LARINO – “Chi disperato vive, disperato muore” ha affermato il coordinatore regionale di Forza Italia, Pierluigi Lepore nel corso di una delle ultime querelle tra colossi che è finita sulla stampa pur riguardando fatti interni a quel che resta il partito berlusconiano regionale. La citazione già rivisitata dallo scrittore Pierluigi Lepore, che corretta sarebbe “chi di speranza vive, disperato muore”, avrebbe però meritato ben altro restyling, sicuramente più consono alla carriera politica dell’intramontabile uomo di destra Lepore: “chi di speranza vive, alla fine si ritrova un bar”.
Ebbene sì, come già rilevato da LARINascita circa un anno fa, a Larino negli ultimi anni si è dato vita ad una nuova modalità di acquisto della proprietà privata. Il caso di specie riguarda l’edificio che fino a qualche anno fa ospitava l’edicola del centro della città, area di pertinenza del Tribunale. Il Comune di Larino nel 1978 concedeva l’area di suolo pubblico della superficie di 50 mq in cambio di un canone annuo pari a 150.000 lire (77,47 euro) per la realizzazione di un’edicola, per un tempo determinato di nove anni. Nel corso degli anni il canone pattuito non è stato mai corrisposto al Comune, tant’è che, come specificato nella delibera n. 53 del 19.04.2010, veniva pagata esclusivamente la tassa per l’occupazione del suolo pubblico relativa all’area concessa, purtuttavia la concessione, che doveva avere carattere temporaneo, alla sua scadenza naturale, dopo nove anni, di fatto si è continuata a protrarre immutata, senza che nessuno da parte dell’Ente reclamasse alcunché.

Dopo la morte del concessionario del suolo pubblico, l’edicola è stata gestita per anni da una società in nome collettivo e poi da una società in accomandita semplice degli eredi dell’originario titolare della concessione e successivamente da un solo erede, Pierluigi Lepore, il quale nel 2003 eseguendo dei lavori apparentemente di ristrutturazione interna e di manutenzione straordinaria, dava vita ad un vero e proprio immobile, non proprio il medesimo “chiosco movibile per la vendita di giornali e riviste” citato nell’originaria concessione. Non solo, il gestore del chiosco per la vendita di giornali e riviste, il 2 aprile 2010 con comunicazione al Comune di Larino cessava ufficialmente l’attività di commercio al dettaglio di giornali e riviste e con una successiva nota del 19 aprile 2010 richiedeva il rinnovo della concessione del suolo pubblico. Con delibera n. 53 del 19.04.2010, approvata in tempo lampo, visto che la nota del gestore del chiosco come si è detto è dello stesso giorno, la Giunta Giardino provvedeva a rinnovare all’amico Pierluigi per ulteriori ventinove anni la concessione del suolo pubblico della superficie di mq 50 e col medesimo atto l’Ente prendeva atto anche della prescrizione dei canoni non versati dall’originario concessionario stabilendo il saldo a conguaglio, almeno degli ultimi dieci anni di canone non versato, di importo pari a € 774,60 euro.

La nuova concessione tra il Comune di Larino e il gestore veniva perfezionata con atto pubblico del 26.04.2010 e nelle condizioni generali della stessa risulta chiaro che l’area indicata veniva concessa al solo scopo di utilizzazione e gestione della relativa attività di edicola di giornali e attività connesse. Stranamente però, in data 29 aprile 2010, il gestore dell’edicola deposita un’altra comunicazione di cessione attività di commercio di giornali e riviste al Comune di Larino, il quale non provvede a revocare la concessione e in data 10.08.2010, quindi a pochi mesi di distanza, il fabbricato edificato su suolo pubblico dato in concessione viene accatastato a nome di Pierluigi Lepore che quindi diviene ufficialmente il proprietario del fabbricato che da edicola per vendita al dettaglio di giornali e riviste, come la concessione di recente rinnovata prevede, è diventato “Poesis”, un locale pubblico nel quale è prevista la vendita e la somministrazione di bevande alcoliche, come risulta dalla autorizzazione successivamente rilasciata dal Comune.

A pochissimi giorni di distanza dall’esito delle consultazioni amministrative del 2013, l’amministrazione Notarangelo non ha esitato a tagliare il nastro inaugurale del locale sorto nel centro cittadino, con buona pace di tutti. Sono numerosi gli interrogativi che tuttavia restano sospesi: perché nel corso degli anni il Comune non ha mai provveduto a chiedere i canoni stabiliti dalla concessione? Come mai un suolo pubblico diventa superficie sulla quale vi si edifica un immobile che diviene di proprietà privata? A che titolo è stato accatastato quell’immobile a nome di un soggetto privato? Come mai nessuno ha provveduto a revocare la concessione una volta cessata l’attività di vendita di giornali e riviste? Tutti questi quesiti vanno inoltrati all’amministrazione Notarangelo, la quale oltre a partecipare alle cerimonie d’inaugurazione, si è ben guardata dall’intervenire affrontando una questione che proseguendo immutata continua ad avere dell’incredibile e che se risolta restituirebbe centralità ad un servizio basilare per la collettività quale l’edicola. Allora, cosa ha intenzione di fare l’amministrazione Notarangelo per rivolvere la questione?

Movimento LARINascita
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