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L’iniziativa sulla tutela dell’ambiente voluta dal Presidente del Consorzio Del Torto con un gruppo di ricercatori dell’Enea ha conquistato l’Europa

ROMA _ Nell’incontro odierno a Palazzo Marini è stato fatto il punto sul progetto di ricerca applicata nel polo industriale di Termoli (bassa valle del Biferno), promosso dal Cosib (il consorzio per lo sviluppo industriale della valle), sostenuto dalla Regione Molise e attuato da un gruppo scientifico internazionale, composto da un team Enea (capofila) e da ricercatori italiani, europei e americani. A moderare l’incontro, il presidente del Cosib Antonio del Torto. In veste di chairman della sessione scientifica il professor Sergej Zilitinkevič, tra i più affermati studiosi internazionali di fisica dell’atmosfera. Un nuovo tipo d’indagine, che nell’analisi dello stato dell’aria introduce l’elemento della “meteodiffusività”: l’attitudine di un sito a concentrare o disperdere le emissioni, in funzione dei fattori meteo-climatici locali (altezza dello strato d’inversione termica, detto Planetary Boundary Layer, PBL; intensità e direzione dei venti). Non si tiene più solo conto, dunque, del tipo e della quantità di sostanze immesse in un dato momento, qui e ora, ma dell’interazione dinamica tra queste e i fenomeni atmosferici. Filo conduttore della conferenza, uno degli aspetti più inusuali e promettenti del progetto: l’alleanza che ha coinvolto industria, scienza e istituzioni intorno alla questione ambiente, calata in un preciso territorio. A questo proposito Manuela Algeri (rappresentanza Commissione Europea in Italia) ha detto: “la ricerca sulle sponde del Biferno “sposa appieno i principi europei, soprattutto per il dialogo tra industria, scienza e istituzioni”.

Così pure Stefano Tibaldi, direttore generale delle ARPA (siamo alla “necessità di un dialogo a tre”), che ha poi sottolineato la “maggiore responsabilità e autocoscienza” che si richiede “al sistema produttivo con l’odierno sistema del monitoraggio sulle emissioni, fondato sull’autocontrollo”. Responsabilità e “cambiamenti culturali immediati”: è ciò che serve, secondo Andrea Ferroni, presidente Ficei (la federazione dei consorzi industriali italiani), per evitare il rischio “di perdere il controllo dei processi”. E il progetto Valle del Biferno, in cui l’industria ha chiesto alla ricerca nuove conoscenze per gestire la qualità dell’aria, è un primo corposo tassello del “cambiamento culturale” e “va fatto conoscere al resto del paese, attraverso la rete dei sessanta consorzi industriali”. Altro aspetto centrale emerso nel convegno: il programma di ricerca nel distretto industriale di Termoli è nato e si è svolto nel segno di un’impostazione glocal, locale-globale.

Un piccolo territorio in Molise, con caratteristiche geoclimatiche molto peculiari, è stato “adottato” dalla ricerca internazionale su lungimirante impulso della realtà produttiva locale. L’indagine, condotta per il territorio ma pure per testare un metodo scientifico, è pronta per essere proiettata su una scala più vasta: già l’Arizona, ad esempio, che con la sua università di stato ha collaborato al progetto, sta valutando possibili applicazioni dello stesso metodo nelle proprie aree industriali. Dal suo canto Angelo Michele Iorio, presidente della Regione Molise, ha sottolineato l’utilità concreta del progetto per il territorio: “un passo in avanti nell’affinamento delle valutazioni d’impatto ambientale, per conciliare nella regione sviluppo e conservazione dell’ambiente”. Nel contempo, si è sperimentata in questo caso – ha detto il professor Sergej Zilitinkevič, massima autorità scientifica mondiale in tema di PBL – “l’importanza dell’integrazione internazionale nell’ambito di un progetto di ricerca applicata”. Intervistato dal Tg3 Lazio, l’illustre fisico russo ha spiegato in modo netto e forte il senso del progetto: alla domanda “si può davvero combattere l’inquinamento?”, la risposta è stata “dato che eliminare le emissioni inquinanti si dimostra impossibile nei fatti, occorre rivolgersi alla scienza – questa scienza, che ha attuato questo progetto – per trovare il modo di controllarle”.

E’ stato evidente, nella conferenza, che questo modo di affrontare il problema può costituire uno strumento serio e concreto per le industrie, sensibili alla necessità di conciliare la loro presenza sul territorio con la tutela dell’ambiente e della salute. Si è assistito alla nascita di un modello, rigoroso e innovativo, che può venir proposto in altri insediamenti produttivi ma pure – con le necessarie rimodulazioni, già allo studio – per lanciare un’inedita sfida all’inquinamento urbano. Del resto, come ha più volte ricordato il presidente del Cosib Antonio del Torto, qui l’idea di fondo è stata “conoscere per intervenire – e per informare –“. Intanto il team Enea di Maria Cristina Mammarella e Giovanni Grandoni ha messo a punto e sta sperimentando un “indice dinamico di meteodiffusività”, su scala da “diluito” a “concentrato”, con un’equazione in grado di quantificare in tempo reale il “profilo meteodiffusivo” di un sito qualsiasi. Un’esperienza, ha concluso il professor Zilitinkevič, che può essere replicata nelle aree metropolitane.

Un progetto “con un preciso obiettivo, la qualità ambientale”; dove la carta vincente è stata “la capacità di fare rete”, con “un gruppo italiano di ricerca che ha catalizzato l’interesse internazionale”. Un approccio che merita d’essere sviluppato e sempre più sostenuto dalle istituzioni, anche “con fondi adeguati”. Perché, come è stato ripetutamente sottolineato dai relatori, senza precise conoscenze non è possibile gestire il problema della qualità dell’aria.

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