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TERMOLI _ Su “il Giornale” del 23 luglio e’ apparso un articolo a firma di Geronimo ( pseudonimo dell’on. Cirino Pomicino) nel quale, con la consueta profondita’ di analisi l’opinionista affronta il tema del divario tra Nord e Sud d’Italia. Che esistano tassi di crescita differenziati tra le due aree del Paese e’ un fatto indiscusso e che il dualismo economico si stia trasformando in dualismo politico e’ altrettanto evidente, se e’ vero come e’ vero che il “partito del Sud” sta contagiando buona parte dell’opinione pubblica ( e non solo) delle regioni meridionali. Ma il problema ,come dice bene Geronimo,non e’ quello di contrapporre ad un Nord opulento un Sud disagiato, perche’ negli ultimi quindici anni “…l’arretramento del sud si colloca nel quadro di debolezza dell’intero sistema Paese diventato, dal 1995 in poi, la Cenerentola d’Europa”.
E conclude con l’auspicio di avviare una nuova politica meridionalista partendo dalla riforma del sistema politico che, nel mezzogiorno, non seleziona piu’ una classe dirigente all’altezza dei bisogni e da “ una offensiva culturale capace di battere l’antico e diffuso convincimento meridionale di uno Stato centrale lontano e patrigno”. Personalmente condivido l’analisi e la necessita’ di una radicale riforma anche della macchina amministrativa, ma credo – con l’on. Rino Formica- che il punto centrale sia quello di come piegare la tendenza alla territorializzazione della Politica, intesa alla ricerca di una nuova visione unitaria e nazionale dei Partiti politici corrosi dal leaderismo e dalla degenerazione feudale dei capi locali. Dopo il federalismo fiscale percorrere la strada della enfatizzazione dello “spezzatino federale” ,come lo definice l’on. Formica, sarebbe un suicidio.

In questo quadro generale l’idea del “Partito del Sud” diventa concettualmente piu’ complessa e piu’ articolata e la prospettiva della fondazione di una forza politica meridionalista ( sul modello leghista) non la si sconfigge solo liberando risorse finanziarie per il miglioramento delle infrastrutture nel mezzogiorno, certamente necessarie ed auspicabili. Occorre invece saper superare concettualmente l’idea del Paese diviso in due macro aree e prendere coscienza del fatto che l’Italia tutta corre seriamente il rischio di diventare il grande sud della Europa baltica, anziche’ essere il cuore pulsante dell’Europa mediterranea.

Il Partito degli Italiani ( del Nord e del Sud ) dovra’ dare quindi concreto impulso ad una nuova politica meridionalista mediterranea perche’ con i tempi che corrono e con l’economia che corre ancora piu’ veloce dei tempi non si puo’ procedere con la testa rivolta ad un passato oramai superato dalla storia. A meno che il “partito del Sud”,nella intenzione dei suoi sostenitori palesi ed occulti, non debba costituire lo strumento per ritagliarsi rendite di posizione da utilizzare al solo fine di conservare un potere locale asfittico e senza futuro. “Pensare globalmente, agire localmente.”E’ uno slogan di altri, ma senza dubbio adattabile all’argomento di che trattasi.

                                                                                                                         Avv.Oreste Campopiano
                                                                                                                          Segr.Reg.Molise N.PSI

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