TERMOLI _ Leggendo le diverse ordinanze che si occupano di accattonaggio, diramate in molti Comuni d’Italia (basta cercarle in rete e si assomigliano tutte!), anche in ottemperanza al Pacchetto Sicurezza, viene spontaneo pensare che finalmente si è risolto il problema della “porta” di comunicazione con la “quinta” dimensione… quella, per intenderci, che alcuni chiamano dell’universo parallelo. E sì, perché se ogni comune decide che l’unico modo per risolvere il problema dei poveri, degli accattoni, dei rom, degli extracomunitari e, ormai, anche comunitari, dei clochard, dei senza fissa dimora o più prosaicamente dei “barboni” è quello di multarli e allontanarli, quando ogni comune avrà “spostato” il problema al di fuori dei suoi confini, quale sarà lo spazio in cui potranno vivere? Ecco la “quinta” dimensione della povertà! La porta di comunicazione con l’universo parallelo. Nessuno li vuole, ognuno li porta al di fuori del proprio orizzonte e del proprio confine e i poveri non ci sono più! Del resto, come dicono gli americani… not in my garden! Certo, quelli dell’altro universo, prima o poi si arrabbieranno… è un po’ come nei vecchi cartoni animati quando il simpatico furbetto di turno metteva via i cocci, la spazzatura o qualsiasi altra cosa sollevando leggermente il pavimento e tutto spariva!

Anche il buon Gesù dovrà farsene una ragione… altro che “i poveri li avrete sempre con voi” (Mc 14, 7)! Comunque, questa, per alcuni può sembrare demagogia e, quindi, scusandoci dell’ardito parallelo, riportiamo immediatamente la nostra riflessione su un binario di concretezza… Innanzitutto, ci preme ringraziare l’Amministrazione di Termoli che, in maniera molto cortese, ieri ci ha messo a parte del contenuto delle due ormai famose ordinanze anti-accattonaggio e anti-bivacco. Un gesto di cortesia che, probabilmente, nelle intenzioni era un lodevole tentativo acquisire informazioni da chi quotidianamente si occupa di tali problematiche, per una scrittura delle ordinanze che salvaguardasse le giuste cause e, allo stesso tempo, l’attenzione alla persona e ai suoi diritti inalienabili.

Ieri verso mezzogiorno, quindi, in Curia, alla presenza del Vicario Generale, del Direttore Caritas e del Responsabile dell’Osservatorio delle Povertà e delle Risorse, l’Assessore alle Politiche Sociali, il dott. Michele Cocomazzi, ha illustrato i contenuti delle due ordinanze, salvo accorgersi dopo qualche minuto che le ordinanze erano già state depositate e che quindi a poco sarebbe servito quell’incontro. Dobbiamo dare atto all’Assessore che, accortosi della cosa, ha immediatamente recuperato le due ordinanze e si è mostrato disponibile ad ascoltare alcuni rilievi. Non è assolutamente in gioco la piena e totale autonomia dell’Ente Pubblico di legiferare anche su materie così delicate, ma ci è parso opportuno sottolineare alcuni punti che, fondati sulla cristiana e al tempo stesso laica attenzione alla persona e ai suoi diritti, a partire dall’esperienza Caritas e basandosi su quanto è già accaduto in altri posti, potessero fornire un quadro di riferimento più ampio per poter “scrivere” le ordinanze. Il nostro punto di partenza, credo sia inutile sottolinearlo, ma repetita juvant, è la stupenda pagina evangelica della parabola del Buon Samaritano (Lc 10, 25-37) dove Gesù, cambiando i parametri della domanda di un uomo che voleva sapere chi fosse il suo prossimo, racconta l’episodio dell’uomo percosso dai briganti e soccorso da un Samaritano (un extracomunitario) è alla fine invita l’uomo a fare la stessa cosa diventando egli il prossimo di ogni persona che incontra sul suo cammino.

È per tutti noi un’assunzione di grande responsabilità, perché ognuno di noi è, in fondo, prossimo e responsabile dell’altro. Troppo facile demandare all’Amministrazione, alle Associazioni, alla Caritas il compito in qualche modo di “risolvere” il problema della povertà… ognuno dovrebbe sentirsi investito di piena responsabilità e nel proprio piccolo compiere scelte che siano di rispetto per il povero, innanzitutto, così come per il bene comune o per l’ambiente o per il decoro della propria città. Ci siamo permessi queste osservazioni: Sull’Ordinanza Antiaccattonaggio…

1. Nell’oggetto dell’ordinanza si parla di antiaccattonaggio “molesto”. Forse, sarebbe il caso di cambiare l’espressione con accattonaggio che “vìola le norme di sicurezza”, tenendo conto che l’accattonaggio per reali esigenze è stato depenalizzato nel 1995.
2. Abbiamo chiesto di eliminare l’espressione: davanti alle chiese e ai cimiteri, perché non si può negare alla comunità cristiana di incontrare i propri poveri. 3. Abbiamo proposto se non sia il caso di “prevedere” la possibilità che i Servizi Sociali si impegnino a costruire, in collaborazione con le altre agenzie presenti sul territorio, percorsi di inserimento e di inclusione sociale.
4. Nella lista delle varie motivazioni alla base dell’ordinanza, forse sarebbe il caso di mettere al primo posto l’attenzione alla persona e alla sua dignità e poi l’esigenza del “decoro”, quindi: oggetto di controllo e prevenzione volta a: 1. salvaguardare sempre la dignità della persona, anche la più indigente; 2. non incrementare il racket che, spesso, è dietro l’accattonaggio;
5. abbiamo chiesto di inserire nell’ordinanza un trafiletto che consideri l’esistenza sul territorio comunale di numerose agenzie sociali ed ecclesiali che si occupano in maniera particolare del disagio e dell’emergenza povertà.
6.
E proprio per evitare la demagogia delle parole, ma per dare concretezza alle proposte, fermo restando i vari divieti, abbiamo suggerito che la multa (che poi non potrebbero pagare) si potrebbe far precedere da due opportunità: a) chi viene fermato, viene innanzitutto indirizzato verso i servizi sociali ed ecclesiali già presenti, appunto, sul territorio, affinché venga in qualche modo accompagnato… b) al posto della multa… l’affidamento a dei piccoli lavori socialmente utili, anche attraverso la collaborazione con le associazioni presenti sul territorio, sia per compensare il danno arrecato sia perché attraverso il lavoro ci sia un tentativo di recupero sociale e di inclusione…

Sull’ordinanza Antibivacco… Siamo partiti da una considerazione molto prosaica e che forse a molti risulterà sgradita, ma è sempre in funzione del fatto che il rispetto della dignità della persona ci porta a considerare ogni individuo responsabile dei propri atti a prescindere se questo individuo sia il senza fissa dimora, che lascia le sue deiezioni nei dintorni della zona usata come giaciglio, od anche sia il giovane della “Termoli bene” che, dopo una notte brava, lascia le sue deiezioni sulla scala a chiocciola o in altre zone del centro cittadino. Le due situazioni sono diverse, non ci sono dubbi, ma fatta salva la sicurezza e l’incolumità dei cittadini e dei passanti chi è più irresponsabile il senza fissa dimora che non ha un bagno a disposizione e che è costretto a farla dove capita o il giovinastro con tracce di sangue nell’alcol che la fa, per “sbrafanteria”, nel vicolo o davanti ad un portone? Stride con il senso del decoro e della pulizia della città il cartone puzzolente del barbone in una zona non propriamente frequentata o la fila delle bottiglie vuote della “bionda da bere”, con il limone nel collo, in bella vista sulle scale di alcuni dei nostri monumenti? È ripugnante l’odore dello sporco atavico del senza fissa dimora o del vomito che puntualmente ogni mattina colora di lucenti striature la scala a chiocciola che i nostri turisti percorrono per recarsi alle tremiti? Ci fermiamo qui! E questa, non credo sia demagogia! Di conseguenza, forse, sarebbe il caso di cambiare la premessa dell’ordinanza rilevando che il degrado, l’abbandono dei rifiuti, le deiezioni corporali e tutto quanto si possa aggiungere è immediata responsabilità del singolo, chiunque esso sia.

Da una parte – ed è innegabile – tale situazione in alcuni casi è dovuta alla presenza in alcune aree di soggetti senza fissa dimora in situazione di indigenza estrema e, spesso, sotto la dipendenza di sostanze stupefacenti o alcoliche che sono soliti sistemarsi in giacigli di fortuna, sporcando e utilizzando le fontane pubbliche per lavarsi… E, dall’altra, la stessa situazione, in altre aree della città, soprattutto del centro cittadino, è dovuta alla diseducazione dei tanti cittadini che utilizzano le scale dei monumenti o dei portoni, i vicoli o la stessa scala a chiocciola per abbandonare resti di cibo, di bevande, bottiglie, e rifiuti anche corporali… Anche in questo caso, come nella precedente Ordinanza: Fermo restando le sanzioni previste dalle leggi ordinarie dello Stato in termini di sicurezza e criminalità, nel caso in cui non si ravvisassero reati, sarebbe auspicabile prevedere non tanto la multa o il semplice allontanamento, ma l’invio verso i servizi attivi presenti sul territorio e soprattutto un tentativo di inclusione sociale, attraverso dei piccoli lavori di risarcimento…

Del resto, così come si può chiedere al senza fissa dimora di ripulire e riprendersi i cartoni, si può chiedere al gruppo di ragazzi che gettano birra, gelato e bottiglie di ripulire all’indomani! Abbiamo chiesto, inoltre, se non fosse il caso di menzionare nell’ordinanza i servizi attivi sul territorio che si occupano della vita “diurna” dei senza fissa dimora, così da aiutare anche chi materialmente dovrà occuparsi dell’esecuzione dell’ordinanza stessa ad avere degli strumenti alternativi alla poca efficacia di una multa. Singoli e Associazioni, Parrocchie, Caritas, Croce Rossa, Misericordia, gli stessi Servizi Sociali e Sanitari, che in modi diversi – la mensa, le docce, il guardaroba, gli interventi medici, l’aiuto concreto – cercano di accompagnare alcune di queste situazioni nella prospettiva di aiutare chi si trova nel bisogno e, nello stesso tempo, fornendo un servizio alla comunità cittadina. Infine, come negli anni scorsi, abbiamo dato di nuovo disponibilità all’Amministrazione per trovare una soluzione al problema del Dormitorio, stimolando allo stesso tempo, l’Ente Pubblico a verificare le progettualità già esistenti sul territorio.

Queste indicazioni, che non hanno nessun intento polemico o contraddittorio, come già detto precedentemente, vogliono essere soltanto un contributo a chi è chiamato con libertà e piena autonomia a governare la cosa pubblica, affinché abbia uno strumento in più tra i tanti per poter leggere con attenzione la realtà che ci circonda e, in questo caso, una realtà come quella del disagio e della povertà che, spesso, è di difficile lettura, perché piuttosto sommersa. Ci preme soltanto ribadire che quanto suggerito emerge da una visione che è quella cristiana a cui ogni battezzato dovrebbe aderire… quella che il Vangelo individua nel comandamento dell’amore: “amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi” (Gv 15).

 

Don Ulisse Marinucci Direttore Caritas
Gianni Pinto Responsabile Osservatorio Povertà e Risorse

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1 commento

  1. Accattonaggio?
    L’argomento è impegnativo e sicuramente non si può pretendere il dovere della solidarietà senza riconoscere il diritto dell’intolleranza. Il problema a Termoli esiste e cresce sempre più. Bisogna risolverlo senza mezzi termini evitando formule magiche che creano solo interpretazioni di comodo. Tutto il resto sono chiacchiere, chiacchiere e chiacchiere .