Foto tratta da “Humanitas”, per gentile concessione di Stefano Leone

Non si può più nascere a Termoli!

TERMOLI – Ero adolescente quando il cosiddetto Ospedaletto, ubicato ad angolo tra il Corso Umberto I e Via Fratelli Brigida, cedeva il posto al Nuovo Ospedale di Via del Molinello. Nella nuova struttura vi operarono medici e chirurghi diventati famosi in tutto il Molise: da Giulio Recchia a Tagliaferri, da D’Andrea a Sabbetta, da De Palma a  Fabrizio  e tanti altri che diedero lustro alla nostra Sanità. I laureandi medici molisani fecero a gara per venirvi a lavorare.

In seguito, mentre ero studente d’architettura a Napoli, vidi il primo progetto dell’Ospedale S. Timoteo di Termoli. L’incarico era stato dato allo studio di Michelangelo e Tonino Crema. Fu quest’ultimo che, studente anche lui, mi portò a casa sua, verso I Tribuali e mi mostrò la prima idea di progettazione. “ Vedi – disse – si basa tutto sul modulo di Le Corbusier: è racchiuso in questi quadrati che si ripetono per tutta l’estensione dell’ospedale…”. Ne rimasi molto impressionato. Tonino, nipote di quell’Achille Pace – illustre critico d’arte di fama internazionale di origine termolese –  aveva l’architettura nel suo DNA. 

 Per ironia della sorte, mentre frequentavo il terzo anno, conobbi, sempre a Napoli, anche Giovanni Berchicci, laureando in ingegneria ed esecutore dei calcoli delle strutture dell’Ospedale Vietri di Larino. Collaborava con lo studio dell’architetto Vitiello e insieme stavano progettando quella struttura molto ardita, con i pilastri altissimi, soggetti ad un carico di punta eccezionale. 

Insomma, era destino che mi dovessi interessare di strutture e problemi  sanitari.

Il Molise si stava fornendo di due ottimi centri ospedalieri dotati di molte specializzazioni.

Termoli si apprestava a diventare un polo sanitario di tutto rispetto nella Regione. Ma ben presto, il cosiddetto campobassocentrismo e l’iserniacentrismo, cominciarono a soffiare  lentamente ma inesorabilmente sul fuoco dell’invidia inficiando una realtà sanitaria che operava da oltre cinquant’anni nell’area basso molisana e termolese.

Il reparto di ginecologia, vanto dell’ospedale termolese sin dai tempi in cui operava il prof. De Palma, oggi sta per chiudere i battenti: sta per…abortire! È qui che, da tempo, sono venute e vengono ancora a partorire tutte le puerpere del Molise. Negli ultimi tempi, molte hanno già preso la via dei vicini ospedali abruzzesi di Vasto, di Chieti o di  Lanciano; con tutte le conseguenze e i pericoli  immaginabili che possono verificarsi per una donna nei momenti prossimi al parto! Per scongiurare questa eventualità, a Termoli sono sorti movimenti a difesa delle nostre due strutture ospedaliere.

Insieme alla sparizione del Punto Nascita – afferma il dott. Giuseppe Pranzitelli – si parla di chiudere anche i reparti di Pediatria, Otorinolaringoiatrologia, Urologia, Psichiatria e Rianimazione”: di chiudere, insomma, gli ospedali. Si toglie la possibilità ai paesi della nostra Regione di avere, un ospedale operante il più vicino possibile: con un colpo di spugna, si vuole cancellare questa importantissima realtà! Uno dei motivi che si adducono riguarda l’insufficienza del numero delle nascite. È utile ricordare che, ai tempi del fascismo, Mussolini aveva istituito il principio che per ogni nuovo “Figlio della Lupa” si dessero mille lire ai genitori. Sarà mica il caso di ripristinare questo principio copulativo per fare si che i molisani si dessero da fare per avere più figli?

Personalmente, il problema l’ho vissuto e lo vivo con una certa angoscia. Quando all’inizio dell’estate, il dott. Pranzitelli mi telefonò a Milano per video-recitare la mia poesia “Hi voje nasce a Tèrmele”, non ebbi molte difficoltà ad accettare. Oggi la ripropongo su myNews.iT nella speranza di poter contribuire a riflettere a fondo sul problema perché il Punto nascita non venga soppresso e i bambini termolesi, ancora nella pancia delle loro madri, possano urlare…

Saverio Metere

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Saverio Metere
Saverio Metere è nato a Termoli il 23 settembre del 1942. Vive e lavora a Milano dove esercita la professione di architetto libero professionista. Sposato con Lalla Porta. Ha tre figli: Giuseppe, Alessandro, Lisa. Esperienze letterarie. Oltre ad interventi su libri e quotidiani, ha effettuato le seguenti pubblicazioni: Anno 1982: Lundane da mazze du Castille, Prima raccolta di poesie in vernacolo termolese; anno 1988: I cinque cantori della nostra terra, Poeti in vernacolo termolese; anno 1989: LUNDANANZE, Seconda raccolta di poesie in vernacolo termolese; anno 1993 da Letteratura dialettale molisana (antologia e saggi estetici–volume primo); anno 1995: da Letteratura dialettale molisana (antologia e saggi estetici–volume secondo); anno 2000: I poeti in vernacolo termolese; anno 2003 (volume unico): Matizje, Terza raccolta di poesie in vernacolo termolese e Specciamece ca stá arrevanne Sgarbe, Sceneggiatura di un atto unico in vernacolo termolese e in lingua; anno 2008: Matizje in the world, Traduzione della poesia “Matizje” nei dialetti regionali italiani e in 20 lingue estere, latino e greco.