Enzo Gallo e Aldo Camporeale
Enzo Gallo e Aldo Camporeale autori del libro: Quando il Molise fermò il Nucleare

TERMOLI – Solo di recente abbiamo avuto modo di vedere su YouTube un video che riporta la presentazione del libro di Antonio SmargiassiTermoli anni cinquanta e sessanta”, che si è tenuta lo scorso 7 dicembre presso il Cinema Sant’Antonio a Termoli. Non è la prima volta che Smargiassi si cimenta con impegno al recupero di momenti della storia della nostra città. Ma in questa sede non intendiamo entrare nel merito della sua opera, perché la nostra attenzione è stata, purtroppo, catturata da alcune parole dette dal Prof. Giovanni Di Giandomenico, intervenuto come relatore a commentare il libro.

A un certo punto del suo intervento il Prof. Di Giandomenico dice (trascriviamo dal video YouTube):

[…](37:50) “L’istituzione del Premio Termoli, che fu fatto per volontà estrema del sindaco di allora, Girolamo Lapenna. Mi dispiace che si sia dimenticato anche questo, adesso si attribuiscono queste cose a quelli che combatterono queste cose, ma qui entrerei nella polemica politica, mi riservo, se faremo un’altra iniziativa di questo genere, ci confronteremo su tutto quello che si è fatto contro quelli che adesso dicono di aver fatto. Ivi compreso lo stop della centrale nucleare, che non fu certamente per quattro scemi che stavano a manifestare, ma perché ci fu una presa di posizione forte delle istituzioni, comunali, regionale, di Termoli e di tutto il territorio, che non erano governate da loro. Anche se hanno scritto un libro che dicono tutto esattamente il contrario. Va beh! Ma insomma! Anche perché si sta verificando, sul taglio storiografico, un fatto straordinario, cioè si è sempre detto che la storia la scrivono i vincitori, qui purtroppo la storia la stanno scrivendo i vinti”. (39:16)[…]

Poiché non risultano esserci in giro altri libri su questo argomento, riteniamo che il libro citato sia quello scritto da noi, dal titolo “Quando il Molise fermò il nucleare”, che ricostruisce in maniera rigorosa e documentata la storia delle lotte in difesa dell’ambiente, a partire da quella contro il nucleare, che si sono svolte a Termoli e nel Basso Molise negli ultimi quarant’anni.

Se l’intervento si fosse limitato a criticare, possibilmente in modo argomentato, il contenuto del libro non avremmo avuto niente da ridire. Ma il Prof. Di Giandomenico nel ricordare quella lotta liquida come “quattro scemi” quelli che scesero in piazza per protestare.

È vero che revisionismo e negazionismo sono sempre più frequenti, ma c’è un limite a tutto!

In primo luogo non eravamo “quattro”. Il movimento antinucleare molisano raccolse oltre 12.000 firme contro il nucleare che vennero presentate al Presidente della Repubblica, Sandro Pertini, il 5 febbraio del 1980. La manifestazione più importante, contro le centrali nucleari, si tenne a Termoli il 2 dicembre del 1978 con una partecipazione stimata fra le settemila e le diecimila persone. 

Il Prof. Virginio Bettini, dell’Università di Venezia e direttore di Nuova Ecologia, in un articolo pubblicato su Avvenire, l’autorevole quotidiano di ispirazione cattolica, sotto il titolo “No all’atomo da settemila nel Molise”, scrisse: Si è trattato della più grossa manifestazione tenuta finora in Italia” Avvenire 6/12/1978 pag. 11.

Fra i manifestanti che in modo gratuitamente offensivo, il Prof. Di Giandomenico chiama “quattro scemi”, c’erano migliaia di cittadini, casalinghe, pescatori, lavoratori del nucleo industriale, agricoltori arrivati con i loro trattori, studenti. Un popolo variegato che in modo pacifico e sereno esprimeva la ferma volontà di impedire la costruzione delle centrali nucleari in Molise. Insieme a loro, in piazza, alcuni fra gli esponenti più importanti dell’ambientalismo italiano, oltre al Prof. Bettini, i professori Giorgio Nebbia, dell’Università di Bari, Gianni Mattioli e Massimo Scalia, dell’Università la Sapienza di Roma, Giancarlo Matteotti, del WWF Italia, la Segretaria Nazionale del Partito Radicale, Adelaide Aglietta.

Certificato che non eravamo “quattro” resta da chiedersi il perché “scemi”? Secondo il vocabolario Treccani, il termine “scemo” significa: “scarso d’intelligenza, stupido, sciocco”. Ciò che sorprende è che questa parola sia stata utilizzata per definire manifestanti i quali, in quella circostanza, esprimevano e sostenevano le stesse posizioni espresse dalla Regione Molise, governata dalla Democrazia Cristiana, partito del quale il Prof. Di Giandomenico è stato un autorevole esponente. Se si fosse trattato di una protesta popolare “contro” le posizioni espresse dalla Democrazia Cristiana, pur condannando la violenza verbale del termine usato, potremmo capire. Ma in questo caso il nesso logico ci sfugge! A meno di dover pensare che il no alle centrali espresso dalla Democrazia Cristiana attraverso le istituzioni sia da considerarsi “intelligente”, mentre quello espresso dai cittadini che manifestavano, fosse “scemo”, ovvero “privo d’intelligenza”.

In effetti una chiave di lettura ci viene offerta dallo stesso Prof. Di Giandomenico che, a distanza di quarant’anni, non riesce a guardare con serenità a quella vicenda, ma in modo manicheo sente, ancora oggi, la necessità di dividere la storia della nostra comunità in “vincitori e vinti”. Collocandosi ovviamente sul podio dei “vincitori”, relegando gli altri nel ruolo dei “vinti”!

Peccato che, proprio sul nucleare, la situazione non si presti a simili semplificazioni. Il no del Molise, fin dall’inizio, venne sostenuto da tutti i partiti presenti nel Consiglio Regionale che all’unanimità, il 2 aprile del 1974, si espressero contro la delibera del CIPE e decisero di impugnare per incostituzionalità il Decreto del Governo che prevedeva la costruzione delle centrali nucleari. Ci sembra molto difficile vedere “vincitori” e “vinti” in una decisione assunta in modo “unanime”.

Ci permettiamo poi di far notare che la storia “scritta dai vincitori”, viene fortemente criticata dagli storici più autorevoli e, più in generale, dalla moderna storiografia. Perché, escludendo il punto di vista dei “vinti” inevitabilmente la ricostruzione storica diventa “solo” di parte e si allontana dalla verità!

Si potrebbe però obiettare che la critica del Prof. Di Giandomenico sia rivolta non alle vicende avvenute, ma proprio alla narrazione che ne viene fatta nel nostro libro dove, noi “vinti”, avremmo sottovalutato e taciuto il ruolo avuto dalle istituzioni e dal partito di maggioranza, la Democrazia Cristiana.

I libri si difendono da soli, basta leggerli! Però, per venire incontro a quanti non conoscono il nostro lavoro, ci permettiamo di estrapolare una breve brano. Ecco come viene raccontata nel libro la protesta avvenuta in Molise (pag. 28 e 29):

“… Il diniego espresso (contro il nucleare) dalla Regione Molise aveva il merito di essere stato manifestato immediatamente dopo la delibera del CIPE del 21 dicembre 1973 … Si trattava quindi di un atto formale molto forte che anticipava la protesta della popolazione molisana… Si potrebbe, quindi, pensare che l’attività di opposizione manifestata dai vari movimenti e organizzata dal Coordinamento Antinucleare Molisano, sia stata superflua e irrilevante. In realtà la posizione della Regione Molise … si prestava potenzialmente, ad ampi margini di trattativa. Non abbiamo elementi certi per dire se la Regione avrebbe finito col rivedere la propria posizione, ma sarebbe irrealistico pensare che fra la Democrazia Cristiana nazionale, al governo del Paese, e la Democrazia Cristiana molisana non potessero esserci spazi di trattativa e di confronto… Attenendoci ai fatti, possiamo dire che la forte opposizione espressa dalla popolazione molisana fu tutt’altro che inutile, al contrario servì a impedire e chiudere ogni spazio a ripensamenti che avrebbero potuto portare ad aperture a favore della costruzione degli impianti nucleari sul nostro territorio.”

Termoli 2 dicembre 1978, Piazza Vittorio Veneto – Manifestazione contro il Nucleare (Foto di Bruno Caserio)

Che ci furono pressioni da parte della Democrazia Cristiana nazionale nei confronti degli esponenti politici locali è indubbio. Fra i più fermi oppositori al piano del Governo ci fu l’allora presidente della Regione Molise, Florindo D’Aimmo, scomparso nel 2013. Nel libro viene riportata una lunga intervista al figlio Antonio (pag. 61) che ci permette di ricostruire non solo gli aspetti politici ma anche umani di quella vicenda. E, in particolare, viene ricordato quanto fu duro lo scontro, all’interno della Democrazia Cristiana, fra D’Aimmo e il Ministro dell’Industria Donat-Cattin che voleva imporre a tutti i costi la costruzione della centrale nucleare al Molise.

Ma se sul nucleare si registrò una straordinaria sintonia fra la politica e la popolazione molisana, e questo è l’aspetto più bello e significativo di quella vicenda, non fu così per altre scelte, come nel caso della costruzione delle industrie chimiche che nonostante le proteste dei cittadini vennero realizzate a Termoli. Una storia, riportata nel libro, che il Prof. Di Giandomenico, conosce molto bene, visto che in quegli anni era Presidente del Nucleo Industriale.

Così come per le industrie chimiche anche per la turbogas è purtroppo vero che la popolazione molisana si è ritrovata dalla parte dei “vinti”, sconfitta da una politica miope che ha fatto e vuole continuare a fare scempio del nostro territorio.

Vinti, ma non rassegnati! Oggi continuiamo a lottare. Siamo al fianco dei cittadini dell’Alto Molise che protestano per impedire la costruzione della centrale turbogas di Presenzano e con le Mamme per la Salute e l’Ambiente di Venafro, con i cittadini che protestano nel Basso Molise per impedire la chiusura del Punto Nascite dell’ospedale di Termoli, contro il tracciato di nuovi gasdotti che dovrebbero attraversare il nostro territorio e le trivelle che scavano i fondali del nostro mare. E, soprattutto, siamo vicini e guardiamo con fiducia ai milioni di ragazze e ragazzi del movimento “#FridaysForFuture” che, in tutto il mondo e anche qui in Molise, di venerdì, sull’esempio di Greta Thunberg, scendono in piazza contro i cambiamenti climatici in difesa dell’ambiente.

Adolescenti che qualche intollerante definisce “gretini” (non a caso, sinonimo di scemo), ma che sono una delle poche ragioni che ci permettono di guardare con speranza al futuro, ad una società che non senta sempre il bisogno di divedersi in “vincitori e vinti”.

Aldo Camporeale, Enzo Gallo 

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