TERMOLI _ Il centrosinistra ha chiesto al Comune di Termoli di costitursi parte civile nell’eventuale procedimento giudiziario sulla operazione “Open Gates” condotta dal Noe di Campobasso nel 2010 in Basso Molise dove fu accertato un traffico illegale di rifiuti provenienti da fuori regione nel depuratore Coniv di Montenero di Bisaccia. Nell’indagine, coordinata dalla Procura di Larino, furono coinvolti l’ex Presidente del Consorzio industriale Valle Biferno di Termoli Antonio Del Torto, funzionari regionali e dell’Arpa Molise, professionisti ed imprenditori.

Nel dicembre 2011 veniva notificato agli indagati l’avviso di conclusione delle indagini preliminari e ad oggi il procedimento è nella fase dell’udienza preliminare. Le ipotesi di reato contestate si sostanziavano, principalmente ma non solo, in reati ambientali consumati su 218 ettari di terreni coltivati tra Termoli ed alcuni comuni limitrofi. Veniva ipotizzato dalla Procura lo spandimento su dette aree, di fanghi provenienti da impianti di depurazione di acque reflue civili ed industriali ad opera di più persone in concorso tra loro. Detti liquami, poiché accompagnati da false certificazioni ottenute da pubblici ufficiali compiacenti, venivano dichiarati utilizzabili ed effettivamente utilizzati in agricoltura come fertilizzanti, pur essendo intrinsecamente pericolosi, quindi da conferire in impianti ad hoc.

Fino alla prima udienza dibattimentale è possibile costituirsi parte civile _ hanno dichiarato i consiglieri comunali di minoranza di Termoli _. Per questo si chiede a Sindaco e Giunta, essendo nei termini, di costituirsi parte civile nell’eventuale procedimento penale, coinvolgendo, nei limiti delle possibilità, le amministrazioni di Guglionesi e Montenero di Bisaccia, sui cui territori si sarebbero consumati i reati ipotizzati, dando così prova tangibile di difesa del territorio, dei propri cittadini e delle imprese residenti”.

Le ipotesi di reato contestate si sostanziavano, principalmente ma non solo, in reati ambientali consumati su 218 ettari di terreni coltivati, siti nel territorio di Termoli e del basso Molise. Veniva ipotizzato dalla Procura lo spandimento su dette aree, di fanghi provenienti da impianti di depurazione di acque reflue civili ed industriali, ad opera di più persone in concorso tra loro. Detti liquami, poiché accompagnati da false certificazioni ottenute da pubblici ufficiali compiacenti- questa è l’ipotesi formulata dalla Procura di Larino- venivano dichiarati utilizzabili ed effettivamente utilizzati in agricoltura come fertilizzanti, pur essendo intrinsecamente pericolosi, quindi da conferire in impianti ad hoc.

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