TERMOLI _ C’è un’aria nuova che percorre il Paese. Una nuova passione civica, la volontà di accorciare le distanze tra cittadini e Politica, di identificarsi in una speranza, di sentirsi ascoltati, di contribuire ad un grande progetto di rinascita. E’ un’occasione che l’Italia, e con essa il Molise, non può perdere, anzi deve interpretare e raccogliere.

E se qui da noi il segnale delle urne è stato più sfumato, perchè nascosto da quel collaudato, quanto perverso, modello che distorce i sistemi di rappresentanza (costituito dall’abnorme proliferazione di liste costruite attorno ad un candidato), si è avvertito comunque il disagio,la stanchezza, il rifiuto di parte dell’ elettorato.

Allora in previsione del prossimo, delicato appuntamento autunnale, va fatta qualche riflessione politica. In Molise la logica costruita sul binomio centrodestra/centrosinistra è destinata a premiare sempre e comunque il primo, vuoi perchè tutto il potere economico e politico è nelle mani di una ristrettissima oligarchia da oltre un decennio, vuoi perchè l’altra sponda non è riuscita ad offrire un modello di governo credibile, condiviso e sopratutto concreto. E se anche, dopo tante sconfitte, si riuscisse a mettere in piedi un meccanismo utile ad individuare un candidato accettato da tutte le componenti di area, francamente non credo che la circostanza ( di per sè difficile), possa essere dirimente e decisiva ai fini di una duratura vittoria elettorale.

Tanto per la elementare ragione che quei Partiti – o meglio quelle segreterie – costituiscono a loro volta la riproposizione di un modello “conservatore” non rappresentativo o rappresentativo solo in minima parte, di quell’ampia area politica e culturale che ritiene non più adeguato l’attuale Governo regionale, ma non crede nemmeno che questo centrosinistra sia capace di interpretare ed assicurare un innovativo percorso di modernizzazione. E allora la partita va giocata su questo terreno, stimolando quel ceto medio che fa opinione e consenso e che più degli altri avverte e raccoglie i segnali di disfacimento del sistema. Basterà scorrere i recenti risultati elettorali dei centri più popolosi della Provincia (Campobasso, Termoli, Larino etc.) per accorgersi che laddove è più ampio il voto di opinione, tanto minore è il consenso raccolto dalle liste del centrodestra.

Se questo è vero una ragione dovrà pur esserci. E allora sarebbe un imperdonabile errore rincorrere l’attuale leadership sul suo stesso terreno e con i suoi metodi. Occorre invece avviare un discorso completamente nuovo articolato su due distinti livelli: da un lato, allargando la base del consenso al vasto e diffuso dissenso della parte più libera dell’elettorato moderato, invitandola a scendere in campo, a collaborare, a proporre affinchè nasca dal basso un autentico movimento di popolo; dall’altro lavorando su quell’aggregato politico conosciuto come “polo della Nazione” affinchè in Molise non resti ancorato – contro natura – a quel modello di centrodestra che altrove combattono. E allora la priorità non può essere il solito tavolo zoppo ove si discute di “primarie” perchè ormai l’Italia è molto più avanti ed è cambiata rispetto a soli quindici giorni addietro. Non mi piace davvero pensare che in Molise non ce ne siamo accorti e che questa Regione debba restare ancora a lungo …”la terra dei cachi” ! “Regione Nuova”

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