Succedeva nel 1992”… e più precisamente nell’estate del 1992 nella cittadina bosniaca di Visegrad. Così inizia il libro di ELVIRA MUJCIC dal titolo “E se Fuad avesse avuto la dinamite?”. All’orizzonte le conseguenze di un immane eccidio che l’autrice rivive dentro di se, ripercorrendolo in autentica simbiosi con i personaggi del libro, con le loro storie, con i loro linguaggi, con la loro psicologia, per trovare una salvezza interiore, ma anche per parlare di una società che lascia liberi i responsabili di delitti atroci e di violenze inaudite. La MUJCIC ci propone con questo libro un tuffo tremendo nell’inferno della guerra nei Balcani che ha macchiato di sangue gli anni Novanta, che ha rotto gli equilibri sociali di diverse etnie che per secoli hanno saputo convivere in pace. Le vicende descritte nel suo libro narrano di un gruppo di musulmani bosniaci asserragliati nella diga che domina la città e che minacciano di farla esplodere se i militari serbi non cesseranno il genocidio perpetrato nei confronti della loro etnia. Il giovane Zlatan, 15 anni dopo, ripercorre la vicenda, fino a incontrarne il protagonista, ancora vivo.
Una diga pronta a saltare in aria… Ed una domanda che già nel titolo pone interrogativi e sospetti inquietanti, che adombra la quotidianità, che la minaccia, che sviscera un senso di insicurezza e di perplessità. Ma cosa sarebbe accaduto se il protagonista avesse avuto la dinamite? Il pubblico presente in sala se l’è chiesto più volte e chissà quante volte la stessa MUJCIC si è posta l’interrogativo. Chissà se davvero esiste una risposta. Chissà come si sarebbero potuti evolvere gli eventi se davvero quella diga a Visegrad fosse esplosa!
Fuad: un uomo, un possibile eroe che facendo saltare la diga avrebbe potuto impedire la carneficina e lo strazio autorizzato da Milan Lukic, catturato qualche anno dopo in Argentina nel 2005. Fuad – spiega la scrittrice – è una persona davvero esistita col nome di Murat Sabanovic. L’avventura della diga è un fatto reale. Ma Fuad potrebbe essere anche un personaggio inventato, metafora di ciascun uomo in guerra, vittima della propaganda di partito, bisognoso di esaltazioni eroiche disperate, ed uno progetto da realizzare in nome di una giusta causa dettata da qualcuno più in alto di lui. I racconti della MUJCIC sono espressi con dovizia di particolari, momenti cruenti, fatali, con immagini di stupri e uccisioni, con torture perpetrate da spietati aguzzini. Durante il convegno ELVIRA MUJICIC ha scelto di leggere per il pubblico presente in sala due brani tratti dal libro: una vicenda drammatica dai tratti raccapriccianti e un passo divertente, racconto di alcuni pescatori che s’interrogano se, ai tempi di Tito, il pescato fosse migliore.

Attoniti ed emotivamente provati, i presenti in sala hanno ascoltato il passo che descrive la violenza su una ragazza da parte di un soldato serbo. C’è da dire che tra le categorie più esposte agli orrori della guerra serbo-bosniaca si sono trovate proprio le donne vittime di enormi danni materiali e psichici. Su di loro è stato attuato perpetrato un crimine di violenza sessuale e tortura fisica di una tale gravità che lo stesso rimane al di fuori di ogni capacità di comprensione da parte di un normale essere umano. Dunque una materia difficile da trattare, dai contorni incerti perché – come dichiarato dalla stessa scrittrice – le vittime di violenze con difficoltà e incertezza raccontano quanto subito. Rari sono i casi di denunce e le testimonianze attinte dalla scrittrice provengono per lo più da deposizioni rilasciate al tribunale dell’Aja. Testimonianze che tra l’altro lasciano il tempo che trovano perché quasi nessuno dei criminali di guerra è stato condannato per questo tipo di reati.

La Bosnia è stata lo scenario di uno degli scontri più violenti del secolo scorso su cui spropositatamente si è lasciato che calasse in fretta il silenzio. ELVIRA MUJCIC nell’incontro-dibattito di oggi ci ha ricordato una Storia fatta di massacri e violenze intollerabili. Ci ha riportato alla memoria un evento bellico che il popolo slavo in cuor suo sta ancora vivendo. Con lo sguardo rivolto al domani e alla quotidianità, esiste il pericolo di dimenticare quanto è successo ieri, ma esiste anche il pericolo opposto: che con lo sguardo rivolto soltanto verso il passato, c’è il pericolo che vengano trascurati i problemi che sono stati causati dall’aggressione sulla Bosnia Erzegovina, problemi che dovranno essere risolti da questa e dalle generazioni che verranno.

Due Sponde un mare : questa mattina alle ore 11.00 il secondo appuntamento con la scrittrice ELVIRA MUJCIC che terrà un seminario dal tema “Il ruolo dell’informazione nella dissoluzione dello stato Jugoslavo”.

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