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TERMOLI _ Il Ministero dell’Istruzione ha fornito i dati sugli alunni anticipatari nella scuola dell’infanzia (chi non aveva tre anni entro il 31 dicembre 2010) relativi all’anno scolastico 2010-11. Il Molise si discosta dalla media nazionale in maniera significativa. Si rileva una forte disomogeneità territoriale della presenza ed uno scarto evidente tra le due province molisane; Isernia ha alunni anticipatari in misura doppia della media nazionale.

La circolare sulle iscrizioni per le scuole statali prevede che la frequenza anticipata sia condizionata, ai sensi dell’art. 2 comma 2 del Regolamento n. 89, da: · la disponibilità dei posti e all’esaurimento di eventuali liste di attesa · la disponibilità di locali e dotazioni idonei sotto il profilo dell’agibilità e funzionalità, tali da rispondere alle diverse esigenze dei bambini di età inferiore a tre anni · la valutazione pedagogica e didattica, da parte del collegio dei docenti, dei tempi e delle modalità dell’accoglienza. Spesso le scuole accettano bambini in età prescolare per poter tentare di salvaguardare l’organico dei docente e degli ATA esistente in quella istituzione scolastica. L’inserimento di tali bambini dovrebbe avvenire in base a progetti attivati d’intesa e in collaborazione tra istituzioni scolastiche e comuni interessati. Di questo non si ha traccia in regione. Non esistono politiche e servizi per l’infanzia.

Le scuole fanno da tappabuchi a questa situazione. I bambini tra i due e tre anni di età si trovano in una fase particolarmente delicata dello sviluppo che presenta esigenze specifiche sia in relazione al rapporto con gli adulti, sia sul versante dell’organizzazione degli spazi, dei tempi, dei materiali e degli arredi. Tutti elementi, questi, che è sempre più difficile garantire nella impoverita scuola dell’infanzia molisana. Questi dati chiamano in causa sia la scuola statale, sia gli enti locali ed evidenziano la necessità che sui servizi all’infanzia si determini uno sforzo eccezionale, affinché sia assunto come tema centrale. Scaricare sulle scuole i problemi riguardanti le politiche dell’infanzia e trattarle alla stessa stregua delle badanti, rappresenta una posizione miope che comporterà ulteriori danni al sistema formativo regionale.

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