Oreste Campopiano
TERMOLI _ L’appuntamento elettorale di fine marzo e’ molto di più che un significativo test ( 44 milioni di elettori chiamati alle urne) per le forze politiche, sia di maggioranza che di opposizione. Esso è diventato la vera cartina al tornasole della tenuta o dell’avvio definitivo ed irreversibile della disarticolazione di un sistema politico, quello bipolare o bipartito, di fatto finora tollerato ,ma mal digerito dai più.
Il livello dello scontro politico tra le forze in campo non aveva mai raggiunto come in questi giorni uno stadio così alto, generalizzato e contestuale, coinvolgendo tutte le maggiori cariche dello Stato: dalla Presidenza della Repubblica,a quella del Consiglio dei Ministri; dalla Magistratura ed i suoi organi di rappresentanza, alla Presidenza delle Camere; dal sistema pubblico televisivo , addirittura alla S.Sede.
In questo quadro avvelenato ciascuno gioca la sua personale partita, che però è una partita truccata, essendo di tutta evidenza, al di là delle parole, che il confronto/scontro non si attua tra i partiti o le coalizioni ,ma si risolve all’interno dei partiti e delle coalizioni.

E se le divisioni sono evidenti (e difficilmente sanabili) nel centro sinistra, che per ritrovare mediaticamente una immagine di apparente unità, ha organizzato una manifestazione di piazza contro il Governo, insignificante sul piano dei contenuti ed inconsistente sul piano delle idee, lo scontro più subdolo e perciò stesso piu’ deflagrante lo si gioca nel PDL e nell’area moderata. Anche qui le posizioni dei leaders sembrano difficilmente ricomponibili per la elementare ragione che le due formazioni maggiori ( ex AN ed ex FI), non si sono mai di fatto amalgamate ed il tentativo di unificarle sotto il simbolo del nuovo partito, il PDL, non solo non è riuscito, ma rischia di bloccare ulteriormente un sistema già di per sé inceppato.
Così se il Presidente del Consiglio avvia la sua campagna di presentazione dei “Promotori della Libertà”, il Presidente della Camera dei Deputati, accanto alla già esistente “Fare Futuro”, sta costituendo una nuova formazione politico culturale che vedrà la luce immediatamente dopo il voto di marzo, nella prospettiva presumibilmente del superamento degli attuali equilibri interni al PDL . Ed in questo quadro di generalizzata confusione più di qualcuno prova a giocare un ruolo tanto subdolo quanto dirompente, che è quello di propagandare l’astensione dal voto, ben sapendo che il non voto indebolirebbe ulteriormente il sistema, accelerandone il definitivo tramonto.

La via più facile, ma anche la più drammatica, considerato lo stato della economia reale del Paese e la conseguente necessita’ di una guida forte e rigorosa. Allora non resta che attendere il risultato delle urne, nella convinzione però che questo sistema non potrà reggere ancora a lungo e che la ricostituzione di aree politiche omogenee e di partiti identitari sarà necessaria per costruire una vera classe dirigente, dare una prospettiva di crescita al Paese e ricollegarsi alle grandi famiglie politiche europee.

Che piaccia o no è questa l’unica strada da percorrere. Una strada che impone all’attuale maggioranza , a brevissima scadenza, la revisione dei quadri dirigenti del partito ed in extrema ratio anche la seria valutazione del ricorso anticipato alle urne.

avv.Oreste Campopiano
Segr.reg.N.PSI Molise
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