TERMOLI – Conclusa la fase “organizzativa” della campagna elettorale, una fase in verità caratterizzata più dalla stucchevole discussione sul numero delle liste a sostegno dei singoli candidati Sindaco anziche dai contenuti, dalle proposte, dalle idee e progetti per la Città, possiamo finalmente azzardare una prima valutazione politica di quanto emerso. Due a mio avviso i fatti rilevanti: a) la sofferta ricomposizione del centro destra attorno ad un unico candidato; b) la divisione difficilmente ricomponibile del centro sinistra.

Mi soffermo su questo secondo aspetto , posto che, come era facilmente prevedibile, le elezioni “primarie” hanno finito col far prevalere le ragioni di divisione ( tante) su quelle di condivisione ( poche) nell’ambito dell’area politica di centro sinistra. E ciò per la altrettanto evidente ragione che proprio il PD, che più degli altri le aveva volute, ha di fatto tradito lo spirito della consultazione , da un lato aprendo la coalizione a forze politiche ed a candidati distanti dal centro sinistra, dall’altro di fatto escludendo la parte più di sinistra dello schieramento (SEL ed altre formazioni) Che questa sia stata una scelta non solo voluta ,ma dettata da calcoli politici connessi ad accordi più alti sottoscritti in altre sedi, è difficilmente opinabile, se è vero come è vero che nelle uniche due realtà locali più significative, Campobasso e Termoli, sono stati “portati in dote” alla coalizione le liste degli aderenti all’UDC oltre che gran parte degli esponenti di area moderata che fino a qualche giorno addietro hanno militato ed interpretato ruoli istituzionali e politici nell’area di centro destra.

Ciò ha snaturato, dissolvendola,l’area politica che aveva condiviso il percorso e la logica delle “primarie” a seguito dell’allontanamento di SEL e della netta sterzata a destra del PD (con le conseguenti fibrillazioni interne al partito specie nelle due componenti più sinistrorse ,Civati e Cuperlo) Il risultato è sotto gli occhi di tutti: il PD oggi guida una coalizione che si connota perché raccoglie e salda due spezzoni di due esperienze amministrative che per la loro oggettiva consunzione sono terminate anzitempo, quella di Vincenzo Greco e quella appena decaduta di Antonio Di Brino Un ibrido difficilmente digeribile ed altrettanto difficilmente comprensibile agli stessi elettori del PD, se non attraverso l’utilizzo di logiche di conservazione che rispondono a necessità di stabilità politica di organismi collegiali regionali, ma che nulla hanno a che fare con le necessità e gli interessi di Termoli e del basso Molise.

Le ripetute “incursioni” notturne e festive di personalità regionali di spicco intese “ a fare sintesi”, chiedendo in realtà alla parte più coerente dello schieramento di recedere, danno il senso del complessivo disegno “coloniale” che si intende ancora una volta imporre al territorio. Nel linguaggio velico la “virata di prua” è il repentino cambio di direzione impresso ad una imbarcazione in movimento che si effettua portando la prua in direzione del vento. La manovra opposta è definita “ l’abbattuta” più comunemente conosciuta come strambata o virata di poppa. Ho fondato motivo di ritenere che la… virata di prua che il PD e la sua aggregazione hanno tentato , potrà trasformarsi ben presto in una….. virata di poppa.

Oreste Campopiano

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