CAMPOBASSO _ Non sono bastati i tanti chiarimenti dati nel corso di una lunga campagna di stampa sui tagli nei trasporti. Si continuano a propalare le solite notizie artefatte, si seminano sospetti e rancori, si usa a piene mani la minaccia di licenziamenti per diffondere panico fra i lavoratori. Così i licenziamenti crescono in maniera esponenziale ad ogni intervista, per cui sembra quasi che nel settore nessuno più resterà a lavorare. Il compagno Leva ha dichiarato solennemente che è stato minato il diritto allo studio, per cui gli studenti non potranno più recarsi a scuola.

Ha detto anche che i lavoratori non potranno più raggiungere le fabbriche e nessuno più potrà recarsi negli ospedali o in ufficio. Tutti sono entrati nella polemica a gamba tesa, e si fa a gara a spararla più grossa, pur di vivere il proprio momento di celebrità. Qualcuno ha pensato di acquistare sui giornali spazi a pagamento per pubblicare i tagli fatti alla rete. Allora, la Regione dovrebbe acquistare un intero settimanale per pubblicare la rete e il lungo elenco di corse al servizio della comunità molisana.

Perché – ha dichiarato l’assessore ai trasporti Velardi – “la rete di trasporto della nostra regione, anche dopo i tagli, continua ad offrire servizi diffusi sul territorio. Non solo vengono raggiunti tutti i paesi e con diverse corse giornaliere, ma anche le contrade, le frazioni, e in molti casi anche piccolissimi insediamenti rurali. In molte realtà il servizio regionale si sostituisce perfino agli scuolabus comunali. Non un solo studente del Molise resterà a piedi. Se qualcuno avesse veramente sfogliato il volume della rete lo avrebbe potuto constatare, ma per farlo occorre in primo luogo capirlo.

Ad esempio, il fatto che sia stata soppressa qualche corsa scolastica, non significa – come dice Leva – che non si andrà più a scuola , ma semplicemente che sono stati unificati gli orari e ricondotti all’interno della corsa feriale (cioè per l’intero anno) sia gli studenti che l’utenza normale. Questo, evidentemente, dopo aver verificato la capienza sull’autobus di linea, che oltrepassa i cinquanta posti. Dove, invece, sono rimaste in esercizio la corsa scolastica e quella feriale, lo si è fatto in relazione alla necessità di soddisfare una maggiore utenza, e, non certo, per fare un favore a questa o quell’altra ditta. Il fatto è che il piano viene letto alla rovescia, con evidente intento demolitorio. Si segnala solo ciò che è stato tolto, mentre si dovrebbe partire da ciò che c’è e dimostrare poi che occorre altro.

Questo non si fa, perché il problema non è quello di assicurare la mobilità ai cittadini, ma quello di continuare ad elargire chilometri e fondi pubblici alle ditte che esercitano il trasporto. Siamo al solito, vecchio modo clientelare di ragionare, nel quale i servizi non sono in funzione dell’utenza e del territorio, ma delle ditte che lo effettuano, che,in alcuni casi, a proposito di malefatte, le stanno girando e provando tutte, con occhio attento al proprio conto corrente, piuttosto che alle esigenze del territorio. Proprio questa mentalità deviata, che sa tanto di becero favoritismo, è all’origine della lettura strumentale della rete dei servizi .

Lo stesso discorso vale per le corse al servizio dei lavoratori. Non è più possibile pensare che da ogni paese parta una corsa di soli tre o quattro lavoratori e raggiunga direttamente le fabbriche. Abbiamo fatto ciò che si fa normalmente in tutte le altre parti d’Italia – ha continuato l’assessore Velardi – attraverso le coincidenze (modalità sconosciuta nei trasporti molisani), con l’accorgimento di non far scendere più di una volta dall’autobus chi si reca al lavoro. Il lavoro di taglio è stato fatto solo per eliminare ciò che è superfluo (perché non c’è utenza o si riscontra una eccessiva frequenza oraria) e, inoltre, per sopprimere tutte le corse fra loro sovrapposte.

Infatti, il problema più grosso, che è alla base di un grande dispendio di chilometri e perciò di danari, è causato dalla sovrapposizione di più vettori su un identico percorso, per effetto dell’elevato numero di gestori sulla rete (trenta ditte su un bacino regionale piccolo come quello molisano). In questo caso si sono alternati i servizi fra i gestori. Ad esempio, chi viaggia sulla SS. 87 nota, ogni giorno, e più volte nell’arco della giornata, lo scempio di pullman incolonnati uno dietro l’altro con non più di quattro o cinque passeggeri. Aver unificato le corse non significa aver tolto possibilità all’utenza, ma aver alternato le corse fra i gestori. Questo significa risparmiare soldi senza nulla togliere all’utenza. Certo, se ne lamenteranno le ditte, ma si rallegreranno i contribuenti , che non si vedranno magari caricati di altre tasse per continuare a sostenere lo sperpero.

Sono state tolte alcune corse definite “ mercatali “ , perché avevamo perfino corse riservate alle massaie che vanno a fare la spesa settimanale, e quelle balneari, perché avevamo tante corse riservate ai bagnanti e al diporto di montagna, che questi imprenditori del trasporto, una volta tanto, potrebbe anche fare a rischio d’impresa e con i propri soldi. Altro problema è quello della soppressione delle corse nelle fasce c.d. di morbida, cioè di metà mattina e metà pomeriggio. Anche in questo caso , i tanti ingegneri dei trasporti che sono venuti alla ribalta in questi giorni hanno parlato di errata applicazione dei principi. Lo sfoltimento delle corse è un principio che và letto in maniera correlata con altri, sanciti dalla legge, perché non è con le sigle che si definisce l’utilità o meno della corsa. Dipende dall’utenza, dal territorio, dalle possibilità di integrazione con altre modalità di trasporto. Non c’è scritto da nessuna parte che ogni ditta, tutte le ditte debbano obbligatoriamente continuare a sventolare sui piazzali il proprio marchio d’impresa ad ogni ora e in concomitanza con altre.

L’importante è che ci sia il servizio e che sia garantita l’utenza. Ad esempio, sulla autolinea Campobasso – Termoli, oltre alla ferrovia che mette a disposizione ogni giorno nove corse di andata e nove di ritorno , avevamo ben 33 corse dirette di andata e 33 di ritorno, nell’arco di una sola giornata. Ne sono state soppresse solo 13. Questo significa aver dato un colpo mortale alla mobilità sulla quella tratta, o, semplicemente, aver operato una piccola contrazione rispetto al ventaglio delle possibilità offerte all’utenza nell’arco della giornata ?

A Leva , che mi accusa di viaggiare in auto blu, ma lo faccio come tutti gli altri assessori e come lo hanno fatto nel passato quelli della sua parte politica, devo ribattere che sono sceso dalla macchina e ho viaggiato in autobus, in molte occasioni e proprio per verificare di persona alcune di quelle corse che sono al centro di un conflitto politico seminucleare, e che sembrano la condizione centrale della stabilità politica del Molise. Bei viaggetti fatti in compagnia del solo autista e , nel giorno di massimo affollamento, con altre due o tre persone. Non mi dilungo ulteriormente – continua l’assessore ai Trasporti – perché ci sono ben tre delibere e tutti gli atti della Conferenza di Servizi, che sono pubblici .

Questi atti sono stati impugnati da uno studio legale di grande competenza nei trasporti e sono sub iudice. Sembra, inoltre, che sia stato interessato anche l’antitrust. Allora perché non aspettare le sentenze e rimettersi alla sovrana decisione della giustizia, come fa la Regione, piuttosto che scatenare la piazza e chiedere , con la forza e con l’intimidazione, una giustizia populista , piuttosto che di diritto ? Se si è tanto sicuri delle proprie ragioni e degli altrui errori, perché questa violenza, questa speculazione, questo polverone mediatico ? Se la Regione ha sbagliato riformerà i propri atti, ma lo dovrà dire un giudice e non la violenza e l’intimidazione”.

Sin qui l’assessore ai Trasporti. Ma è sceso in campo anche il Presidente della Regione, Iorio , il quale ha dichiarato : << La titolarità ad approvare la rete dei servizi , l’adeguatezza rispetto al territorio e alle comunità locali, spetta ai Sindaci e non a chi ha interessi particolari in gioco. Questo passaggio democratico, l’ esame approfondito delle ragioni e degli interessi del territorio è stato fatto in una Conferenza di Servizi che è durata ben tre mesi , nel corso della quale c’è stato un lungo esame istruttorio, con la partecipazione fattiva, con la collaborazione e con la proposta dei Sindaci. Il procedimento si è concluso con il voto contrario di soli due enti. I tagli non sono stati fatti secondo un criterio aziendale, ma di territorio, così come prevedono le leggi. La titolarità a stabilire l’adeguatezza dei servizi è dei Sindaci e non di altri. Il taglio si cala in maniera difforme sulle aziende per il semplice motivo che i servizi che queste fanno sono spalmati in maniera diversa sul territorio. Sul problema del mantenimento dell’attuale rete fino alla gara, ho già ricevuto i Sindacati e anche l’Assessore Velardi ha avuto modo di spiegarlo in Prefettura. La Regione ha già fatto un grosso sforzo per garantire il finanziamento della nuova rete per tutto il 2011. Di più non si può fare, altrimenti si precipita verso la destabilizzazione, se consideriamo che la Regione ha già accumulato per i trasporti nel secondo semestre 2010 un debito con le banche di 25 milioni di euro . Mi pare che i Sindacati siano coscienti di questa situazione e della necessità di assicurare in primo luogo la stabilità e la certezza dei pagamenti per l’anno in corso”. “Per quanto riguarda gli esuberi – ha dichiarato il Presidente Iorio – già da marzo del 2010 è stato firmato un documento con i Sindacati per la istituzione degli ammortizzatori sociali. Ma, credo sia il caso di fare una esortazione alle imprese nel senso di mettere da parte gli egoismi aziendali per unirsi intorno al loro Consorzio, che fino ad oggi c’è stato solo sulla carta, e gestire insieme l’intero trasporto della Regione per questo breve periodo che ci separa dalla gara. Solo in questo modo si potranno moderare gli effetti negativi e stemperarli all’interno di un contratto di servizio unico”. La parola, dunque, passa alle aziende e alla loro capacità di dimostrare un nuovo spirito di impresa, mettendo da parte una mentalità che li ha visto fino ad oggi semplici esecutori di un servizio affidato in concessione.

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