalla regione ,dai sindaci,dalla arpam,molise acque per dire queste cose così chiare a voi esperti? complimenti alla redazione che ha pubblicato due attendibili pareri scientifici assolutamente coincidenti e seri gli unici che io abbia letto in mezzo a tante farneticazioni prive di senso.

  2. fede
    Confido nella professionalità del prof. Claudio Nuonno,che rinunciò,su offerta dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” (dove si è laureato,alla ricerca,preferendo tornare in Molise e nella sua amata Larino. Grazie Claudio, eri e sei rimasto bravissimo.
    Anacleto
    PS: non sono un politico, non sono un amico del dott.Nuonno,non sono di Larino,so soltanto che è molto bravo