CAMPOBASSO _ Con l’approvazione definitiva del Collegato Lavoro il governo Berlusconi continua ad erodere i diritti dei lavoratori, diritti non più consolidati e conquistati con anni di lotte. Ormai non manca provvedimento da parte dell’esecutivo nel quale non si ribadisca la vera natura corporativa del Governo e l’intento del suo leader di difendere gli interessi di pochi a scapito delle classi più deboli. La parte più corposa del provvedimento riguarda il ricorso all’arbitrato nelle controversie di lavoro,provvedimento di per se anche accettabile se il fine ultimo fosse quello di snellire le lungaggini delle cause.

 In realtà l’inganno risiede nel fatto che il lavoratore dovrà scegliere tra il giudice e l’arbitro non al nascere della controversia ma al momento della stipula del contratto ovvero quando,nella maggior parte dei casi, si trova a firmare un contratto a scadenza e il suo potere decisionale nei confronti del datore di lavoro è ovviamente minimo. Naturalmente questa scelta resterà irreversibile per tutta la durata del contratto.

Altro aspetto discutibile del provvedimento riguarda il termine ultimo di 60 giorni per impugnare un contratto a termine dopo la scadenza non rinnovata di quest’ultimo. Con quest’articolo il governo ha dato una stretta decisiva al mare di ricorsi che le aziende si ritrovano a fronteggiare dopo le “mattanze” di lavoratori precari a cui ci hanno abituato in questi ultimi anni. Non si è tenuto conto della debolezza psicologica del lavoratore precario che può essere facilmente tenuto buono da azienda e sindacati prezzolati con la promessa di essere richiamati nel giro di poco tempo, cosa che puntualmente non avviene. Il termine di 2 mesi è obiettivamente una meta troppo facile da raggiungere . Inoltre senza una vera ragione viene limitato il tetto del risarcimento in caso di riconoscimento dell’illegittimità dei contratti a termine e quindi la conversione del contratto a tempo indeterminato a sole 12 mensilità ,mentre fino ad ora il lavoratore veniva risarcito per tutta la durata che rimaneva fuori dal ciclo produttivo.

Se a tutto ciò si aggiunge che nella legge finanziaria 2010 è stata prevista una vera e propria “gabella” per il caso in cui il lavoratore voglia far valere i propri diritti davanti alla Corte di Cassazione (un contributo che potrà raggiungere i 500 euro),si ha un quadro abbastanza chiaro del vero e proprio attentato ai diritti basilari dei lavoratori che ha messo in atto quest’esecutivo. Il nostro appello a questo punto è rivolto ai giudici della corte costituzionale affinché accertino i chiari tratti di incostituzionalità di questa legge, riequilibrando il rapporto tra i lavoratori e le aziende. Oggi più che mai è necessario trovare unità tra quelle forze politiche che hanno a cuore la sorte di questa Nazione e di questa Regione, in balia di una classe dirigente spregiudicata, corporativa e senza scrupoli.

Costantino Manes, Dipartimento Lavoro IDV Molise

Vie Nuove, PD Molise

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