“Basta, Enrico!”
Silvio Berlusconi a Termoli - (Foto Bruno Caserio)Padova il 7 giugno 1984 Così gli gridava la folla dei compagni comunisti commossi perché volevano che terminasse il suo discorso, dopo aver subìto il primo ictus. Aveva appena pronunciato la frase “Compagni, lavorate tutti , casa per casa, strada per strada, azienda per azienda”. Pallido, alla fine, si accasciava e terminava il suo intervento. Morirà entro quattro giorni, dopo aver ricevuto l’ultimo bacio sulla fronte da Pertini che lo fece trasportare a Roma con l’aereo presidenziale: “Lo porto via come un amico fraterno, come un figlio, come un compagno di lotta”.

Ai funerali, oceanici, partecipò oltre un milione di persone. Con meraviglia di tutti c’era anche Giorgio Almirante, segretario del MSI, che era andato a rendergli l’onore delle armi, come si fa per un combattente onesto e valoroso.

Non staremo qui a decantare le sue doti di politico, il suo attaccamento alla cosa pubblica, di essere d’esempio con la sua vita privata, con la sua condotta, verso tutti. Comportamento che era nelle corde più profonde dell’uomo politico. Con la sua morte, il PCI, negli anni, perse tutto il suo valore di partito di massa. Con Achille Occhetto, il 3 febbraio del ’91, diventò PDS (Partito Democratico della Sinistra), dal quale si staccherà lo stesso Bertinotti che fonderà, nel dicembre dello stesso anno, Rifondazione Comunista. Negli anni cambierà ancora simbolo e nome.

Ma non è questo che ci interessa oggi porre in evidenza.

Ciò che più ci preme, a trent’anni dalla sua scomparsa, è di evidenziare il suo comportamento morale. Quella che gli storici hanno definito “La questione morale”, coincide con l’onestà, lo spirito di solidarietà umana di cui egli ha dato sempre prova. Sono questi i valori che ci ha lasciato. Sotto quest’aspetto Berlinguer è stato un rivoluzionario. Di quel romanticismo rivoluzionario di cui parlava anche Che Guevara che  lo faceva coincidere con la “disponibilità a dare la vita per ciò in cui si crede”. E’ difficile affermare le verità scomode, “le verità che sono sempre illuminanti e che ci aiutano ad essere coraggiosi”, come diceva Aldo Moro; col quale Berlinguer, ebbe una breve stagione d’intesa nel proporre quel Compromesso Storico che, alla fine, causò, in un certo qual modo, la morte del grande statista democristiano.

In questi giorni si celebra il ventennio di un altro politico. Ma quale differenza tra i due uomini. L’uno, Silvio Berlusconi, che ha fatto della politica solo una fonte di guadagno, per risolvere i suoi problemi aziendali, che è stato più volte condannato per la sua condotta morale, che è in attesa della sentenza per recarsi ai domiciliari o essere adibito ai rapporti sociali, che per vent’anni ha gestito la politica a suo proprio vantaggio e a quello dei suoi compari comprando e vendendo uomini politici al solo scopo di garantire la sopravvivenza di un partito che ogni tanto cambia nome, si divide e si ricongiunge. L’altro, Enrico Berlinguer, onesto fino a sacrificare la propria vita per l’affermazione di principi intangibili e inalienabili senza i quali non si costruisce nessuna morale politica.

Quale eredità “morale” può lasciare alle generazioni future, un uomo, che per venti anni si è  riparato all’ombra di Forza Italia solo per coprire i propri affari e imbrogli di partito? Gli anni dal 1994 al 2014 coincidono con un ventennio più simile a quello di un altro dittatore che ha, inoltre, sulla coscienza i milioni di morti del secondo conflitto mondiale e del quale conosciamo tutti l’orribile fine che gli è toccata! Noi non gli auguriamo certamente questo. Vorremmo, però, che finalmente gli italiani si rendessero conto che non può essere d’esempio a nessuno.

La “Questione morale” proposta da Berlinguer oggi, purtroppo, è disattesa dalla stessa sinistra, sempre più divisa e alla ricerca più di un potere che garantisca più una vita agiata che cercare di risolvere i problemi della classe meno abbiente.

Tutti i nostri politici pensano solo a occupare quelle poltrone che offrono la garanzia di prendere stipendi favolosi. E così, mentre in Italia  milioni di giovani non trovano lavoro, imprenditori e gente disperata si toglie la vita perché non riesce a far fronte ai propri impegni e, non solo i pensionati, ma molte famiglie non riescono ad arrivare a fine mese, uno degli ultimi partiti nati in questa “Italietta da cartolina” celebra i venti anni di governo di un uomo che meriterebbe solo un commiato, un commento e un’ingiunzione: BASTA, SILVIO!

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