Roberto D'Aloisio
Roberto D’Aloisio
TERMOLI _ Coltivatore muore al San Timoteo dopo un intervento per diverticoli: arriva il colpo di scena nel processo a carico del primario del reparto di urologia di Termoli e di un medico della divisione. Tre professori della chirurgia italiana, considerati dei luminari a livello italiano, chiamati come periti dalla difesa, scagionano i due sanitari, rinviati a giudizio dal Gup di Larino con l’accusa di omicidio colposo per il decesso di Antonio Spagnolo, 63 anni, agricoltore di Serracapriola. Il Pm Luca Venturi nel corso del procedimento giudiziario aveva parlato di negligenza e responsabilità del dirigente medico del reparto del San Timoteo e del sanitario in servizio nella divisione che condusse l’intervento sul paziente. Nell’ultima udienza del procedimento giudiziario, i tre esperti della difesa, Franco Minni, cattedratico dell’Università di Bologna, originario di Termoli, Bruno Cola, ordinario di chirurgia e Alberto Cicognani, medico legale, considerati dei riferimenti in ambito nazionale, sono stati ascoltati nel palazzo di giustizia di Termoli e, nel corso della loro testimonianza, hanno smontato le tesi accusatorie.

A loro dire è stata esclusa la responsabilità dei due imputati nella morte del sessantatrenne sottolineando, tra l’altro che, l’operazione effettuata era di competenza dei due medici. Secondo il difensore Roberto D’Aloisio e gli stessi docenti, non potrebbe escludersi che le lesioni mortali sull’agricoltore possano essere derivate da un successivo e diverso intervento chirurgico eseguito da altra equipe al quale non hanno partecipato gli imputati.

Per la difesa, inoltre, sarebbe strano che: “non si sia trovata traccia dell’analisi anatomica delle parti malate sottratte al paziente”. Per l’accusa ed i periti del Pm, invece, sarebbero emerse chiaramente le responsabilità dei due sanitari nella morte di Spagnolo. Il Gup frentano Aldo Aceto ad aprile del 2010, decise per il rinvio al processo dei due operatori dando seguito alle tesi accusatorie. La morte del coltivatore avvenuta il 16 aprile del 2008 dopo alcune settimane di sofferenze causate da diversi interventi a cui fu sottoposto, determinò l’immediata denuncia da parte della sua famiglia alla magistratura di Larino dei due sanitari che lo avevano seguito durante l’intero ricovero.

Le due figlie, in particolare, sin da subito polemizzarono con la tipologia di cure a cui fu sottoposto il genitore chiedendo “giustizia”. La Procura di Larino avviò una indagine in cui emersero una serie di elementi a carico dei due operatori opedalieri tanto da indurre gli inquirenti a chiedere il rinvio a giudizio. Oggi, la testimonianza dei tre periti ha, però, gettato una nuova “luce” sull’accaduto. A seguito dell’interrogatorio degli esperti chirurghi, sia l’avvocato D’Aloisio incaricato dal primario che il collega Vittorio Facciolla che difende l’altro medico imputato, sono fiduciosi nell’esito favorevole del processo anche alla luce della nuova legge in materia di responsabilità medica dell’ex Ministro Balduzzi. Di tutt’altro avviso la famiglia di Spagnolo che, al contrario, si augura la conferma delle responsabilità degli imputati.

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Antonella Salvatore
Giornalista professionista, Direttrice di myTermoli.iT e myNews.iT e collaboratrice AnSa