MetereMarino
TERMOLI – Caro Saverio, ho provato a risponderti usando lo stesso divertente sistema da te usato su myTermoli ma devo dire che non mi è riuscito di recitare contemporaneamente le due parti; mi sono accorto che tendevo a farti dire cose che mi avrebbero facilitato le risposte. Mi sono ricordato di quelle “interviste impossibili” che tanto di moda erano qualche anno fa nelle quali si faceva dire agli intervistati cose che probabilmente non avrebbe mai detto. Preferisco, allora, risponderti con una lettera.

A proposito della citazione di Boito devo fare due osservazioni. La prima -marginale- è che non si tratta di Arrigo (musicista) ma del fratello maggiore Camillo (restauratore): dell’errore del mio correttore automatico nessuno sembra essersi accorto ma è meglio mettere le cose a posto. La seconda è che ai danni finora fatti a Termoli è forse difficile porre rimedio (e non solo per gli aspetti tecnici ma più in generale per quelli culturali e del vivere civile) e, quindi, l’invito è a riflettere su quello che si sta facendo adesso per evitare i rischi di fare danni futuri. Ti chiedo scusa se utilizzo spesso citazioni ma visto che qualcuno ha già fatto osservazioni intelligenti mi sembra utile farne uso. P.Peretti-Watel (2001) ha osservato come “la nostra società è paradossale: sempre meno pericolosa, ma sempre più a rischio”. Osservazione condivisibile se pensiamo, per esempio, anche soltanto all’Aids: mai come oggi siamo consapevoli della sua pericolosità e mai come oggi è così esteso in contagio. Facilmente potremmo fare esempi di rischi “architettonici” e “urbanistici”.

Non è un mistero che io (come buona parte dei Termolesi) sia contrario al tunnel mentre sostengo l’idea di un parcheggio interrato e, ti assicuro, in maniera non preconcetta. Più volte ho esposto i miei dubbi, tecnici e di carattere più generale, ma non ho mai avuto risposte soddisfacenti (anzi, non le ho proprio avute) né tecniche né tantomeno di carattere più generale.
Non credo assolutamente che un sindaco debba piegarsi al volere del popolo, sono convinto però che non possa ignorare la regola fondamentale della democrazia che prevede l’ascolto del parere di tutti, visto che gli interventi riguarderanno proprio tutti. E non ascoltare soltanto quello di alcuni consiglieri che non sempre lo consigliano per il meglio. Ti riporto un significativo e condivisibile pezzo di una intervista rilasciata dal Dirigente del Servizio Urbanistica e del Servizio Edilizia per la provincia di Terni e Presidente della Commissione Nazionale dell’Istituto Nazionale di Urbanistica: “Un gruppo di cittadini può fare una proposta conflittuale con altri interessi o in controtendenza rispetto alla linea seguita dall’amministrazione; quest’ultima può rifiutarla, ma l’importante è che tutto il processo sia trasparente e che si rimanga all’interno delle forme di partecipazione”. Ma questo, e spero tu sia d’accordo con me, non è un problema termolese ma ormai nazionale. Chi viene eletto ritiene di poter prendere tutte le decisioni che vuole senza tener conto di nessuno (salvo, in alcuni casi, di strani interessi).

Non sono informato su cosa si prevede per il futuro architettonico di Termoli, sono però preoccupato perché mi sembra sia ancora in vigore la regola del “fatto compiuto” (io costruisco come più mi conviene, poi con un po’ di soldi metto tutto a posto -compreso il condono che non è altro che una tangente pagata allo stato).Vogliamo continuare allo stesso modo? Certo, l’imprenditorialità privata va tutelata e stimolata, anche sostenuta, ma questo non deve avvenire a scapito degli interessi della Collettività. Faccio un esempio: sostituire le poche dune vere con uno stabilimento balneare a forma di dune o un condominio (che magari si chiamerà proprio “le dune”) mi sembra offensivo per la natura e per la gente. J.Silber ha scritto un bel libro (Architetture dell’assurdo) che ha come sottotitolo questo: “Come il «genio» ha tradito un’arte al servizio della comunità”. I termini genio e servizio dovrebbe ancora far riflettere.

Non mi piacciono le campane di vetro anche se talvolta possono risultare utili. Come quelle (eleganti e di facile pulizia) che proteggevano le statue della Madonna Addolorata che una volta erano poste sui comò delle case del paese vecchio. Allo stesso modo alcuni edifici per essere tutelati debbono necessariamente avere una protezione, come fossero reperti di un museo.

Sono convinto che anche nei centri storici si possano e si debbano costruire edifici moderni. Corretti, però; non soltanto accozzaglia di blocchi che sono il risultato di improvvisazioni, collages di parti raccolte qua e là sulle riviste patinate. Tu sai che quasi tutti i giovani architetti tendono a copiare i progetti dei loro maestri o di quegli architetti “stellati” che diventano per qualche anno i loro idoli.

Oggi, purtroppo, sempre più si tende a copiare (o lasciarsi suggestionare) dalle architetture delle riviste per mancanza di fantasia o per non sentirsi emarginati ignorando i caratteri dei luoghi, le tradizioni, le risorse e i materiali locali. Questo vale, lo sai bene, anche per i più semplici arredi dove si ricorre sempre più agli acquisti “su catalogo”, indipendentemente dalle reali esigenze e, perfino, dalle esigenze estetiche. Pensiamo, per esempio, alle panchine, ai lampioni o alle segnaletiche che sono uguali a Milano come a Palermo. L’artigianato è scomparso; perfino la riparazione di una sedia è diventata impossibile. Mancano serie idee capaci di cambiare realmente la città ma siamo colpiti da quelle balzane improvvisate a ogni ricorrenza. Mi permetto citare un altro bel libro (è una mia malattia professionale, scusami, ma spero che queste indicazioni possano essere utili a qualche giovane architetto-ingegnere-geometra): R.Ricciotti, L’architecture est un sport de combat, 2013. Per comodità riporto due frasi che aprono il libro: “Sono convinto che i luoghi influenzino il pensiero. La nostra vita quotidiana non può mai esistere in un contesto vuoto di ogni significato”.

Non nego che un teatro possa essere utile a Termoli ma forse le priorità sono altre. Non mi ricordo (ma questa è una mia mancanza) che un teatro fosse mai stato previsto al Pozzo Dolce. Ma è opportuno fare un teatro, e proprio in quel posto? Non c’è il rischio che diventi un ulteriore attrattore di traffico? Un po’ di verde no?

Caro Saverio, molto serenamente devo dirti che non sono arrabbiato (mi è perfino passata nei confronti di quegli amici termolesi che subiscono qualunque cosa); sono, però, profondamente rattristato perché a ogni cambio di Amministrazione la delusione si ripresenta maggiorata. Tutti e due abbiamo fatto esperienze fuori Termoli che ci confermano che qualcosa di più interessante e gratificante dal punto di vista umano (e non strettamente legato a interessi immediati e speculazioni) si può fare e ci rendiamo conto che a Termoli è sempre più difficile immaginare che le cose possano cambiare.

Ci si aspetta molto dai giovani ma i giovani devono avere il coraggio di guardare la realtà con altri occhi rinunciando alle poche “certezze” che Termoli offre e che si riveleranno delle trappole che li costringeranno a continui compromessi (in cambio di cosa, poi?). 
Caro Saverio, se ti ho annoiato me ne dispiace.

 
Cari saluti
Luigi Marino

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2 Commenti

  1. Why not ?
    Da cittadino favorevole al tunnel mi piacerebbe essere convinto del contrario di fronte ad argomenti oggettivi che finora nessuno è riuscito a produrre in maniera concreta e convincente. Assisto spesso a momenti autocelebrativi di ininfluente ostentazione di sapere. Veniamo al sodo…perchè no ?

  2. tunnel
    Perchè no?
    Perchè, a parte i denari necessari per la sua realizzazione, rimane un serio dubbio relativo alle problematiche relative alla sua immancabile manutenzione. A quanto ammontano le spese annuali di manutenzione? A carico di chi saranno?