LARINO _ Non è questa la prima volta che ci occupiamo dei Pilone e di quel patrimonio unico, straordinario, che è l’eredità delle tre generazioni di fotografi in Larino, composta dalla raccolta di tutto il materiale organizzato e classificato con cura da Igino, che anche i più giovani hanno avuto modo di conoscere e tutti i larinesi ricordano con grande affetto. Un racconto lungo cento, mille, diecimila pagine che attraversa tutto il XX secolo e gli inizi del terzo millennio. Oltre un secolo di storia locale narrato attraverso le immagini di luoghi, tradizioni, stagioni, mestieri e, soprattutto i ritratti, cioè i volti di uomini e donne, bambini, giovani e anziani, che danno alla nostra Larino la possibilità di rivivere i propri ricordi, e, a chi ha la fortuna di vederli riportati in una mostra, in un catalogo e altro ancora, l’occasione di ammirare l’arte dei Pilone, nel corso di tre generazioni di fotografi.
E non solo, la storia di un popolo che ha sempre avuto nella memoria la sua forza di andare avanti e progredire; nella ospitalità, la sua capacità di dialogo e di disponibilità ad accogliere e vivere altre culture; nella cura delle tradizioni, il suo amore per il territorio e il rispetto per la propria identità. Un patrimonio importante, prezioso e, come tale, da salvaguardare, proteggere e valorizzare, nel momento in cui essi restituiscono alla città la memoria, cioè la possibilità di valutare, con la necessaria attenzione, il passato, e, così, riuscire a capire le potenzialità che essa ha per pensare e costruire il proprio futuro.

Uno stimolo alla creatività, alla progettazione ed alla partecipazione, indispensabili per ricomporre il binomio politica-cultura, che, spezzato da tempo, ha prodotto i disastri etici, morali, sociali ed economici che sono sotto gli occhi di chi non ha smesso di guardare in faccia la realtà. Uno stimolo, certo, a mettere insieme altri patrimoni, storico-culturali, paesaggistico-ambientali e quelli legati alle tradizioni, di cui abbonda la città, per organizzare una proposta turistica e lanciarla su mercato come una delle uscite sicure, insieme alla salvaguardia del territorio e della sua agricoltura, dalla crisi che Larino vive, senza soluzioni di continuità, a partire da dopoguerra.

Un nuovo sviluppo, che ha come fondamenta le risorse proprie di una comunità, che, se rafforzate dalle risorse altrettante importanti che il suo circondario ha, diventano ancora più solide. Ecco perché bisogna riprendere con forza il discorso sulla necessità ed urgenza di acquisire nella sua interezza e mettere a frutto il ricco patrimonio “Pilone- fotografi in Larino”, dare ad esso una visibilità e un ruolo che va oltre la semplice organizzazione della mostra che il sindaco di Larino ha in mente di organizzare in una stanza o stanzone del Palazzo Ducale,dopo il completamento del restauro. Come dire che quel patrimonio, messo insieme dai Pilone, che, con grande pazienza stanno aspettando, a partire dal compianto Igino che l’aveva da lungo tempo messo a disposizione della nostra città, può ancora aspettare.

È questa la dimostrazione che non è stato inteso, né dagli amministratori di ieri né da quelli di oggi, l’enorme valore di questo patrimonio, esclusivo, che ha il pregio di raccontare e di dimostrare chi eravamo e chi siamo. Una indicazione buttata lì nel pieno di un dibattito del consiglio comunale, dietro nostra sollecitazione, e ciò è dimostrato dal fatto che il sindaco non ha pensato a una scheda del patrimonio Pilone nel programma Pai.

La verità è che il governo della nostra città, non avendo piena consapevolezza del significato e dell’importanza del patrimonio Pilone e dei tanti patrimoni di Larino, dimostra che non ha come suo patrimonio la progettualità e la programmazione, vere e proprie priorità per Larino.

p.di.lena@alice.it

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