Don Marcello Paradiso

TERMOLI _ Quale sarà il futuro energetico dell’umanità? Ci sono varie ipotesi sul tappeto, che però spesso vengono affrontate con una forte carica ideologica e facilmente estremizzate. Si parla insistentemente di una “economia verde” che però non sembra essere così “puramente ecologica” come si tende a dire. Oggetto di discussioni accorate è anche e soprattutto la questione dell’energia nucleare, davanti alla quale i fronti si dividono spesso radicalmente, come se attorno al nucleare si combattesse una battaglia assoluta tra il bene e il male. Caratteristiche principali di questa contrapposizione ideologica radicale sono di solito la scarsa attenzione ai dati, l’estremizzazione del principio di precauzione fino a separarlo da quello di responsabilità, l’enfasi posta sul rischio indotto – che è qualcosa di inevitabile nelle società moderne e dal quale non potremo più completamente esentarci a meno di un ritorno alle società arcaiche preindustriali.

Bisognerebbe anche fare riferimento al grande problema della ridistribuzione planetaria dei bisogni energetici. E’ vero che i paesi sviluppati sono stati i maggiori consumatori di energia nel passato. Però la prospettiva per il futuro è diversa, dato che in questi paesi viene progressivamente meno l’industria pesante, si passa attraverso la società dei servizi e si va verso una società a minore costo energetico. Il maggiore consumo energetico nei prossimi anni sarà da parte dei grandi Stati emergenti che, proprio per questo, dopo una prima fase tumultuosa e piuttosto devastante di accaparramento delle energie non rinnovabili, si stanno già orientando verso una vasta gamma di percorsi energetici, dai quali non mancano né l’eolico e il fotovoltaico né il nucleare.

Davanti a questo quadro complesso, la Dottrina sociale della Chiesa ci invita, prima di tutto, a mantenere un atteggiamento equilibrato e sapiente, che veramente ci possa orientare verso soluzioni praticabili e umane. Essa ci invita, prima di tutto, a rifiutare l’approccio ideologico della questione energetica. Sembra che oggi le ideologie gravitino soprattutto sulle questioni ecologiche in generale ed energetiche in particolare. Come sottolinea il Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa: «Una corretta concezione dell’ambiente, mentre da una parte non può ridurre utilitaristicamente la natura a mero oggetto di manipolazione e sfruttamento, dall’altra non deve assolutizzarla e sovrapporla in dignità alla stessa persona umana. In quest’ultimo caso, si arriva al punto di divinizzare la natura o la terra, come si può facilmente riscontrare in alcuni movimenti ecologisti che chiedono di dare un profilo istituzionale internazionalmente garantito alle loro concezioni» (n. 463).

In secondo luogo ci invita a superare l’approccio di tipo puramente tecnico e avere fiducia nelle capacità dell’uomo, al quale «è lecito esercitare un governo responsabile sulla natura per custodirla, metterla a profitto e coltivarla anche in forme nuove e con tecnologie avanzate in modo che essa possa degnamente accogliere e nutrire la popolazione che la abita» (Caritas in veritate, 50). La tecnica è certamente espressione della vocazione del lavoro umano, ma rappresenta l’aspetto oggettivo dell’agire, la cui origine sta nell’elemento soggettivo, cioè nella persona che opera. Per questo la tecnica non è mai solo tecnica, inserendosi, appunto nel mandato di «coltivare e custodire la terra» che Dio ha affidato all’uomo e va orientata a rafforzare quell’alleanza tra essere umano e ambiente che deve essere specchio della creazione. Invece talvolta si assiste o ad una esaltazione della tecnica oppure ad una sua demonizzazione, come se essa fosse tutto o nulla. In ambedue i casi si manifesta un pessimismo antropologico, ritenendo o che i problemi sorti dalla tecnica possano essere automaticamente da essa stessa risolti, oppure pensando che ad essi non c’è soluzione se non rinunciando alla tecnica stessa. Il capitolo VI della Caritas in veritate dal titolo “Lo sviluppo dei popoli e la tecnica” ha fatto chiarezza su tutti questi problemi.

La Dottrina sociale della Chiesa ci dice anche di seguire una dinamica del discernimento che, oltre a valutare i problemi così come si pongono in un dato momento storico e in un determinato luogo, assuma anche la prospettiva di far interagire la fede e la ragione, non preoccupandosi solo per la salvaguardia degli equilibri naturalistici, ma considerando anche e soprattutto le conseguenze sull’uomo, concependo l’universo come “creato” in funzione dell’uomo, creatura per eccellenza.

Infine la Dottrina sociale della Chiesa ci invita a rafforzare strumenti efficienti di governance locale e globale delle questioni energetiche, anche con riferimento all’energia nucleare. L’agire umano ha in sé la caratteristica di suscitare potenziali rischi, ma anche la capacità di una assunzione di responsabilità nel prevenirli e nel gestirli. Non si creda che la gestione del rischio sia solo un fatto tecnico o di risorse economiche. Come dimostra la catastrofe del Golfo del Messico, all’origine di questi fenomeni non ci sono solo errori tecnici ma soprattutto morali. Di conseguenza la gestione dei rischi, anche in ambito nucleare, è di fondamentale importanza e richiede una capacità creativa in molti ambiti: politico, amministrativo, giuridico, assicurativo e etico, in quanto anche la tecnologia del nucleare implica e comporta sempre un agire di tipo umano. La collaborazione tra gli Stati, la collaborazione tra i saperi, la collaborazione tra i diversi livelli amministrativi e di controllo diventeranno in questo campo sempre più importanti. Riusciranno a raggiungere gli obiettivi se tutti i soggetti saranno guidati da competenza e sapienza morale ed umana.

Articolo precedenteE’ iniziato il gemellaggio Diocesi Termoli con Pamplona. Tanti i giorvani arrivati dalla Spagna
Articolo successivoSabbie Mobili Festival: musica etnica e mediterranea. Al via domani a Petacciato

2 Commenti

  1. il testo sopra esposto, seppur nell’armonia del suo discorre, non dice (presumo volutamente) un bel NIENTE della posizione della Chiesa sul Nucleare; penso che una delle cause di decadenza (oramai evidente) della dottrina Cattolica sia: o quella della sua dell’esterma radicalizzazione in certi arcaici principi o all’opposto nella sua estrema sottovalutazione ai limiti della supericialità a certi fenomeni tecnico-scientifici che influiscono notevolmente sulle relazioni sociali e di converso sui fondamenti morali.

  2. Nucleare??? forse possiamo farne a meno
    Uno dei problemi del nucleare e del suo impiego per produrre energia, è dovuto al fatto che non esistono siti sicuri per conservare le scorie,”che non diano problemi di infiltrazione nel terreno ed ambiente circostante di sostanze inquinanti e radioattive”. Se chi scrive l’articolo è a conoscenza di di tecnologie sicure in tal senso, divulghi le fonti, e renda edotti anche il popolo ignorante. Il problema delle scorie e non solo quello è uno dei motivi per cui molti stati che in passato hanno scelto il nucleare, oggi stanno rivedendo le loro scelte riguardanti le politiche energetiche. Mi preme ricordare al sacerdote che la vita umana è sacra e non può essere messa assolutamente a rischio “sia nell’imminente che nelle future generazioni” da scelte che scientificamente ed eticamente mettano in discussione la vita umana e la sua sacralità. Saluti Robespierre