ROMA – “In Italia la mortalità per cancro è diminuita ed è più bassa della media europea”. Lo ha dichiarato ieri la parlamentare molisana Sabrina De Camillis, coordinatrice dell’intergruppo alla Camera dei Deputati della Medicina di Genere, alla cerimonia di consegna del premio Onda, consegnato dall’Osservatorio Nazionale sulla salute della donna (Onda) ad una donna distintasi nel campo della salute, del benessere e dei diritti delle donne. Negli anni scorsi i riconoscimenti sono andati a Giulia Bongiorno e Michelle Hunziker, soci fondatori della Fondazione Doppia Difesa Onlus, a Cristina Mondadori ed a Livia Pomodoro.

Stiamo lavorando per proporre al Ministro una serie di considerazioni sul sistema di programmazione nazionale da inserire nell’ambito del Piano sanitario nazionale _ ha proseguito il Deputato _. Per quanto riguarda i dati delle neoplasie in Italia, c’è qualche numero positivo. La mortalità per cancro è diminuita ed è più bassa della percentuale media europea per cui vi è un aumento della sopravvivenza. Vive l’83 per cento di chi è colpito da neoplasie al seno rispetto all’80 per cento della media europea, il 58 per cento di chi è colpito da tumore del colon retto rispetto al 54 per cento dell’Europa, il 79 per cento di chi è colpito da neoplasia alla prostata contro il 74 per cento della media europea il 13 per cento da chi è colpito da tumore al polmone contro il 10 per cento della media europea.

Facendo riferimento al tumore all’ovaio, è una neoplasia che in Italia viene diagnosticata in 17,9 casi ogni 100 mila donne. Nel quinquennio 93-98 il numero era pari 13,5 per 100 mila donne. Dunque è un tumore in forte crescita anche se c’è una diminuzione della mortalità. Ci sono molti studi sul caso da cui viene fuori come è differenziata la diffusione della neoplasia nei due emisferi geografici, nell’Ovest è molto più frequente rispetto all’Est per cui contano le cause ambientali nella diffusione del tumore visto che è presente in alcune aree geografiche . La crisi economico-finanziaria, poi, si ripercuote anche sul sistema salute del Paese, impatta sul sistema di prevenzione ed in particolare sulle donne perché è il nostro modo di impostare la vita pensando prima agli altri e rinunciando spesso ad una nostra protezione. Mi sento di lanciare in questa sede una grave preoccupazione che riguarda l’applicazione in oltre il 50 per cento del Paese dei Piani di rientro.

In un momento di crisi dove la concentrazione dei Piani di Rientro è tutta giocata nel campo dei numeri tralasciando l’erogazione dei servizi essenziali. Tale situazione comporta una maggiore facilità nel taglio della spesa che equivale al taglio dei servizi rispetto, invece, ad una riorganizzazione generale che dovrebbe andare ad intervenire su quelle ataviche spese, spesso legate a lobby invece che a servizi da erogare. E questa grave preoccupazione è confortata da una serie di emergenze in quei territori dove l’Attuazione dei Piani di rientro sta creando difficoltà nell’applicazione dei Livelli minimi di assistenza (Lea). Chi ne paga di più le conseguenze sono le donne. Anche questa sarà una partita che l’intergruppo sulla Medicina di Genere sottoporrà al Ministro chiedendo di intervenire pensando ad un monitoraggio dei Piani di rientro che tenga ben alta l’attenzione sulla capacità di mantenimento dei target sanitari evitando tagli violenti sul settore”.

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