TERMOLI – La politica molisana ha perso ormai da diversi decenni i suoi diritti e le sue libertà a beneficio di un’élite invisibile meglio definita “cerchia di persone” a cui fa riferimento. Le gravi responsabilità che ne conseguono sono ben ripartite tra Enti sovraordinati a livello regionale e si configurano con un modo di fare politica riduttivo e rinunciatario: un sì o un no su proposte di terzi che praticamente assumono il ruolo di direzione e di sviluppo – o di smembramento e di devastazione del territorio – a seconda dei punti di vista. Il tutto in una logica abominevole di colonizzazione e di asservimento.

Così è accaduto con la questione della gran manze, proposta di insediamento di un impianto industriale di allevamento intensivo di bestiame della Granarolo; così si è verificato con il progetto – questa volta proposto da una multinazionale – di ampliamento della Momentive nel nucleo industriale di Termoli. Così è avvenuto per il passato, quando sono stati catapultati insediamenti rispondenti ad interessi economici estranei alla regione in forma di colonizzazione deliberata e mai interrotta, vedasi le fabbriche chimiche e la stessa turbogas della Sorgenia. La risposta di chi aveva ruoli decisionali nelle istituzioni politiche nella Regione, nella provincia e infine i Comuni è stata sempre la stessa, cioè un si o un no a certe condizioni imposte e mai deliberatamente fatte discendere da un convincente e condiviso governo politico del territorio.

I vari tutors (politici) che si sono succeduti nelle istituzioni si sono sempre affrettati, naturalmente, a declinare le proprie responsabilità storiche di tutto lo sviluppo distorto dell’economia molisana che allo stato dei fatti risulta senza una paternità accertata o meglio “acclarata”. E’ lecito dedurre che in questa Regione enormi flussi finanziari provenienti dal governo centrale oltre che dai canali di finanziamento europei nel corso degli ultimi 30 anni, siano stati utilizzati per scelte politiche non autonome né pianificate, ma riconducibili a disegni strategici allocati in direttive politiche sovraordinate e quindi estranee alla vocazione e agli interessi del tessuto economico del popolo molisano. Per tornare all’attualità, la questione delle gran manze è stata esemplare in merito al filo conduttore di questo ragionamento.

L’assessore regionale del ramo ha spiegato pubblicamente e a più riprese, sia nella seduta del Consiglio Comunale di Termoli sia nel convegno svoltosi a San Martino in Pensilis che la richiesta pervenuta direttamente dal Ministero delle politiche agricole alla Regione Molise era attinente alla verifica di fattibilità o meno di un progetto di impianto industriale di allevamento di bestiame rispetto alle compatibilità di un eventuale piano di sviluppo agricolo e zootecnico regionale. Quindi in questo canale istituzionale Governo – Regione, l’assessore doveva semplicemente tirare fuori dal cassetto il piano agricolo, strumento imprescindibile del governo del territorio, e verificare, qualora ce ne fosse stato bisogno, le compatibilità o meno con il progetto e rispondere nel breve giro di posta sulla sua fattibilità. Ogni richiesta di approfondimento ( di chè?), ogni proposizione di requisiti (rispetto a che cosa?) è pura fantapolitica.

A meno che la Regione non voglia dotarsi in fretta e furia, dietro un così “succulento” progetto rispondente a ben precisi interessi di lunga filiera risalenti alla prospettiva dell’abolizione delle quote latte dal prossimo anno, di un piano di zootecnia industriale adeguato e conseguente a futuri scenari di sviluppo del basso Molise. Ma il problema politico è tutto qui, un qualsiasi piano di sviluppo rurale non nasce dall’oggi al domani, ma dalle esigenze e vocazioni delle forze economiche e sociali che interagiscono sul territorio facendo sistema, sentite le quali la politica mette mano a un progetto adeguato, ragionevole e condiviso.

Per chiudere l’argomento si deplora il malcostume di chi ancora una volta si è arrogato il diritto di aprire autonomamente un proprio canale di intesa con la società Granarolo, facendo poi marcia indietro e “archiviando” il caso. Per quanto riguarda la richiesta di ampliamento della Momentive per adeguare e rinforzare i propri impianti già esistenti con la prospettiva di un ampliamento delle forze produttive, il Consiglio comunale di Termoli il 18.12.2013 si è espresso a maggioranza con 17 voti “No” contro l’ampliamento Momentive con la conseguente spaccatura della maggioranza. (Qui andrebbe fatto un discorso più approfondito come partito della sinistra, studiato in tutte le sue possibili implicazioni riguardanti lo scambio tra le conquiste dei lavoratori e le scelte neoliberiste del capitale.)

Un altro no rafforzativo per rappresentare ancora una volta la politica che rinuncia al suo ruolo di dare risposte programmatiche e alternative. Per concludere “politicamente” con Carl Schmitt: “Un’idea politica – dice Carl Schmitt – viene compresa solo quando si riesce ad individuare la cerchia di persone che ha un interesse economico plausibile a servirsi di essa a sua vantaggio” Questo, purtroppo, è l’amaro resoconto della politica in terra molisana. Liberato Manzo componente del circolo cittadino SEL

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